POESIA: Giuliana Bernasconi,SÒGN DE CARTA

| 2 novembre 2009
Hdial 2 premio Giuliana Bernasconi bn

L’ antologia poetica di Giuliana Bernasconi, edita da Fondazione civiltà bresciana (112 pagine, 14 euro), è una ghirlanda di poesie dialettali capaci di stupire con la loro vivace sensibilità, traboccante di immagini e di limpidi desideri. Sògn de carta è la sesta silloge pubblicata dalla poetessa bresciana che nella sua carriera poetica ha collezionato numerose menzioni e premi da parte di svariati concorsi letterari, tra cui anche quello di Dipende, Voci del Garda, di cui si è aggiudicata il primo premio nel 1999, nel 2004 e nel 2005 (collezionando anche secondi, terzi premi e segnalazioni). La sua produzione contempla non solo poesie in dialetto in versi liberi, ma anche deliziosi haiku, dove in 3 versi si condensa tutta la sua sensibilità poetica. Il libro, con la prefazione del prof. Leonardo Urbinati, di Elena Alberti Nulli e del prof. Francesco Braghini si divide in 5 sezioni: Ricordi, Immagini, Personaggi, Amore, Riflessioni/Haiku. Il volume è inoltre ingentilito non solo dalla delicatezza dei versi ma anche dai tratti leggeri e morbidi delle illustrazioni di Velise Bonfante: si tratta soprattutto di immagini di bambini o palloncini che riportano immediatamente il pensiero alla stagione dell’infanzia. Uno spazio curioso infatti viene concesso al mondo ludico: i burattini, il gioco delle biglie, giochi di strada, il carretto del gelataio popolano la fantasia della poetessa e colorano i suoi versi di gaiezza. Altrove le poesie sono più malinconiche e si caricano di suggestioni notturne, come in “La carèsa de la sera”, “Smorsà la lüna” “La lüna ne l’éra”. o “Pólver de stèle”. Nella maggior parte dei casi i suoi versi sono dominati dall’innocente bellezza di immagini legate ai primi anni di scuola: la gomma della matita, le scarpe risuolate, i nastri, naturalmente di sogni o quelli di una vetrina da merciaia. Tante poesie incantano per la tenerezza degli oggetti ritratti: carillon, mezzi gusci di noce, fisarmoniche… Alla dimensione della prima età la poetessa resta ancorata in tutta la raccolta di poesie, non solo attraverso la rievocazione di oggetti, ma soprattutto attraverso il ricordo di persone come il padre o di feste squisitamente fanciullesche, come quella di Santa Lucia. Giuliana Bernasconi sembra aver incarnato alla perfezione il messaggio pascoliano del fanciullino: “Non l’età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta, mancando l’altro chiasso intorno, ad ascoltarla nella penombra dell’anima”. E lo dimostra anche con la poesia che dà il titolo al libro e che rievoca ritagli e giochi di carta, barche e cappelli ricavati da fogli di giornale…sono i sogni che la poetessa ancora fa e non si stanca di cullare.

Di: Elisa Zanola

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