LAVANDA: origine e storia
La Lavanda è senza dubbio tra le piante più conosciute ed apprezzate di tutta l’area Mediterranea, e non solo. La sua storia è molto antica, risale all’epoca dei Greci, dove era conosciuta come “Nardo” dal nome della città da cui si riteneva fosse originaria.
La civiltà romana trasse grande beneficio da quest’essenza, che venne largamente utilizzata per la profumazione delle acque dei bagni termali, in preparazioni destinate alla cura del corpo e alla sanificazione delle ricche domus. Non a caso Il nome Lavanda origina proprio dal termine latino “lavare”, a segno del suo largo impiego ad uso domestico a scopo deodorante e profumatorio. All’olio essenziale di Lavanda in particolar modo si deve l’avvio di una importante branca della fitoterapia. Rene-Maurice Gattefossé, uno dei padri fondatori della moderna Aromaterapia infatti, dopo un’esplosione nel suo laboratorio iniziò, quasi per caso, ad utilizzare quest’olio essenziale per la cura di alcune ferite, ottenendo ottimi risultati;che lo portarono sempre più ad ampliare i suoi studi sugli oli essenziali e tutte le loro attività terapeutiche. Di questa pianta appartenente alla vasta famiglia delle Lamiaceae, esistono tre tipologie molto diffuse: la Lavanda “vera”, dal nome botanico Lavandula angustifolia Miller, che è la più pregiata in termini erboristici; la Lavanda spica o meglio Lavandula latifolia Med. e la Lavandula hybrida Rev., un ibrido naturale tra le due specie precedenti. Chiamata più comunemente Lavandino, quest’ibrido dalle dimensioni più elevate rispetto alla Lavanda vera è particolarmente diffuso nel territorio italiano e presenta un’essenza simile a quest’ultima, ma dall’aroma molto più canforato. Dal punto di vista botanico questo piccolo arbusto cespuglioso e sempreverde che è la Lavanda, si presenta dotato di foglie lanceolato-lineari di colore verde-grigiastro, inserite sul fusto senza alcun picciolo, in posizione opposta le une alle altre. Gli splendidi fiori sono raccolti in spighe posizionate all’apice dei fusticini o lateralmente all’ascella delle foglie. Pianta di facile coltivazione grazie al suo carattere “rustico”, è capace di adattarsi a numerose tipologie di terreno e alle zone montane, per la sua buona resistenza alle basse temperature. Senza grandi necessità e cure, se non quella di evitare gli eccessivi ristagni idrici, sa donare buone rese in termini di olio essenziale, soprattutto se coltivata in zone soleggiate e al riparo da venti freddi. L’epoca di fioritura varia un po’ in base alla specie e va dalla primavera fino all’estate. La droga, ovvero la parte della pianta contenente i principi attivi, è costituita dalle sommità fiorite, che vengono raccolte con tutto il fusto dopo la sfioritura, momento in cui la pianta risulta più ricca di sostanze aromatiche. Oltre al classico uso deodorante e profumatorio che vedono i suoi fiori impiegati in sacchettini da utilizzare contro le tarme e la conservazione della biancheria, la Lavanda svolge importanti attività di tipo terapeutico sia sotto forma di olio essenziale sia quale droga essiccata. L’impiego principale è certamente quello rilassante e blando sedativo. Grazie all’azione sul SNC (sistema nervoso centrale), svolta dalle molecole volatili contenute nell’olio essenziale, risulta infatti particolarmente adatta negli stati di irrequietezza e nei disturbi del sonno. La si ritrova a questo scopo anche in tisane sedative e rilassanti addizionata ad altre piante quali: Valeriana, Luppolo, Passiflora, Escolzia, Camomilla e Melissa; ma anche più semplicemente nei comuni e pratici cuscini alle erbe. Non va dimenticato inoltre l’effetto benefico e cicatrizzante svolto sulla L a civiltà romana trasse grande beneficio da quest’essenza, che venne largamente utilizzata per la profumazione delle acque dei bagni termali, in preparazioni destinate alla cura del corpo e alla sanificazione delle ricche domus. Non a caso Il nome Lavanda origina proprio dal termine latino “lavare”, a segno del suo largo impiego ad uso domestico a scopo deodorante e profumatorio. All’olio essenziale di Lavanda in particolar modo si deve l’avvio di una importante branca della fitoterapia. Rene-Maurice Gattefossé, uno dei padri fondatori della moderna Aromaterapia infatti, dopo un’esplosione nel suo laboratorio iniziò, quasi per caso, ad utilizzare quest’olio essenziale per la cura di alcune ferite, ottenendo ottimi risultati;che lo portarono sempre più ad ampliare i suoi studi sugli oli essenziali e tutte le loro attività terapeutiche. Di questa pianta appartenente alla vasta famiglia delle Lamiaceae, esistono tre tipologie molto diffuse: la Lavanda “vera”, dal nome botanico Lavandula angustifolia Miller, che è la più pregiata in termini erboristici; la Lavanda spica o meglio Lavandula latifolia Med. e la Lavandula hybrida Rev., un ibrido naturale tra le due specie precedenti. Chiamata più comunemente Lavandino, quest’ibrido dalle dimensioni più elevate rispetto alla Lavanda vera è particolarmente diffuso nel territorio italiano e presenta un’essenza simile a quest’ultima, ma dall’aroma molto più canforato. Dal punto di vista botanico questo piccolo arbusto cespuglioso e sempreverde che è la Lavanda, si presenta dotato di pelle dall’essenza di Lavanda, che incorporato in unguenti o creme la rendono particolarmente adatta alla cura di piccole piaghe, bruciature ed eritemi solari.
A cura di Laura Ederle www.inherba.it
Articolo su Dipende Estate 2016
Tags: Laura Ederle, Lavanda, origine, storia
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