Brescia VINCENZO FOPPA: PROTAGONISTA DEL RINASCIMENTO

| 1 aprile 2002
2580-Vincenzo_foppa_2C_cappella_poritnari_01

Brescia 2002

Una ricca e complessa rassegna interamente dedicata a Vincenzo Foppa, uno dei protagonisti del Rinascimento attivo tra Lombardia e Liguria nel secondo Quattrocento e all’inizio del Cinquecento.

Basata su un’approfondita indagine scientifica volta alla rilettura dell’intera attività di Foppa e impostata sul confronto dei dipinti del pittore con importanti opere di famosi artisti, l’esposizione è articolata in dieci sezioni che accolgono oltre cento-dieci opere d’arte. Per aiutare il percorso del visitatore la mostra offre una breve introduzione al periodo storico, ancora segnato da influenze tardogotiche, con particolare attenzione al Quattrocento bresciano. Le opere più antiche di Vincenzo Foppa risalgono al 1450 circa, quando l’artista aveva solo una ventina d’anni. Risalgono a quell’anno, infatti, il San Bernardino di Pisa e i Tre Crocifissi di Bergamo, dipinti ancora legati alla cultura figurativa che Gentile da Fabriano e Jacopo Bellini avevano lasciato a Brescia. Ma Foppa si sposta ben presto dal capoluogo lombardo per raggiungere Padova, in quegli anni centro primario della cultura artistica italiana. Foppa non è estraneo all’influenza di Donatello e del Mantegna e la rassegna allestita al Museo Santa Giulia di Brescia testimonia la sua personale adesione al Rinascimento. Ma subito dopo le esperienze padovane Foppa entra in contatto con la Liguria e con Milano dove conosce una nuova arte legata ad un diverso modo di osservare il mondo circostante: con più avvertita sensibilità per il dato naturale. La produzione figurativa fiamminga, caratterizzata dalla creazione di splendidi arazzi, influenzano notevolmente Vincenzo Foppa: gli affreschi della cappella Portinari, che Foppa dipinge nel corso degli anni Sessanta, avvertono che le inclinazioni del pittore sono in debito verso il linguaggio degli arazzi borgognoni e non solo verso la fulminante messa a fuoco prospettica degli affreschi di Mantegna agli Eremitani di Padova. Dal 1468 Foppa opera su più fronti: tra Milano e Pavia con numerose committenze sforzesche, a Genova, impegnato a compiere le decorazioni del Duomo, fino a Brescia, per gli affreschi della Cappella Averoldi. Fondamentale in questo periodo è il rapporto intercorrente tra Foppa e la cultura filo-ferrarese in Lombardia, ma è il diretto confronto tra le opere di Foppa e Bramante a rivelare quanto influente sia stata per l’artista bresciano la personalità del pittore e architetto urbinate giunto in Lombardia fin dal 1477. La vecchiaia di Foppa vede infine il pittore confrontarsi con l’ascesa di Bramantino e Zenale e con il diffondersi del linguaggio leonardesco: le sue risposte, pur fedeli alle antiche ragioni del proprio linguaggio, non gli impediscono di fare ancora scuola, come dimostrano anche le inclinazioni del non più giovanissimo Civerchio. Simmetricamente all’apertura, la mostra si chiude con una sezione dedicata al Lascito di Foppa nella Brescia del Cinquecento che documenta, attraverso le opere di Ferramola e Moretto, l’influenza esercitata dal pittore sulla produzione artistica della sua città natale.

Commenti

Salvato in: MOSTRE
×