Bergamo – L’ANGELO E LA VERGINE – Breve storia dell’iconografia dell’ “Annunciazione”

| 16 gennaio 2017
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Un incontro che stravolse le sorti del mondo

La Galleria Ceribelli, complice l’artista Lino Mannocci, ci invita ad una riflessione sul Natale appena trascorso. “Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. (…) Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio“. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.” (Luca:26-38) Seguiamo Mannocci, qui in veste di curatore: “Nel maggio del 2010, in occasione di una mia mostra al Fitzwilliam Museum di Cambridge, mi fu chiesto di scegliere un gruppo di opere d’arte dalla loro collezione, da esibire in una sala del museo adiacente a quella dove esponevo i miei monotipi. Fu per quella mostra che feci questa ricerca, qui rivista e tradotta in Italiano. (…) Decisi di concentrarmi su opere singole, di epoche e artisti diversi, legate tra loro, dal tema dell’Annunciazione. (…) Nel 1992 avevo dedicato un intera mostra all’Annunciazione. Il catalogo di quell’esposizione, tenutasi alla Curwen Gallery di Londra, conteneva contributi critici di studiosi di diverse discipline. (…) Avevo chiesto a questi specialisti di non scrivere del mio lavoro, ma di raccontare cosa l’Annunciazione significasse per loro anche per verificarne la sua possibile rilevanza ai nostri giorni. Da parte mia dipinsi immagini lontane dall’iconografia tradizionale con l’intenzione di rivisitare il miracoloso evento in chiave laica.” Il testo evangelico non offre alcuna descrizione del luogo e dell’ora. Quali sono quindi le origini iconografiche delle ambientazioni e gli elementi della scena a cui ci hanno abituato le tante immagini elaborate dagli artisti del passato? Primariamente i “Vangeli Apocrifi” e i Sermoni pronunciati dai pulpiti ecclesiastici. Mannocci passa quindi in rassegna con colte descrizioni le varie interpretazioni che pittori ed incisori diedero nei secoli ai due protagonisti: lo Spirito Santo in veste di colomba, il giglio, il vaso, il giardino, la stanza da letto, il gatto, dal Medioevo in poi. In particolare nel Rinascimento fiorirono straordinarie rappresentazioni dell’evento, ricordiamo fra tutte le famose interpretazioni di Domenico Veneziano, Beato Angelico, Lorenzo Lotto. Mannocci passa poi a spiegarci perché egli stesso dipinge Annunciazioni: “Considero il significato vero di questa storia il mistero dell’incarnazione, la possibilità di fondere un valore estetico-spirituale alla materia. E’ per me questa un’irresistibile metafora dell’attività del pittore. (…) L’arte, come Maria, è l’arcobaleno che collega la terra e il cielo, la materia e il divino…”. Nel suo commento in catalogo (Galleria Ceribelli-Lubrina Editore), per le “Annunciazioni” di Mannocci, Vittorio Sgarbi parla di “improvvisi momenti di candore, misteriose fascinazioni di un attimo, stati di sospensione cosmica, (…) tenere sorprese emotive dalle quali ci si lascia ammaliare senza porre resistenza.” Fra le tante opere presenti, dal XIV al XVII secolo, vediamo le immagini di Domenico Veneziano, Cranach, Parmigianino, G.B. Franco, Barocci, Sadeler, Cort, Callot, Maratta, Goltius; quindi lavori di Mannocci e infine l’ “Annunciazione” dello scultore Giuliano Giuliani (Ascoli Piceno, 1954), vista da Pierluigi Lia (teologo, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore): “Questo scultore opera scavando la pietra, svuotandola, assottigliandola. Si tratta per l’artista di un’opera espressamente spirituale cristiana: opera di ascesi, di essenzializzazione, di scavo interiore. (…) Così Giuliani ha meditato negli anni sul mistero della Natività e su quello della Resurrezione, così qui medita sul mistero dell’Annunciazione; (…) una rivelazione di Dio in grado di portare fin dall’Annunciazione – nell’ombra – ben prima che dalla Croce – nel sangue – le stigmate del male vinto dalla grazia. Il Magnificat è il canto della Grazia, prorompente dal mistero dell’umiltà. (…) la storia della salvezza e della meditazione cristiana di un artista moderno realizzata in travertino, marmo perfettamente consono a questa prospettiva: non è marmo candido e liscio, è quasi merletto d’ombre (…).” Concludiamo con la definizione data da San Crisostomo: “L’Annunciazione è matrimonio ideale tra Dio e l’umanità”.

Galleria Ceribelli – Via San Tomaso 86, Bergamo (fianco Accademia Carrara); Fino al 28 Gennaio 2017; orari: da martedì a sabato 10-12.30 e 16-19.30; Tel. 035 231332; www.galleriaceribelli.com

Fabio Giuliani

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