Battaglia di San Martino e Solferino: LE CELEBRAZIONI NELLA STORIA

| 6 maggio 2009
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Sono in pieno svolgimento gli eventi per commemorare l’anniversario, il 150°, della battaglia di San Martino e Solferino. Tanto è stato ricostruito e ricordato, ma forse rimane qualche curiosità per gli altri anniversari notevoli, come il 50° e il 100°.

Il cinquantenario
Il cinquantenario cadde nel 1909 e ancora vivevano superstiti delle lotte risorgimentali. Gli anziani rammentavano i loro trascorsi di giovani volontari in questo o quel battaglione coinvolto nei fatti d’arme, vissuti sulle colline moreniche il 24 giugno del 1859. Gli ideali risorgimentali erano vivi e la loro celebrazione manteneva una grande solennità. Le scuole della Lombardia dedicarono saggi e riflessioni alla battaglia che dava inizio allo Stato Italiano. Le scuole del Bresciano ebbero una giornata di raduno ai piedi della torre di San Martino di recente costruzione. Il Touring Club Italiano convocò le proprie sezioni lombarde a Desenzano per un omaggio ai caduti della battaglia con cortei di autovetture e di velocipedi. Ci furono gare di canottaggio, di imbarcazioni di diverso tipo, tornei di scherma. Non mancarono le inaugurazioni di lapidi a Desenzano e nei luoghi salienti degli scontri, ma l’avvenimento principale della stagione celebrativa fu l’arrivo il 24 giugno, un giovedì, del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena per la resa degli onori ai caduti della fatale giornata. Quella del 1859 era di venerdì. Giunsero alla stazione di San Martino, allora conglobato nel comune di Rivoltella, alle ore 7 del mattino con il treno reale, composto da: due locomotive, un bagagliaio, cinque vetture reali e altre sei di prima classe. Il re aveva quarant’anni, la regina trentasei. A Roma avevano lasciato i loro bambini, ne erano già nati quattro. S’affacciò allo sportello della carrozza e scese per primo Vittorio Emanuele III, che subito si voltò per dare la mano alla moglie Elena di Montenegro. Intanto, la banda schierata suonava l’inno reale. Ad accoglierlo, in rappresentanza del Governo Giolitti, vi era il Ministro della Guerra Generale Spingardi con una rappresentanza della Francia e con il consigliere aulico austro-ungarico a Trieste.Il re indossava la bassa tenuta da generale senza decorazioni, la regina un abito di seta lilla tenero con guarnizioni bianche; sopra, un soprabito bianco cui corrispondeva un cappellino chiaro a larghe tese, ornate di piume scure, e nella mano sinistra teneva un ombrellino del medesimo colore del vestito. La folla era grande e salutò con entusiasmo i reali lanciando evviva e benedizioni, memori, molti astanti, di quanto la coppia aveva fatto, con la loro presenza partecipe, subito dopo il terremoto di Messina avvenuto il precedente dicembre del 1908. Il loro sorriso era affabile e sereno, senza compiacimento. La regina accolse con gesto gentile il bellissimo mazzo di fiori che le venne porto, dopo aver consegnato al seguito il bouquet di lillà che completava la mise. I sovrani, lasciata la stazione, salirono su un’auto scopribile, la prima di quindici, predisposte per il seguito. Il percorso del corteo reale toccò Pozzolengo, dove la cittadinanza tributò calorosa accoglienza. A Solferino la prima visita fu all’Ossario e la coppia reale partecipò alla messa di requiem per i caduti, accanto a una rappresentanza di personalità militari francese. Salì poi alla Rocca, da dove poté ammirare il largo panorama delle colline moreniche. Il corteo di macchine, al ritorno verso San Martino, deviò per Madonna della Scoperta luogo del sacrificio della Brigata Savoia e dei Granatieri di Sardegna il giorno dello scontro; qui il re davanti alla lapide commemorativa si fermò per alcuni momenti di raccoglimento. Quindi l’auto scopribile raggiunse l’Ossario di San Martino, in cui fu celebrato un rito funebre, seguito con sempre commossa attenzione da parte dei sovrani, presente come a Solferino, il rappresentante dell’Impero asburgico di cui si era in quel periodo alleati. Fu poi la volta della visita alla Torre, il prato antistante era stracolmo di gente. Anche qui salirono fino alla sommità del monumento e, guardando il vasto paesaggio, ascoltarono con interesse le spiegazioni a loro date da solerti funzionari. Una volta scesi, con calma e semplicità, alla tribuna d’onore, lungo i viali, sostavano e ascoltavano le parole loro rivolte da personalità di diverso titolo, dai sindaci, per Desenzano il signor Gustavo Bianchi, da militari in riposo, da bambini sporti in avanti per offrire un piccolo omaggio. Dopo aver assistito alla sfilata delle rappresentanze dei reggimenti già impegnati nella storica battaglia, tra una gran calca di spettatori che ostacolava i movimenti, salutati i ciclisti giunti per il convegno generale del Touring, i reali con il seguito ripresero il treno speciale alle 11,30, diretti a Venezia. Dopo alcune fermate per ricevere l’ omaggio delle città, vi giunsero verso le 15,30. Il giorno successivo, assolti gli impegni ufficiali, avrebbero visitato l’esposizione d’arte e sarebbero rientrati a Roma il sabato immediatamente seguente. Proprio a Venezia alla Biennale d’Arte era avvenuto nel 1894 il primo incontro dei due sposi reali, preludio di un matrimonio d’amore e duraturo, come un qualsiasi riuscito matrimonio borghese.
In occasione del cinquantenario della battaglia di San Martino e Solferino a Desenzano, oltre all’organizzazione di gare di tiro a segno, di tiro al piattello, di scherma, di canottaggio e di nuoto, al concorso bandistico, si ebbero alcune pubblicazioni, tra queste la Monografia breve e guida della regione benacense di autori vari, edita dalla Tipografia F. Legati di Desenzano. Inoltre fu fatta un’esposizione di cartoline commemorative ricavate da sei quadretti della pittrice Maria Ascani, che vi aveva ritratto punti caratteristici del Lago di Garda. Nel paese ci fu nella seconda metà del mese di giugno tutto un fervore di attività, mentre le vie del centro, affollate da tanti forestieri, erano imbandierate con vessilli d’Italia e di Francia. Particolarmente affollato era l’Hotel Mayer, dove si tenne il pranzo dei dirigenti del Touring, presenti per la convocazione generale delle sezioni dell’Italia Settentrionale.

Il centenario
La ricorrenza del centenario della battaglia di San Martino e Solferino avvenne nel 1959 in uno scenario storico completamente diverso. I cinquant’anni trascorsi dal 1909 avevano visto due guerre mondiali cariche di mali e di disastri economici, sociali, umani. Le conseguenze erano molto presenti. Si era in piena guerra fredda e la tensione tra gli apparati dei due mondi contrapposti dalla cortina di ferro era alta. La rivolta di Budapest del 1956, la questione di Berlino, il braccio di ferro tra la NATO e il Patto di Varsavia erano alcuni dei motivi della cupa atmosfera politica che gravava sull’Europa. Malgrado le difficoltà dei tempi, il Comitato promotore, istituito per celebrare il centenario della battaglia di San Martino e Solferino, lavorò con impegno e le varie manifestazioni programmate videro il culmine nella visita del Presidente della Repubblica italiana on. Giovanni Gronchi, affiancato dal Presidente della Francia Charles de Gaulle. Quest’ultimo nel 1958 era stato chiamato alla guida della sua nazione in un periodo difficile. Dopo che era finita la IV Repubblica e si era in piena crisi per la guerra d’Algeria, De Gaulle aveva assunto l’incarico concentrando nelle proprie mani ampi poteri e quello in Italia del giugno 1959 era uno dei suoi primi viaggi all’estero. Alle 11.40 l’auto presidenziale, una Fiat sportiva 1800 scoperta, arrivò a San Martino davanti alla Torre. Il Presidente Gronchi, in abito color grigio antracite, e il Presidente De Gaulle, in divisa color kaki da generale coloniale con la sola decorazione della doppia croce di Lorena in oro, furono accolti da un applauso caloroso. Provenivano da Brescia dove c’era stata una partecipe cerimonia commemorativa, in piazza della Loggia, per celebrare l’ingresso in città, cento anni addietro, di Napoleone III. Alla Torre di San Martino diede il benvenuto come padrone di casa l’avv. Luigi Laini, sindaco di Desenzano. Quindi tennero i loro discorsi celebrativi i due Presidenti, che seppero esprimersi con chiarezza e concisione, così da non affaticarsi e non affaticare la grande folla presente sul prato della Torre. Dopo i discorsi davanti al Museo dietro la Torre, resero omaggio ai caduti dell’Ossario. Alle 12.30, passando per Pozzolengo, erano a Solferino dove ci furono altri discorsi sulla collina della Spia d’Italia e altre onoranze all’Ossario di quella località. Il tema generale delle orazioni delle autorità verteva sul ricordo dei sacrifici compiuti da militari e civili il 24 giugno, sull’esaltazione della alleanza franco-italiana, sul proposito di un rinnovato impegno per una nuova Europa e per un Occidente garante della libertà e dell’umanità dei popoli. Terminati gli obblighi ufficiali, Gronchi e De Gaulle, con il rispettivo seguito, trovarono ospitalità presso la villa Pastore-Siliprandi di Cavriana (oggi villa Mirra), sede, cento anni prima, durante la battaglia, del quartier generale di Francesco Giuseppe; la notte seguente di Napoleone III, dove, nei giorni successivi andò a fargli visita, proveniente da Rivoltella, Vittorio Emanuele II. A fianco della figura alta, pallida e severa di Charles de Gaulle, durante la colazione, vi era la moglie Ivonne con un abito a pois marroncino chiaro e cappellino con veletta; gentile padrona di casa era la contessa Maria Valente Siliprandi che diede il via ai brindisi in onore di Francia e Italia.
Alle 16.30 il corteo di auto ufficiali, tra cui la macchina scoperta dei due Capi di Stato e diciassette altre del seguito, occupate da personalità italiane e francesi, portò le autorità alla stazione di Desenzano, dove era in sosta sul primo binario il treno presidenziale, già treno reale. Il convoglio, formato da sei vagoni allestiti per incontri tra politici, e preceduto per sicurezza da un treno staffetta, partì poco dopo per Roma. Ricordiamo che facevano parte del seguito di Gronchi le più alte cariche dello Stato: il presidente del Senato on. Cesare Merzagora, il presidente della Camera on. Giovanni Leone, il primo ministro on. Antonio Segni, il ministro degli Esteri on. Giuseppe Pella, il ministro della Difesa on. Giulio Andreotti e altri dignitari. Da parte francese vi erano personalità equivalenti. Il treno raggiunse Roma alle 23.40.
Partiti i Presidenti, a Desenzano nel pomeriggio del 24 giugno ci fu una manifestazione spettacolare di paracadutisti. La sera a San Martino fu tenuto un concerto bandistico sostenuto da più bande comunali del territorio, che suonarono pezzi musicali a tema risorgimentale: inni e brani tratti da opere di Verdi.

Di: Amelia Dusi

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