Il raccontino: IL SOLE D’ INVERNO in Vicolo Fosse Castello a DESENZANO

| 4 dicembre 2009
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A Natale i bambini desiderano la neve per giocare con le falde bianche, gli sportivi una lunga giornata asciutta per andare a sciare sulle piste innevate nei giorni precedenti, gli anziani un po’ di sole per sentire meno il freddo delle ossa. Queste almeno sono le speranze degli abitanti di vicolo Fosse Castello.
La portafinestra della cucina della casa gialla è rivolta ad est ed è pronta a catturare ogni raggio di sole, qualora esso spunti. Nelle giornate invernali se la nebbia non offusca l’aria, se le nuvole non coprono il cielo, la grossa sfera rossiccia del sole che si alza dall’orizzonte porta allegria, riscalda, illumina le tre anziane sorelle più che ottantenni. Rina sfaccenda per la cucina sorridente; Angela si siede in modo che il sole le riscaldi le spalle, le ginocchia, i piedi e lì sta ferma, insolitamente calma, perdendosi in pensieri una volta tanto non tristi; Lina inforca gli occhiali e con più sicurezza, perché vede meglio, lavora a maglia senza scombinare i punti. Anche il vecchio gatto si è disteso nella parte soleggiata del sedile e si lascia accarezzare lievemente e non miagola lamentoso. La nipote ricorda di aver sentito raccontare che nei secoli passati gli ammalati e gli anziani venivano sistemati su sedili di legno davanti alle pareti inondate di sole e lì lasciati mentre i famigliari si dedicavano a varie mansioni. Il sole con un caldo abbraccio teneva loro compagnia. Guardando ora alle tre anziane sorelle, si capisce l’amore dei vecchi per il sole, ma anche quello dei ramarri, delle lucertole, dei tanti animali e vegetali che si protendono ai suoi raggi. Angela dice: “Varda i ga tirat so la pianta!”, si tratta del pino della casa vicina che lei a volte vede e a volte non vede e per questo crede che l’abbattano e poi lo tirino di nuovo in piedi. “Quante case però! E töte bele. Come el s’ è sgrandat Desensà!” Nessuno commenta tante sono le volte che hanno sentito la frase. Le si avvicinano invece quando volgendosi verso il lago esclama: “Ghet vist quanta nef ghè su le montagne?” Le rispondono: “Come ghè piuit che, so le montagne ghè fiocat. Te edaret che la restarà fi’ ad avril. I ga on bel di’ che San Faustì l’è l’ultim portatore de nef!” Angela continua a osservare riscaldata dal sole “Quante barchete. Che bele e piculine!” La nipote guarda anche lei e vede sull’azzurro dell’acqua i triangoli delle barchettine per gli juniores. “ Sono i ragazzi che imparano a tenere la barca. Avranno freddo, ma si divertono.” “I ga bo’ tep. Contenc lur…Toc i gost iè a catai. Che bel, però, el lac encò!” Angela in alcuni momenti riesce ad essere ancora molto semplice e simpatica.

Di: Amelia Dusi

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