LA COMPAGNIA DE LA CARAFA

| 1 settembre 2003
1939_SI

Durante l’ultima guerra, nel 1943, prelevò dall’Alfonso Murari la gestione dell’osteria ‘Valpolicella’ il signor Guido De Giambattista, che già aveva fatto la sua parte nel conflitto in corso. Il locale, in piena Piazza Garibaldi di fronte al palazzo Grigolli, sotto il lungo poggiolo dall’inferriata liscia, era in buona posizione e aveva solide abitudini. I clienti non mancavano di certo e l’osteria visse il suo massimo splendore, simile a quello degli anni prebellici, l’anno successivo al 1945. Gli assidui, di Capolaterra, formavano un gruppo di fedelissimi, degni di avere il proprio bicchiere (bocalì) personalizzato. Infatti a lato del bancone su una rastrelliera erano in bella mostra quattro fila di caraffe contrassegnate da un numero; il cliente entrava e ordinava “la due” o “la cinque” o altro; oppure era il cliente stesso che andava alla rastrelliera, prendeva il proprio bicchiere e lo porgeva all’oste. Guido rideva e diceva: “Oh, ghe ché chei de la carafa!” Prendeva il bicchiere(bocalì) e serviva vino. I clienti erano davvero tanti e organizzarono gite o a Redipuglia o ad Asiago o al lago Maggiore con vecchie corriere. Non mancavano il suonatore di fisarmonica (Pinetto Molinari), quello di chitarra (Venturi) e il gruppo dei suonatori di benjo di Attilio ed Emilio Berti.
Guido De Giambattista poi andò a Milano dove era impegnato come artificiere. Ma suo figlio Gianni a Desenzano stava in quegli anni iniziando con l’Alfonso la sua carriera di specialista degli alimentari presso l’EDCA di via Castello, che lo porterà a gestire con la moglie una rinomata salumeria.

Di: A.D.

Tags: , , , ,

Commenti

×