Verona 2011 – HENRI CARTIER-BRESSON, FOTOGRAPHE

| 18 luglio 2011
USA. New York City. Manhattan. Bankers Trust. 1960.

“Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore” questa è una delle frasi celebri del grande fotografo francese la cui esistenza ha attraversato tutto il diciannovesimo secolo (1898 – 1994) per cui viene chiamato dal suo biografo Pierre Assouline “l’occhio del secolo”.

Altra frase celebre che “determina” la sua opera fotografica è “non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà”, in effetti Cartier-Bresson è famoso per questo suo modo di “scattare” fotografie, quasi senza riflettere, senza posa, e, soprattutto senza farsi vedere: teneva spesso la sua Leica (macchina che lo accompagnerà per tutta la sua vita professionale), in mano col braccio abbassato e quindi senza “mirare”, ma attuando il già nominato allineamento della testa, dell’occhio e del cuore! Famosa è la foto che appare nel manifesto e nella locandina della mostra: l’uomo che salta la pozzanghera, che lui stesso la descrive come un risultato casuale, ma sappiamo che non è così! Henri Cartier-Bresson viene celebrato attraverso 133 sue opere nella mostra “Fotographe” che, fino al 9 ottobre sarà ospitata negli stupendi spazi degli Scavi Scaligeri, luogo ormai deputato all’esposizione di fotografie (penso che potrebbe essere adibito anche ad altri tipologie di mostre) che vengono comunque valorizzate ulteriormente dalla sua bellezza architettonica. Cartier-Bresson è un artista poliedrico, dopo il liceo, si appassiona di pittura e comincia a dipingere (manterrà per tutta la vita contatti col mondo pittorico e, soprattutto, con Matisse che fotograferà e a cui chiederà di illustrare una copertina di un suo libro), poi si dedicherà alla cinematografia, infine al disegno: “la fotografia è un’azione immediata, il disegno una meditazione” ed ancora “la macchina fotografica è, per me, un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità”. Fu protagonista di un fatto curioso che successe durante la sua vita avventurosa: Cartier-Bresson partecipò alla Resistenza, nel 1940 fu catturato dai tedeschi e rinchiuso in un campo di concentramento dopo un paio di tentativi di evasione falliti, riuscì a fuggire e si rifugiò in Francia, evidentemente nascondendosi. Al Moma di New York, nel 1947, credendolo morto volevano allestirgli una mostra postuma. Ma il fotografo si palesò e contribui personalmente all’allestimento della mostra, a questo punto, non più postuma. La sua permanenza negli Stati Uniti fu l’occasione di fondare la Magnum Photos con Robert Capa, David Seymour, William Vandivert e George Rodger. Cartier-Bresson fu un grande viaggiatore, visitò moltissimi Paesi e fece numerosissimi reportages. Fu anche un grande ritrattista e fotografò moltissimi personaggi della sua epoca che, come abbiamo ricordato, fu molto lunga. Le sue fotografie sono state raccolte in molti libri e, per tutelare la sua opera, il fotografo francese fondò con sua moglie Martine Franck, anch’essa fotografa e sua figlia Mélanie, la Fondation Henri Cartier-Bresson, per raccogliere il suo archivio e creare uno spazio d’esposizione aperto agli altri artisti. Ogni primo giovedì del mese, a partire da luglio (l’orario di apertura sarà prolungato fino alle 22), in collaborazione con la Strada del vino Valpolicella, alle 18.30, si terrà una visita guidata gratuita alla fine della quale sarà offerta ai visitatori una degustazione delle eccellenze della Valpolicella.

Verona fino al 9 ottobre 2011

 Carlo Gheller

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