Verona – ANTONIO BALESTRA – Nel segno della grazia

Forma e colore
Il Comune di Verona, Direzione Musei d’Arte e Monumenti, nella prestigiosa sede del Museo di Castelvecchio rende omaggio al pittore veronese Antonio Balestra (Verona, 1666-1740), in occasione del 350° anniversario della nascita, con la mostra Antonio Balestra, la prima interamente dedicata al suo concittadino. L’esposizione presenta oltre 60 opere (dipinti, disegni, incisioni e volumi a stampa) di cui alcune visibili per la prima volta, provenienti da prestatori pubblici e privati, italiani ed europei. Antonio Balestra nasce, vive parte della sua vita e infine muore a Verona, ma il suo profilo e la sua attività vanno ben oltre i confini della città: già la sua formazione, avvenuta a Roma alla scuola di Carlo Maratti tra il 1691 e il 1694, lo pone a contatto con una fervida realtà artistica contemporanea. Con questo bagaglio culturale, vive tra la città natale e Venezia, dove fino al 1718 ricopre un ruolo di primissimo piano nello sviluppo della pittura veneziana ed europea. “La lezione appresa a Roma, tra lo studio dell’antico, del classicismo di Raffaello e Carracci e della contemporanea pittura di Maratti – spiega il curatore Andrea Tomezzoli – portano Balestra a temperare i fermenti della cultura veneziana in un linguaggio nuovo e di notevole interesse, legato a una solida concezione della forma e del valore ‘costruttivo’ del disegno, ma modulato su una ‘temperatura sentimentale’ di marca emiliana.” Quando rientra definitivamente a Verona nel 1718, a 52 anni e con un centinaio di dipinti alle spalle, Balestra è un artista al culmine della fama, suggellata quell’anno dalla richiesta del granduca Cosimo III de’ Medici dell’ “Autoritratto” del pittore per la Galleria degli Uffizi (qui esposto in mostra) in cui l’artista dà un’immagine di sé bonaria e al contempo compiaciuta. Un “eccellente maestro”, lo definiva Anton Maria Zanetti nel 1771, qualità attestata dal calibro degli artisti che furono suoi allievi e divennero poi celebri, come Pietro Longhi e Rosalba Carriera. Testimoniano l’inequivocabile successo raggiunto da Balestra a livello internazionale le committenze di Lothar Franz von Schönborn (Pommersfelden), del duca di Richmond (Inghilterra), di Hugo du Bois (Rotterdam) e di Matthias von der Schulenburg. Il percorso di visita è suddiviso in otto sezioni e presenta alcuni dipinti particolarmente significativi, in primis due tele di grandi dimensioni e forte impatto visivo, che vediamo riunite dopo tre secoli: la prima – “Teti nella fucina di Vulcano” – ha una storia recente, essendo stata resa nota da Egidio Martini nel 1992, mentre la seconda – “Teti immerge Achille nell’acqua dello Stige” – non è mai stata presentata al pubblico dopo alcuni passaggi sul mercato dell’arte. Si ipotizza che le due opere facessero parte di un ciclo di sei documentato da Lione Pascoli nella “Vita di Antonio Balestra” (“L’anno […] 1717 fece sei quadri grandi per una camera mandati in Olanda a Rotterdam al Du Bois”), ciclo che metteva in scena vicende del mondo antico declinato al femminile, dove le donne del mito assumono il ruolo di protagoniste. Possiamo ammirare qui l’ “Annunciazione” (1702) proveniente dalla Chiesa di San Tommaso Cantuariense, restaurata per l’occasione dal laboratorio della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Verona, restituendo al dipinto una freschezza di toni emozionante. Quest’opera è fondamentale perché ci aiuta a riconsiderare l’autore come un co-protagonista della nascita del rococò veneziano di inizio Settecento. E’ riservato un grande spazio alla sua produzione grafica, nelle diverse declinazioni. In particolare si possono ammirare: un cospicuo nucleo di fogli proveniente dalla Biblioteca Palatina di Parma che viene presentato al pubblico per la prima volta; il monumentale disegno “La caduta dei giganti” che ha permesso all’artista, nel 1694, di trionfare all’annuale concorso per la classe di pittura bandito dall’Accademia di San Luca, dalla quale il pittore fu nominato ‘accademico di merito’ nel 1725; la piccola tela con l’ “Angelo che annuncia a Manue la nascita di Sansone” che Balestra ha presentato come ringraziamento nel 1727. “Grazie alla mostra, la città di Verona intende restituire al pittore veronese il suo ruolo di profondo rinnovatore della pittura veneta in direzione settecentesca e vuole essere un momento di studio e aggiornamento critico, ma anche l’occasione per far conoscere al pubblico uno degli artisti più importanti della scena, non solo veneta, della prima metà del Settecento” ha dichiara Margherita Bolla, alla guida della Direzione Musei d’Arte e Monumenti. A tale scopo, vengono suggeriti alcuni itinerari per scoprire i capolavori di Balestra all’interno del territorio provinciale, e viene organizzato, in collaborazione con il Servizio per la Pastorale dell’Arte Karis, un ciclo di incontri di approfondimento nelle chiese cittadine dove è possibile ammirare le sue opere. Poco lontano da Verona, a Castiglione delle Stiviere, nell’Alto Mantovano, nella Basilica-Santuario di San Luigi è possibile osservare, sull’Altar maggiore, protetta da una teca, la reliquia-teschio del Patrono cittadino, al di sopra della quale è collocata la pala dipinta da Antonio Balestra nel 1734 raffigurante San Luigi in preghiera davanti alla Vergine. La rassegna, allestita nella Sala Boggian del Museo, dialoga con l’allestimento di Carlo Scarpa, di cui vengono utilizzati i pannelli disegnati negli anni Settanta, mentre le dimensioni più piccole dei disegni sono valorizzate dagli espositori progettati da Maxime Ketoff per Pisanello nel 1996 e dalle bacheche realizzate nel 1999 per la mostra “Disegni da Alba Di Lieto”. Questo evento espositivo prosegue la serie di esposizioni tradizionalmente organizzate dalla Direzione Musei d’Arte Monumenti, dedicate a importanti artisti veronesi o che hanno operato in città, come: “Alessandro Turchi detto l’Orbetto (1578-1649)”; “Louis Dorigny 1654-1742: un pittore della corte francese a Verona”; “Paolo Farinati 1524-1606. Dipinti, incisioni e disegni per l’architettura”; “Per Girolamo Dai Libri (1472-1555), pittore e miniatore del Rinascimento veronese”. Per chi non avesse ancora colto l’occasione è questa l’ultima settimana per conoscere un grande artista, nonché il Museo Civico di Verona, ospitato al Castello Scaligero, noto come Castelvecchio. La fortezza venne fatta erigere nel 1354 da Cangrande della Scala. Restaurato e allestito tra il 1958 e il 1974 con il progetto di Carlo Scarpa, il museo si sviluppa in 29 sale distribuite su vari livelli. Vi sono esposti oggetti paleocristiani, reperti di oreficeria longobarda, opere scultoree dal X al XIV secolo, armi e armature medievali, dipinti dal Trecento al Settecento. Tra tele e pale di Girolamo dai Libri, Francesco Morone, Paolo Farinati, Alessandro Turchi, il grande pubblico può riammirare anche i 17 capolavori (tra cui figurano protagonisti di assoluto valore, quali Mantegna, Tintoretto, Rubens) oggetto di clamoroso furto il 19 Novembre 2015 e fortunatamente tutti recuperati e ritornati sul Lungadige.
Museo di Castelvecchio – Corso Castelvecchio 2, Verona; fino al 19 Febbraio 2017; Orari: da martedì a domenica 8.30–19.30; lunedì 13.30–19.30; chiusura biglietteria ore 18.45; Tel. +39 045 8062611; prenotazioni visite guidate: Tel. +39 045 8036353 – +39 045 597140 (lunedì-venerdì, 9-13 e 14-16); Catalogo: Scripta Editore (Collana Territori d’Arte); www.museodicastelvecchio.comune.verona.it
Fabio Giuliani
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