Venezia PILLOLE DAL FESTIVAL
Siamo ormai in dirittura d’arrivo e le ultime proiezioni sono molto attese.
La prima, Fuori concorso, è quella che vede protagonista (e anche cosceneggiatore e produttore) un beniamino del pubblico, Jackie Chan, notissimo per la sua speciale abilità acrobatica nel praticare le arti marziali. Non occorre raccontarne la trama: serve solo per far vedere Jackie Chan all’opera in “Rob-B-Hood”. Come film “di genere” avrà certamente, un gran successo. Per il secondo film della giornata c’era qualche trepidazione, e, per il fatto che è l’ultimo film italiano in Concorso (le critiche su quello di Amelio non sono state molto benevole) e, per alcune dichiarazioni apparse sulla stampa. Invece “Nuovomondo – Golden door”, di Emanuele Crialese, ha tolto ogni perplessità e ha fatto gridare al miracolo: un’opera talmente bella da farla candidare al Leone d’oro (speriamo che non porti sfortuna). Un’opera corale che non fa apparire gli interpreti (Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Aurora Quattrocchi), che, pur muovendosi in terreni difficili come quelli dei miti e delle tradizioni agresti, riesce a catturare gli spettatori. E’ la narrazione poetica e, nello stesso tempo realistica, del passaggio dalla “civiltà” pastorale a quella industriale.
Ultimo film visto è quello Evento speciale nella sezione Orizzonti. Una produzione Vivo Film, con il contributo dell’Associazione centenario CGIL e Rai Cinema. “Il mio paese”, questo è il titolo del documentario di Daniele Vicari, prende spunto da un altro documentario girato nel 1960 da Joris Ivens (“L’Italia non è un paese povero”) e commissionato da Enrico Mattei, l’allora Presidente dell’ENI, poi morto in circostanze ancora misteriose. Vicari ripercorre, con il supporto delle immagini di Ivens, le strade del lavoro italiano soffermandosi nei luoghi simbolo (Gela, Termini Imprese, Melfi, Prato, Porto Marghera, con una puntata all’ENEA di Roma, dove si stanno studiando le energie alternative e dove la situazione dei ricercatori appare in tutta la sua precarietà) e cercando di rappresentarne le contraddizioni, le speranze, le possibili alternative e le prospettive.
Di: CARLO GHELLER
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