Venezia – 7 settembre: MOSTRA DEL CINEMA
Non si è mai vista una Mostra così scarsa (a mio parere) nei film in Concorso e così ricca in quelli non in Concorso. A esempio “L’intervallo” di Lonardo Di Costanzo, nella sezione Orizzonti, pur occupandosi di camorra, è un ritratto leggero di due adolescenti che ritrovano, in un giorno, la gioventù e la capacità di stare insieme con gioia e allegria: in contrapposizione con “Linhas de Wellington” di Valeria Sarmiento vedova di Raoul Ruiz, il regista cileno che aveva iniziato questo film, un polpettone storico di 2 ore e 31 minuti, in Concorso. Nelle Giornate degli autori un docufilm sulla vita in carcere di un personaggio particolare, “Il gemello” di Vincenzo Marra. E infine è arrivato il tanto atteso “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, in Concorso, che prende spunto dalla vicenda di Eluana Englaro, per trattare il tema dell’eutanasia, ma non solo. Bellocchio ci fa vedere altre due vicende su come le persone danno valore alla vita e alla morte, notevole il messaggio suilla classe politica. Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher Maya Sansa e Roberto Herlitzka illuminano la scena. Qualcuno lo vedrebbe Leone d’Oro! “No quiero dormir sola”, nella Settimana della Critica, è un film messicano diretto da Natalia Beristain, che racchiude tutta la filosofia dei peones delle barzellette: dormono sotto il sombrero! Ed ora il film (sempre a mio parere) più bello di questa mostra: nella sezione Giornate degli Autori, “Heritage” (Eredità) un film diretto dalla palestinese, già attrice di successo, Hiam Abbas, alla sua prima regia. Opera prima che sembra però di grande maturità, opera corale, sulla situazione della donna in medio oriente ben recitata, ben fotografata, ben sceneggiata e con una durata di un’ora e 28, direi una durata “canonica”. Si spera che venga distribuito. “La cinquième saison” di Jessica WWoodworth e Peter Brosens non vincerà il Leone, ma ha vinto il premio, nuovissimo, Green Drop perchè narra della situazione del nostro pianeta in grande pericolo.
Carlo Gheller
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