Salò: QUARANT’ANNI DI OBLIO

| 15 marzo 2008
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Il degrado di un’istituzione prestigiosa: Il teatro comunale di Salò. Il Sindaco Cipani: «Un restauro strutturale, architettonico ed impiantistico» ma si prevede anche il ripristino funzionale dell’immobile.

È un abbandono doloroso quello del Teatro Comunale di Salò, una storia che ha contribuito al disincanto di una cittadina aristocratica che sta riscoprendo la sua vocazione culturale. Pochi sanno che eventi teatrali di rilievo sono documentati sin dal 1758, quando venivano rappresentate opere di Baldassarre Galuppi al Teatro Nobile. La raffinata programmazione, cessata nel 1859, è ripresa nel 1873 nella sede attuale di piazza San Bernardino. Ma è nel 1907 che il Teatro Sociale, realizzato su progetto di Achille Sfondrini, diviene proprietà del comune e, si può dire, la sua inesorabile decadenza sia iniziata da quel momento. Ci sono ora buoni motivi perché cessi il processo di negazione ormai quarantennale. Ciò che poteva trasformarsi in un thriller politico vede ora una chiara soluzione grazie all’impegno meritorio dell’Amministrazione Comunale che si sta impegnando da tempo per trovare una soluzione al degrado dell’edificio. La struttura, che sarà oggetto di un restauro radicale, versa attualmente in condizioni preoccupanti, ma i tempi in cui i cittadini salodiani ruberanno la scena ai piccioni sono più vicini. In fase di restauro, la tolda del relitto teatrale, questo è ciò che rimane dell’antica istituzione, renderà possibili diffuse modifiche relative alle norme di sicurezza, non realizzabili in realtà meno compromesse. Recentemente sono stati destinati ad opere di conservazione dello stabile all’incirca un milione di euro, due lotti funzionali, parti di un intervento che all’oggi ha riguardato il consolidamento del tetto e dei palchi. L’importo complessivo preventivato per riportare in auge l’istituzione è stimato in € 5.350.000 (IVA esclusa). Nel consiglio comunale del 19 novembre 2007 si è discusso per la prima volta di questo progetto che negli anni è stato accantonato per favorire la precedenza alle emergenze sociali. L’anello debole della cultura salodiana sarà coinvolto nel “Piano Tavina” che prevede lo spostamento di 150.000 m3 di area industriale, nota a i più, presso l’insediamento artigianale del Noce, in frazione Cunettone. Un’operazione massiccia che risolverà, come ha sottolineato il Sindaco Gianpiero Cipani, «i disagi dovuti alla location attuale della Tavina», risolvendo al contempo il problematico impatto acustico. Parte degli oneri che l’Azienda dovrà corrispondere al Comune di Salò verranno destinati al restauro del plesso teatrale. L’attuale maggioranza sente un reale obbligo morale verso il teatro e verso i cittadini salodiani, da tempo privi di uno spazio che potrebbe dimostrarsi, per le sue peculiari caratteristiche storiche, un luogo di aggregazione unico nel suo genere. Otto anni fa è stata istituita una commissione che ha incaricato l’architetto Dallamano, che ha collaborato anche al restauro del monastero di Santa Giulia in Brescia, di realizzare il progetto per il ripristino delle strutture. Progetto che, nella sua linea defi nitiva, propone un intervento fi lologico nella rivisitazione di quella che era la veste estetica della cavea e del frontescena tra la fi ne dell’Ottocento e i primi del Novecento. L’Avvocato Cipani afferma che «portare a termine il progetto è da sempre un obiettivo dell’Amministrazione», augurandosi, al contempo, che la realizzazione del progetto possa avvenire prima della fine del suo secondo mandato. L’Amministrazione attuerà una gestione delle future stagioni teatrali con la programmazione economicamente sostenibile di un offerta culturale articolata e rivolta ad un pubblico eterogeneo. Soluzione per evitare che gli oneri relativi alla gestione ricadano sui cittadini. Salò negli ultimi tempi sta dimostrando la sua vivacità promuovendo una serie di interventi destinati a modifi care la destinazione d’uso di numerosi edifici nel centro storico. Ma alla luce di quanto accaduto al Teatro Comunale resta difficile giustificare un degrado durato così a lungo. Una responsabilità di cui ha voluto farsi carico solo l’attuale Amministrazione Comunale.

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