Ricordando Roberto Barucco

Parole non ci sono. Ma se ne trovano di minori, timide, discrete, imbarazzate anche. Perché la morte di un sorriso sincero è una cesura in un mondo di affetti, rapporti professionali e personali, amicizie, uno sfiorarsi in occasioni diverse che non è stato dimenticato e che reclama uno spazio, una pennellata, un tratteggio leggero in ricordo di Roberto. Se n’è andato con la gentilezza che gli era cara in un giorno di settembre, minato da una malattia caparbia. A me non restano il suo ruolo di Direttore in Brixia Channel e impresabresciana.it, né i suoi articoli su Giornale di Brescia, Bresciaoggi, La Notte, La Gazzetta di Brescia ed Il Sole 24 Ore. Non mi restano i suoi passaggi televisivi né i suoi tanti volumi, uno fra tutti l’emozionante “Gianni «Quasineve» e altre storie di montagne, uomini e cani”, in cui Roberto ha inoculato il suo amore per la montagna, bresciana e trentina, la sua passione per la gente della Val di Sole, per le luci e i colori che trapassano i boschi e si fanno narrazione personale di bambino e poi di adolescente. Mi resta sovrana fra tutte una fotografia, a valle di radi e pesanti messaggi in cui la malattia prendeva via via il sopravvento sulla vaporosa conversazione. Un’immagine serena di paternità e figlitudine, scattata il 16 giugno a Campo Carlo Magno: un prato, punteggiato di gialle corolle, un sentiero, conifere sullo sfondo, un cane pacioso, Roberto e Lorenzo Elia, abbracciati e sorridenti. Un dono che Roberto mi ha inviato come ricordo di sé, come ha desiderato che lo ricordassi, adagiato nel paesaggio delle sue montagne, avvolto dalle braccia del suo bambino, tanto desiderato ed amato. Sorrisi rivolti ad un obiettivo non neutro, ma avvolto dal medesimo sentimento, quello della moglie Alessandra. Vedi, Roberto, ti ricordo così, come hai voluto e come mi piace. Perché il sorriso è stato la tua matrice e al tuo sorriso mai hai abdicato.
Anna Dolci
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