Racconto LA CONTESSA E LA PROLOCO

| 1 dicembre 2005

Un incontro di mezza estate

Siccome il tempo stava virando verso l’incerto e le vacanze oramai tendevano alla fine, Antonio decise di riempire quel pomeriggio di agosto ,nella piccola località di villeggiatura montana,partecipando ad una delle iniziative organizzate dalla proloco, in una contigua valle. L’estate in montagna,su un lago alpino in particolare, ha con sè come un languore, non so,un’ inquietudine,pensava Antonio,come un tempo che passa in fretta e di cui sembra quasi di percepire lo scorrere inesorabile.Scese dunque dalla valle aperta e soleggiata, giù per un canalone scuro, appunto chiamato orrido,scese sino a Castel Romano ,dove si svolgeva la manifestazione. I Lodron erano la nobile ed antica famiglia che si celebrava in quel loro avito castello.Famiglia che attraversava i secoli,sin dall’anno mille,nei suoi cupi castelli,sino ad allargarsi poi in titoli comitali,arcivescovili,addirittura mecenatizi del grande Mozart,attraverso un famoso arcivescovo di quella casata. Dicevo , cupa famiglia in una cupa valle, arroccata in arcigni castelli,su un nero lago di quella angusta contrada alpina. E la rievocazione parlava di un ricevimento al castello,fatto dalle contessine. Già, le contessine, tra cui la terribile contessa Dina,di cui storia e leggenda raccontava che in quel cupo castello adescava i giovani locali,ne fruiva degli amorosi consensi, per poi farli uccidere in tenebrosi trabocchetti, farli tacere per sempre proprio in quel castello. Poi lei, uccisa da un prete giustiziere con una esatta archibugiata, mentre attraversava la valle sul suo cavallo bianco.Poi le leggende : lei, la contessa Dina, che ancora galoppa per quelle valli su quel suo bianco cavallo,ed i valligiani che nelle notti più cupe,ancora sentono risuonare quei satanici zoccoli,risuonare per il selciato,rallentare il galoppo, scandire gli zoccoli risonanti, sin davanti alle porte dei giovani migliori…ancora. E poi sparire nella notte. Antonio giunse dunque nel paese alla base del castello. Castel Romano si ergeva sulla selvosa altura a picco sul piccolo agglomerato di case. Le rovine erano maestose,ma i muri di pietra grigia davano come un senso di seppur maestosa desolazione. Antonio pensò a quell’ antica descrizione, di una battaglia di assedio ,realmente avvenuta tanti secoli prima sotto quelle mura .”il colle sotto il castello era rosso di sangue degli uccisi e dei feriti”. “Le contessine attendono gli ospiti alle quindici” diceva la gentile ragazza dalla proloco. Si! Le contessine ! Castello diruto e solo parzialmente riattato. Le contessine sono solo alcune giovani locali , addobbate in rifacimenti dei costumi dell’epoca . Ma tuttavia è tutto un fotografarle degli accoliti turisti, tutto un lampeggiare di flash : le contessine…I turisti sono soddisfatti. Antonio se ne torna ora su nella sua valle piena di sole,guida la macchina pian piano : un pomeriggio perduto, precipitandio verso la fine delle ferie.Poi ,pensa allo sguardo di una delle cosiddette contessine ( “E quale rappresenterebbe la contessa Dina? ” ha chiesto all’organizzatrice ”Quella” gli ha indicato lei : una tra le più o meno procaci fanciulle mascherate). Ma quella ,Antonio si ricorda,quella rideva e ridendo ha stretto l’occhio a uno dei turisti. Anzi, no,pensa Antonio, non sembrava un turista,sembrava piuttosto un giovane locale ,che so, magari uno del sottostante paese. Sì, gli ha stretto l’occhio ,innocente gioco di quelle paesane gioventù. Eppure nel rivoltarsi dei giorni,degli anni,dei secoli,nel mescolarsi del sangue , degli amori,eppure il DNA della contessa Dina,ancora forse ,pulsa nelle vene di qualcuno ?Antonio pensa: già, e se magari anche lei? Anche lei avesse ancora un poco,una stilla, di quel sangue ? E se quel sorriso maliardo, quell’occhio ammiccante , quella malizia innocente, se tutto ciò, nello sconfinato evolversi e mutarsi, nel diuturno succedersi delle specie,dei ricordi consci ed inconsci, nei palpiti dei sensi,o degli istinti, se tutto ciò ancora vivesse , in un rapido battito d’occhi, in un improvviso trasalimento dei sensi? Se tutto ciò…

Di: Vanni Mariotti

Commenti

Salvato in: CULTURA, Libri
×