PESCARE SUI ‘MONTI’
I monti costituiscono la più interessante delle zone di pesca del Garda, collegando con una dorsale subacquea Punta San Vigilio con le Grotte di Catullo.
Seguendo la isobata dei venti metri, si percorre sul fondo la cresta di colline subacquee che separano il bacino principale del lago, con profondità di 180 metri , dal golfo di Peschiera, con profondità massima di settanta.
Costituiscono un ambiente naturale d’eccezione per le più pregiate specie ittiche e da sempre sono considerati luoghi di cattura di trote, lucci , carpioni.
Mont da Boma, mont Stàol, Maùr, Procol, Procolèt, mont de le Scalette, mont Varana, mont Merlo, fino al più imponente di tutti : el mont del Vò.
Nomi oggi dimenticati ma un tempo noti a chiunque da Sirmione a Garda; su quei monti infatti si posavano le reti per sfamare centinaia di famiglie gardesane. La conformazione del fondo, le forti correnti in corrispondenza degli avvallamenti, la vegetazione subacquea , la purezza delle acque, la presenza di grandi quantità di plancton sulla divisoria dei due bacini , costituiscono elementi fondamentali per la riproduzione e lo sviluppo della fauna ittica.
Di padre in figlio i pescatori tramandavano le rotte da seguire, i segnali a terra, gli allineamenti indispensabili al loro ritrovamento. Dove posizionare le reti o come seguire il variare del fondale con la tirlindana era una vera e propria scienza , costruita con l’osservazione e l’esperienza di generazioni. Lungo la dorsale che si snoda per circa otto chilometri con andamento sinusoide, i “barchèc” trainavano lentamente tirlindane, per la cattura di trote, lucci,carpioni particolarmente in primavera- autunno. A Sirmione o a Garda si possono ancora ascoltare racconti di “trutte” di 15 o 20 chili pescate sul Monte Procòl o sul Veràna, esemplari di 3 o 4 kg non sono comunque rari ancor oggi.
Di: Giorgio Fezzardi
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