Milano – UMBERTO LILLONI – Genesi di un’opera

| 2 febbraio 2018
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“Primitività” in pittura poetica

“Al signor Bolzani, il più umano dei galleristi – Umberto Lilloni, Milano, dicembre 1951”

Ora, la Galleria Bolzani, in collaborazione con la Galleria Schubert, attraverso olii e disegni della Collezione Adele Lilloni, dedica al pittore (1898-1980) una scelta monografica nel 120° anniversario della nascita. L’esposizione, incentrata sul dipinto “Studio per l’estate”, vuole illustrare il percorso creativo del Maestro del “Chiarismo” lombardo mettendo accanto a questa grande tela una serie di disegni che progressivamente portano all’opera finita. Per quanto Lilloni fosse un pittore emozionale nello stendere il colore sulla tela, faceva precedere il dipinto da una serie di appunti disegnati. Gli schizzi nella loro sequenza, rapidi e decisi, ci portano nel mondo interiore dell’artista. “Essi sono vicini a quello ‘spirituale’ che c’è nel contenuto artistico del dipinto, scevri come la materia dei sogni dalle mediazioni tecniche che la tela impone.” Per parlare di lui e delle opere che accompagnano il dipinto cito quanto scrisse Renzo Modesti nella scheda dedicatagli nel catalogo che accompagnò la famosa mostra “Il Chiarismo lombardo” nel 1986, dedicata a quel Gruppo dalla Regione Lombardia con la Provincia di Mantova: “(…) i boschi, i laghi, i fiumi, i mari, le Venezie, le Stoccolme, le vecchie Milano, e anche le sue ninfe opulente piene di linfa, sono immagini di una fiaba che dura, che attraversa indenne e gentile gli orrori del mondo in una orchestrazione in cui ora si accentua il grafismo veloce e sensibilissimo, ora il colore accarezzato in dolcezza da piccoli pennelli, ora il piacere del rattenuto o dello squillo, ora la esternazione dei grigi rosati, blu, acidamente aranciati….”  Alcuni cenni biografici. Lilloni nasce a Milano nel 1898. Frequenta l’Accademia di Brera sotto la guida di Cesare Tallone e Ambrogio Alciati. Dai primi anni Trenta in poi abbandona i toni scuri per divenire artista principe del gruppo denominato “chiarista” con Angelo Del Bon, Adriano Spilimbergo, Francesco De Rocchi, Oreste Marini, artista, che ne fu coscienza critica e personaggio-chiave.         Conseguì i seguenti Premi: 1922 “Premio Hayez”; 1927 “Premio Principe Umberto”; 1935 “Premio Fornara”; 1939 “Premio Ricci”;       1946 “Premio Burano”. Espone alle Biennali di Venezia dal 1928 al 1952 in nove Edizioni; alle mostra del ‘900 Italiano”; alle “Quadriennali” di Roma dal 1933 al 1965. Muore a Milano nel 1980.

Studio Bolzani, Galleria Strasburgo 3, Milano (zona centro, Via Durini-Corso Europa); Fino al 15 Febbraio 2017; orari: da martedi a sabato 9,30-12,30 e 14,30-19; info: Tel. 02 76001335;

Fabio Giuliani

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