Milano – “Kandinsky→Cage. Musica e Spirituale nell’Arte”

| 26 febbraio 2018
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Il colore come suono

“A partire dalla fine dell’Ottocento, e poi fino ai giorni nostri, si può individuare un filo rosso che pone la musica in connessione con gli sviluppi dell’arte moderna e contemporanea. Non vi è artista che non si sia confrontato, con l’immaterialità dell’arte-sorella, con la sua sovrana indipendenza dal mondo del visibile e dalle finalità riproduttive. Sintomi dell’invecchiamento dell’arte, diceva il filosofo Adorno, sono l’individualismo e il razionalismo sempre più esasperati. Alla musica, allora, va il ruolo di restituire all’arte il suo compito più nobile e antico, quello di divenire sede di idee universali. Negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, soprattutto in ambito germanico, il culto di Goethe, il wagnerismo, le indagini in campo filosofico e scientifico riflettono l’esigenza di una aspirazione all’armonia dell’individuo con il tutto, di una spiritualizzazione del lavoro artistico che produce un forte impatto sulle arti figurative, favorendo il ricorso al modello della musica”. Con queste parole, Martina Mazzotta, spiega le motivazioni che hanno portato alla costituzione della mostra “Kandinsky→Cage. Musica e Spirituale nell’Arte”, da lei curata, attualmente in corso a Palazzo Magnani in un percorso suggestivo tra arte e musica che parte da Kandinsky e approda a Cage (uno dei più importanti compositori del XX secolo, celebre per la sua musica classico-contemporanea), e dove le nozioni di interiorità e spiritualità vengono indagate come temi aperti, capaci di raccogliere molte suggestioni. In mostra vediamo Max Klinger, Paul Klee, Arnold Schönberg, Constantin Čiurlionis, Marianne Werefkin, Oskar Fischinger, Fausto Melotti, Nicolas De Staël, Giulio Turcato, Robert Rauschenberg, preziosi bozzetti di opere di Richard Wagner (dell’Archivio Ricordi di Milano), la “Fantasia di Brahms” di Max Klinger ed una serie di “Lubok”, le stampe popolari russe ottocentesche che hanno ispirato la cultura artistica successiva. Segue un importante nucleo di una cinquantina di opere di Wassily Kandinsky – dipinti, acquerelli, grafiche – provenienti da musei e collezioni private, tra le quali spiccano quelle di carattere eminentemente musicale, come gli acquerelli dipinti per gli spettacoli teatrali “Violett” (del Centro Pompidou, Parigi) e “Quadri di un’Esposizione” sulla musica di Musorgskij (della collezione universitaria del Castello di Wahn, Colonia). Dal confronto dialettico con un musicista e artista grande come Constantin Čiurlionis, rappresentato in mostra da opere e spartiti provenienti dall’omonimo museo lituano di Kaunas, nonché dalle suggestioni della musica atonale dell’amico Arnold Schöenberg (poi maestro di Cage), celebrato a Palazzo Magnani come pittore con una straordinaria selezione di dipinti del Schöenberg Center di Vienna, Kandinsky giunge intorno al 1910 all’astrattismo spirituale e apre la via al suono interiore dei segni e dei colori, alla continua ascesa verso la libertà della materia. Le espressioni artistiche, ricondotte all’unità del soggetto e al suo ruolo di artefice, spostano l’attenzione sull’interiorità, su quello che Kandinsky chiama “das Geistige in der Kunst” (lo spirituale nell’arte). La tensione profetica verso l’età dello spirito che anima l’omonimo libro, scritto nel 1909 e poi pubblicato nel 1912, viene drammaticamente negata dall’avvento del primo conflitto mondiale. La musica resta tuttavia l’ambito privilegiato, nel percorso di Kandinsky come in quello degli altri artisti in mostra, per proseguire verso la via dell’arte astratta, da interpretare anche in senso mistico, religioso e cosmico. Ad una sezione su Paul Klee, protagonista imprescindibile in questo contesto, segue un omaggio a Marianne von Werefkin, in collaborazione col Museo d’Arte Moderna di Ascona; la grande pittrice, legata a Kandinsky e al “Cavaliere Azzurro”, fu pioniera nell’affrontare il pensiero artistico come “rivelazione della vita in termini di colore, forma e musica”, senza peraltro mai cedere alla pura astrazione, trova un corrispettivo nel “naturalismo” dell’amico Stravinsky – l’altro protagonista, con Schoenberg, della modernità musicale della prima metà del XX secolo – la cui musica è stata scelta per la visione delle opere dell’artista. Campane sonore lungo il percorso e video, infatti, consentono di fruire di alcuni nuclei dell’esposizione con accompagnamenti musicali mirati, dei quali il visitatore potrà godere contestualmente e in modo strettamente connesso alla visione delle opere unitamente a brani letterari degli artisti. Il percorso prosegue con una selezione di opere di tre artisti particolarmente legati alla musica e alla spiritualità nel secondo Dopoguerra: Nicolas De Staël e Fausto Melotti, dei quali vengono presentati e riscoperti preziosi dipinti e sculture musicali, come “Uccello di Fuoco” di Melotti e Giulio Turcato, del quale vengono esposti dopo 33 anni acquerelli, maquette, video e musiche di Luciano Berio appartenenti a “Moduli in Viola. Omaggio a Kandinsky”, lo spettacolo realizzato per la Biennale di Venezia del 1984. Un video sperimentale realizzato dallo stesso Berio con Bruno Munari completa la sezione. La mostra si conclude con un ampio omaggio a John Cage, il musicista pensatore, poeta ed artista. La sezione a lui dedicata si integra con la presenza di opere di altri artisti e si sviluppa attraverso notazioni e documenti audio e video, ma soprattutto attraverso installazioni che permettono ai visitatori di sperimentare sinesteticamente la poetica cageana. Centrale è la ricostruzione di una “sala del silenzio” nella quale viene esposta una tela bianca di Robert Rauschenberg, nonché la riproduzione di un teatro che mette in scena una reinterpretazione in miniatura della composizione per orchestra “Ocean”, durante la quale il visitatore – seduto idealmente nella platea del Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, opportunamente ricreato – è avvolto da “onde” musicali provenienti da diversi punti dell’installazione. Presente inoltre lo spartito per pianoforte – il famoso Solo for Piano dal Concert for Piano and Orchestra – che è il capolavoro dell’inventiva di Cage nel campo della notazione musicale. Palazzo Magnani a Reggio Emilia, che nel 2017 compie venti anni di attività espositiva, è stata abitazione di proprietà della famiglia del filantropo, musicologo e collezionista Luigi Magnani. La natura “musicale” della sede – e in generale di tutto il territorio reggiano – conferisce valore e significato alla scelta tematica della mostra. Una serie di attività collaterali – concerti, lezioni concerto, conferenze, workshop – realizzate in collaborazione con importanti istituzioni come la Fondazione Nazionale della Danza,  oltre ad attività formative e didattiche (in collaborazione con Indaco, Atelier di ricerca musicale ed espressiva e Associazione Stella Maris di Bologna), completano ed arricchiscono la mostra e l’approfondimento del rapporto tra arte e musica. Il catalogo Skira è di straordinaria importanza nel collegare le dichiarazioni personali della propria poetica alle opere esposte e pubblicate per autore su pagina di un diverso colore per ognuno, quindi di facilissima consultazione. Da non perdere questa “arte da ascoltare”, atta ad evolvere anche l’incolto. Questo particolare evento espositivo è promosso da Fondazione Palazzo Magnani e Skira Editore con la partecipazione di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Comune di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna, Provincia di Reggio Emilia, Fondazione Cassa di Risparmio Pietro Manodori, Camera di Commercio di Reggio Emilia.

Palazzo Magnani – Corso Garibaldi 31, Reggio Emilia; fino al 18 Marzo 2018; Orari: martedì, mercoledì, giovedì 10-13 e 15-19; venerdì, sabato, domenica 10-19 (La biglietteria chiude un’ora prima dell’orario di chiusura della mostra); Tel. 0522 444446; www.palazzomagnani.it

Fabio Giuliani

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