Milano – Galleria Fumagalli – “A personal view of Abstract painting and sculpture”

| 19 giugno 2016
Galleria Fumagalli Milano 1

Nuovo spazio e continuità della tradizione

La storica Galleria Fumagalli di Bergamo, sotto la guida della gallerista, curatrice e critica d’arte Annamaria Maggi, vanta negli anni numerose e proficue collaborazioni con musei ed istituzioni nazionali ed internazionali nella realizzazione di mostre personali e collettive dei suoi artisti. Il 25 Maggio scorso ha inaugurato la sua nuova sede a Milano aprendo così una nuova stagione artistica, con l’obiettivo di inscriversi tra i punti di riferimento e di incontro nella città dedicati all’arte contemporanea, giusto a pochi passi da un’altra istituzione storica: la Permanente. La prima mostra, , curata da Hayden Dunbar, vede riunito il lavoro di quattro artisti fondamentali per l’arte del secondo dopoguerra: Enrico Castellani (1930, Castelmassa), Robert Mangold (1937, North Tonwanda, USA), Robert Morris (1931, Kansas City, USA) e Kenneth Noland (1924- 2010, Asheville, USA). Quattro maestri il cui lavoro presenta linguaggi ed esiti differenti, ma accumunati da un percorso che prende il via dall’espressionismo astratto per arrivare a nuove forme radicali di astrazione, sviluppate da ognuno di loro in modo indipendente e personale in un arco di tempo distribuito tra gli anni Sessanta ed Ottanta. Sebbene la loro ricerca presenti significative differenze, molti sono i punti di contatto nella poetica di questi artisti, in particolare per l’utilizzo delle forme geometriche, proposte anche in versione irregolare. Castellani le utilizza con i “Baldacchini” degli anni ’60; con le estroflessioni a schema geometrico e più tardi, facendo ruotare sul proprio asse più opere in sequenza; Noland la sperimenta in particolare con gli “Shaped Canvas” o “Irregular Shaped” in cui è la stessa forma del telaio ad assumere una forma geometrica in accordo con la geometria interna; Morris declina le forme geometriche irregolari nei “Felt” degli anni ‘70/’80, in cui larghe porzioni di materiale vengono composte o ritagliate dando alla forma un aspetto più libero, mentre Mangold usa schemi geometrici decostruiti, asimettrici, innervati da linee di grafite e forme insolite. Anche nell’utilizzo del colore si possono trovare corrispondenze: tutti loro ricorrono frequentemente a superfici monocrome e abbandonano i colori primari. Castellani predilige il bianco; Noland usa tutti i colori fuorché i primari; Mangold adotta i colori secondari e terziari, in tonalità pastello; Morris predilige l’acciaio specchiante nelle sue sculture, il nero e il bianco e il grigio nei Feltri della prima produzione e in seguito i colori secondari. Altre analogie si trovano nel modo in cui i quattro artisti ripensano radicalmente il rapporto dell’opera con l’ambiente circostante. In Castellani, Mangold e in Noland la pittura, asciugata fino alle sue componenti strutturali, porta l’attenzione dello spettatore verso l’esterno, oltre i limiti della tela: l’opera non è a sè stante, ma parte di un tutto. Un concetto ancora più evidente nell’opera di Morris, il quale nel 1965 posiziona dei cubi specchianti sul pavimento della Green Gallery di New York: riflettendo lo spazio e il pubblico sulla loro superficie, le sculture si fondono a livello percettivo con l’ambiente.   Una ricerca che egli porterà avanti sino ad approdare alla Land Art. Il percorso di tutti e quattro converge verso il minimalismo. I “Topologemi” di Castellani dei primi anni ‘70 sono tele prive di estroflessioni su cui rimangono visibili solo sottili linee di grafite poste a schema geometrico. Sempre nello stesso decennio Noland arriva a una tale sottrazione di elementi geometrici e colori da sfiorare il minimalismo pittorico. Mangold riduce la pittura alle sue componenti essenziali, attraverso il ricorso frequente a superfici monocrome e Morris, con le sue sculture dalle forme primarie diventerà uno dei maggiori capisaldi del Minimalismo. Quattro stili inconfondibili per una rilettura di uno dei momenti più stimolanti della storia dell’arte del secondo dopoguerra.

Galleria Fumagalli – Via Bonaventura Cavalieri 6, Milano; fino al 10 Settembre 2016; Orari: da martedì a sabato 11-19; Per informazioni: Tel. +39 02 36799285; www.galleriafumagalli.com

Fabio Giuliani

Galleria Fumagalli Milano 2

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