MERLARA UNA DOC GIOVANE MA PROMETTENTE

| 3 novembre 2011
merlara 300

Undici anni per una Denominazione d’Origine Controllata, sono pochi, ma, per quanto riguarda Merlara le premesse di far bene e fare meglio ci sono tutte, e anche le promesse dei Produttori. Un’altra DOC interprovinciale che mette insieme territori della provincia di Padova (Merlara, Urbana, Castelbaldo, Montagnana, Casale di Scodosia e Masi) e di Verona (Bevilacqua, Boschi Sant’Anna e Terrazzo), che sono caratterizzati dalla presenza di molta acqua: prima, tra tutte, quella dell’Adige, il secondo fiume d’Italia che è un po’ il padre di queste terre, infatti, nel corso dei secoli, la violenza del suo flusso e il limo trasportato ne ha plasmato il paesaggio rurale. Paesaggio rurale che non è caratterizzato solo dalle viti, ma anche da altri frutteti e da ampie estensioni di colture orticole. Paesaggio che rispecchia le disposizioni della Serenissima, già attiva fin dal ‘400 a regolamentare il flusso delle acque del suo retroterra ( Adige e Fratta) e, tracce di questo, le troviamo proprio nelle vigne: uno dei vitigni caratteristici della DOC Merlara è la Malvasia Istriana che venne importata dai veneziani dalle terre dell’Istria che erano governate dalla Repubblica Veneta. Ma la Serenissima aveva anche regolamentato la disposizione delle case rurali che erano al servizio dell’architettura padronale che si mostra con le ville e palazzi padronali (Villa Donà delle Rose, Villa Correr, Villa Barbarigo, Castello di Bevilacquache, Villa Fascinato,Villa Capodivacca) che ancora danno  lustro alle terre della DOC e che sonooggetto di visite e che ospitano interessanti eventi legati anche all’agricoltura con i suoi prodotti tipici (Merlara fa parte del territorio dove opera il Consorzio del Prosciutto veneto). Il successivo dominio napoleonico e asburgico, non riuscì ad intaccare gli ordinamenti e le disposizioni agrarie di Venezia che si ritrovano ancora oggi. I vini della DOC sono soprattutto bianchi, Malvasia, Trebbiano, Pinot Grigio, Tai bianco, fermi o frizzanti, tra cui il Prosecco che, “pur non essendo una DOC con la menzione “Merlara” si inserisce di diritto tra i vini merlaresi di maggior tendenza e successo”. Ma anche i rossi hanno il loro spazio importante, primo tra tutti il Marzemino (vi ricordate il Don Giovanni di Mozart?), ma anche il Raboso, il Merlot e il Cabernet da usarsi nel cosiddetto “taglio bordolese”. Ora, la Cantina Sociale di Merlara, che fa parte di una grossa organizzazione vitivinicola, la Collis-Wine Group, e l’azienda agricola Ponte al Masero, tengono alto il nome del Merlara e cercano, soprattutto, di operare in modo da andare incontro alle esigenze del consumatore mantenendo e migliorando le caratteristiche dei propri vini.

Carlo Gheller

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