Mantova SEMEGHINI E IL CHIARISMO TRA MILANO E MANTOVA
La migliore arte lombardo-veneta del ventesimo secolo trova spazio per mostrarsi nelle prestigiose Fruttiere di Palazzo Te a Mantova in una raffinata selezione di oltre 130 opere.
Lo spunto deriva dal desiderio di valorizzare una delle personalità che nel tempo hanno reso orgogliosa la città virgiliana di avere dato i natali nel suo territorio ad un vero protagonista, anche se poco celebrato, della pittura e, insieme a lui, i personaggi della cosiddetta corrente chiarista, per lo più mantovani d’origine o di adozione.La mostra intende chiarire affinità e differenze fra il pittore che, dalla natìa Quistello (1878), spiccò il volo verso la sua grande vicenda artistica ed intellettuale, e i protagonisti del Chiarismo che sovente sono stati a lui accostati. Francesco Butturini, curatore della mostra, nel suo saggio ‘Dello spirituale della materia’, con cinquanta opere esposte, dipinte fra il 1930 e il 1942, ci parla dell’interiore e silenziosa ricerca di Semeghini per svelare la realtà con la semplificazione della struttura volumetrica e la rarefazione del colore, iniziando dalle illuminate ed illuminanti parole di Carlo Ludovico Raggianti nell’introduzione all’antologica veronese del 1956: “In una storia dell’arte italiana moderna, secondo l’arte, cioè secondo le personalità espressive autentiche, non vi è alcun possibile dubbio che una delle figure emergenti per pienezza e purezza lirica è quella di Pio Semeghini.” Conclude Butturini dicendo che la strada percorsa dal pittore è la stessa percorsa da Morandi; non pittura sentimentale ma sentimento vivo della verità della storia quotidiana vissuta con la purezza severa della necessità. Segue il contributo di Lionello Puppi: “Pio Semeghini e Diego Valeri, ovvero dell’eloquenza di un’affinità elettiva”. Partiti dal Basso Mantovano, entriamo nell’Alto, con una puntata nella Milano degli anni Trenta, per trovare i chiaristi nel saggio di Eristeo Banali, ‘I luoghi del cuore e della ragione’. Nella luce delle colline moreniche e del Garda nascono i dipinti più significativi di questi artisti; il ‘genuis loci’, debordante e imperiale, come lo definì lo scrittore e amico Giuserppe Tonna, è Oreste Marini che qui vive dopo la sua esperienza milanese con Lilloni, Del Bon, Persico, Birolli. Con l’amico di sempre Ezio Mutti egli ospita Del Bon e coinvolge Maddalena Nodali, Giuseppe Facciotto, Carlo Malerba; tutti artisti che, come scrive Marini, desiderano solo operare in una società in cui sia possibile ‘andar significando quel che il cuore e la ragione dettano dentro e secondo i propri etici princìpi’, al di fuori delle mode e del potere, desiderio che li accomuna a Semeghini. Il rinnovamento tematico-cromatico della pittura, una primizia in Italia, è operato in primis da Angelo Del Bon, soprattutto nel paesaggio, di cui sono qui esposti esemplari straordinari come il ‘Mattino a Cisano’. Se Semeghini ha come contrappunto poetico Diego Valeri, giustamente Oreste Marini situa Del Bon nella stagione di Ungaretti. Elena Pontiggia in ‘Chiarismo a Milano negli anni Trenta’ parla di neoromanticismo con l’inserimento dei primitivi sulle radici ottocentesche e presenta alcuni De Rocchi, Padova, Spilimbergo, De Amicis, Vernizzi, Lilloni, Del Bon e, come pre-chiaristi, Birolli, Sassu,Broggini. Nel suo intervento ‘Anima e anime del secondo chiarismo’ Renzo Margonari afferma che il linguaggio estetico di Del Bon e Marini si relaziona trasversalmente con l’esempio di Pio Semeghini per la sua leadership morale nel condurre la ricerca contrariamente alla pittura omologata dal potere culturale; un rapporto rafforzato da numerosi incontri sulla laguna veneta che coinvolgerà ed influenzerà soprattutto Giuseppe Facciotto. Aggiunge giustamente che è fuorviante considerare che i gruppi di chiaristi siano due: uno milanese ed uno, posteriormente datato, mantovano. Simile suddivisione è smentita dai documenti e dalle testimonianze; i rapporti tra i protagonisti continuarono senza interruzione durante la loro vita; alcuni furono associati, più nella pretesa cumulativa dei critici che dalla volontà aggregativa degli artisti. Il critico mantovano presenta opere di Lilloni, Del Bon, Marini, Nodari,Mutti, Malerba, Facciotto, Lucchini, Perina, Pittigliani. Una mostra da vedere per le bellissime e poco note opere esposte.
Catalogo di Silvana Editoriale. Ufficio Stampa: CLP Relazioni Pubbliche, alcune immagini anche su www.clponline.it Mantova, Palazzo Te fino al 28 Maggio 2006Orari: lunedì 13-18 ; da martedì a domenica 9-18 (chiusura biglietteria 17,30)Tel. 0376/323266 ; www.centropalazzote.it ; Fondazione Pio Semeghini Onlus – 0458005804www.fondazionesemeghini.org
Di: Fabio Giuliani
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