Lüna de lach: nuovo libro per Velise Bonfante

| 7 aprile 2018
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La silloge Lüna de lach sarà presentata alla biblioteca di Villa Brunati di Rivoltella sabato 7 aprile alle 11.00 proprio dalla poetessa Giuliana Bernasconi, insieme all’autrice e con la partecipazione dell’attrice Giusy Sacco e dei musicisti Roberto Franzoni ed Oreste Bianchi

Lieve, delicata, tenue come il colore sognante degli acquarelli che la accompagnano, la poesia di Velise Bonfante sa tratteggiare con grande garbo le più impercettibili sfumature dell’animo umano, trasformando la realtà attraverso le lenti dello stupore e della meraviglia.

In questo paziente lavoro di pittura poetica anche gli oggetti più consueti che popolano il quotidiano si animano, acquistando nuove identità:  è così che un lampione diventa un bravo soldato da spento e da acceso si trasforma in un girasole, o un bicchiere si converte in una sorta di caleidoscopio che rende la vita una favola. Il tappeto si muta in sciarpa, il caffè ricambia gli sguardi, le chiavi di casa sono in realtà quelle del paradiso, i palloncini simboleggiano l’affetto dei propri cari, la luna è la protagonista di una filastrocca inglese recitata dal nipotino.Anche l’amore conosce una sua metamorfosi e prende la forma di un mantello, talvolta pesante, altre volte “foderato di stelle”. A sua volta il cuore della poetessa è un piccolo fuoco o un rivo, alla costante ricerca di meraviglie, oppure è simile ad una stazione notturna. Il tappo di una bottiglia che rotola per terra diventa metafora della fine dei nostri giorni mentre i rami degli alberi d’inverno assomigliano a ricami o fili d’argento. L’aria si fa di zucchero e manda baci intorno e la stradina tra i campi sembra la coda di un gatto.I sentieri appaiono di borotalco, farina e cipria allo sguardo estatico dell’autrice e le farfalle sono “i respiri delle ore”. More, fiori di malva, cicale: tutto rimanda a frammenti di sogno, talvolta accarezzati da un vento che ricorda un giovane ai tempi del primo ballo. Anche nei momenti di pioggia, dal cielo cadono scintille dorate ed a piovere è il sole. Persino la nebbia diventa incanto. Di rado la tristezza affiora e prende le sembianze di una scala, a cui la poetessa pensa quando riflette sul niente, o di una catena a cui sono legati i suoi giorni. Ma questi sentimenti non trovano largo spazio nella poesia di Velise, che ci rivela in “Corona” il suo segreto: “chél che me piàs mia ghe ‘l tire vià”, “tutto ciò che non mi piace, lo tolgo.” Anche con i pensieri: l’operazione che fa la poetessa è simile a quella di un bambino che raccolga da terra qualcosa di bello, anche se di poco valore e decida di conservarlo, perché in cuor suo lo ritiene inestimabile. “Duls l’è ricordardà/ l’è presiùs chèl che me rèsta en mènt” “Dolce è ricordare/ è prezioso quello che mi rimane in mente.” Una poesia, quella di Velise, che è tenace come il fiore che sboccia dall’ortica e che attraverso la costante ricerca della bellezza sa trasformarsi in farfalla. Lüna de lach, Indipendentemente editore, Poeti di Dipende, anno  2017, 112 pagine, è corredato da disegni e acquarelli realizzati dalla poetessa ed è introdotto da una prefazione di Giuliana Bernasconi.

Elisa Zanola

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