Lugano (Svizzera-Canton Ticino) – ANTONIO CALDERARA – Una luce senza ombre

| 22 dicembre 2016
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Dal figurativo a pittura aniconica molto particolare

“Il ricordo giallo di un cielo, di un’acqua e dentro il monte, l’isola, la riva. / La riduzione del reale fino al limite del naturale e poi uno spazio / non più cielo / non più acqua. / Uno spazio / ideale nel quale sono forme ortogonali in esso organizzate. / Orizzonte. / Verticale. / Colore. / Luce. Ambizione di poesia.” (Antonio Calderara)

E’ così che l’artista definisce il suo percorso, considerandolo consequenziale, non frattura fra figurativo e astratto. Ora il MASI (Museo d’Arte della Svizzera Italiana) negli spazi del LAC Lugano Arte e Cultura, dedica alla figura e all’opera di questo pittore italiano, poco o niente conosciuto dal grande pubblico in patria, ma internazionalmente noto, una grande retrospettiva, proseguendo la riflessione su alcuni momenti ed interpreti che hanno segnato la storia della pittura moderna e contemporanea. Antonio Calderara nasce ad Abbiategrasso nel 1903. Dopo un breve soggiorno a Milano per frequentare Ingegneria al Politecnico si trasferisce a Vacciago di Ameno, sul lago d’Orta, dove inizia a dipingere. La sua ricerca artistica parte dal figurativo e, attraverso la dissolvenza delle immagine approda all’astrattismo puro in sintonia con le contemporanee esperienze internazionali che tendono al “grado zero” della pittura. La geometria nel suo caso non è colore che riempie le forme come per altri astrattisti ma nasce da delicate e sottili vibrazioni luministiche ottenute attraverso velature sovrapposte, come egli afferma, “la geometria ridotta alla pura essenza del numero, quella geometria che più che la forma esprime il valore del rapporto tra la forma e lo spazio che la determina.” Il primo ad accorgersi del suo valore fu Raffaello Giolli che, esiliato al confino a Vacciago perché antifascista, diventatogli amico, scrisse una monografia. In seguito, a cogliere la specificità e l’importanza di questo aspetto fu Gillo Dorfles che nel 1975 scrisse: “E’ singolare il fatto che Calderara – caso quasi unico nella storia dell’arte recente – abbia saputo valersi di una capacità tecnica, acquisita attraverso un lungo tirocinio figurale, per elevarla a mezzo espressivo astratto, a messaggio di una forma-pensiero, suscitata in lui da intime, segrete emozioni e poi tradotta in autentica virtù comunicativa.” Probabilmente influì in questo passaggio la morte della figlia Gabriella appena quattordicenne a spingere sempre di più le sue riflessioni in una direzione metafisica, , “in una realtà spirituale, una realtà che si concreta nel suo identificarsi con l’infinito, con l’idea che ciascuno di noi ha dell’infinito.”, come nei pensieri dello stesso artista. L’esposizione prende avvio dalle opere del periodo figurativo per poi soffermarsi sulle diverse fasi che segnano la sua produzione astratta. Vediamo inoltre un’ampia selezione di opere provenienti dalla collezione che l’artista costituì attraverso una serie di scambi con artisti a lui legati da rapporti di amicizia o di stima, quali Joseph Albers, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Yves Klein, Dadamaino, Morellet, Schoonhoven, Max Bill e Gianni Colombo. Così egli compose quella che con semplicità e modestia volle intitolare “La storia di Antonio Calderara e una scelta di artisti contemporanei suoi amici”, composta da 327 opere di pittura e scultura, di cui 56 di sua stessa mano e 271 di diversi artisti europei, americani, giapponesi e cinesi. La “Fondazione Antonio e Carmela Calderara”, presieduta dall’Avv. Giuseppe Alemani, è stata costituita il 10 gennaio 1979 in esecuzione delle volontà del pittore, il quale in prima persona aprì al pubblico le porte della sua abitazione a Vacciago, ormai adibita a museo, per permettere la fruizione della sua preziosa collezione. (www.fondazionecalderara.it) La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue, italiano-inglese, con immagini a colori delle opere esposte, testi del curatore Elio Schenini, di vari critici e la prefazione del Direttore del LAC, Marco Franciolli, ma soprattutto, alla fine, dalla pubblicazione dei suoi pensieri: poche parole su ogni pagina, illuminanti del suo passaggio all’astrattismo, che mi convince e mi fa considerare Calderara gran pittore fin dalle sue valide prove iniziali figurative dove, già nei silenzi dei paesaggi e dalla luce uniforme si intuisce l’astrazione del reale. “Vorrei dipingere il niente che sia tutto, il silenzio, la luce – vorrei dipingere l’infinito.” Nella primavera del 2017 il Kunstmuseum Winterthur, riprenderà parzialmente la mostra, concentrando la sua attenzione sulla ricezione dell’opera di Calderara al Nord delle Alpi. Anche questo evento espositivo ha il fondamentale sostegno di Credit Suisse. Da non perdere, unitamente all’altra, qui presente in contemporanea sul grande Paul Signac.

Museo d’arte della Svizzera italiana, LAC Lugano Arte e Cultura – Piazza Bernardino Luini 6; fino al 22 Gennaio 2017; orari: da martedì a domenica 10-18; giovedì 10-20; lunedì chiuso, tranne 26-12-2016 e 2-01-2017; chiuso sabato 24-12-2016 e domenica 25-12-2016; sabato 31-12-2016 chiusura anticipata alle ore 16; domenica 1.01.2017 orario ridotto 14-18;                                              Informazioni e prenotazioni: Tel. +41 (0)58 866 42 30; www.masilugano.ch ; www.luganolac.ch

Fabio Giuliani

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