Locarno (Svizzera, Canton Ticino) – JAVIER MARIN

Esistenza-resistenza umana in neobarocco amaro
“Non si tratta di dire che possediamo un corpo, bensì di sapere che siamo corpo” (Javier Marìn)
.Javier Marín, artista messicano, è da annoverare tra i più singolari interpreti dell’arte contemporanea internazionale d’oggi. Nato nel 1962 a Uruapan , Michoacán, ha svolto la sua formazione attraverso l’Accademia di San Carlos e l’ Università Nazionale Autonoma del Messico . Durante la sua carriera trentennale ha avuto 270 mostre nel suo paese, in Canada , Messico , Stati Uniti e alcuni Paesi sudamericani. La maggior parte delle sue esposizioni si sono svolte presso il Museo d’Arte Moderna e Museo Nazionale Stampa a Mexico City e negli Stati Uniti al Museum of Fine Arts di Boston e al Museo d’Arte di Santa Barbara. Ha inoltre partecipato a eventi di riferimento per l’arte emergente come la 50° Biennale di Venezia nel 2003. Nel 2008 è stato insignito con il Premio della “Terza Internazionale di Pechino” durante la Biennale nella Capitale cinese. I cittadini milanesi sono stati onorati della sua presenza qualche anno fa, precisamente da fine Novembre 2008 ai primi di Gennaio 2009 con una bella mostra alla Rotonda di Via Besana, una delle ultime esposizioni artistiche in quello spazio, poi “tramutato” in MUBA-Museo del Bambino. L’artista è inoltre artefice di opere commissionate da diverse Istituzioni (nel 2010 ha realizzato “Retablo”, la monumentale pala d’altare che si erge nella Cattedrale di Zacatecas, Patrimonio mondiale dell’UNESCO in Messico), come avveniva nella tradizione del Barocco coloniale. Non a caso, “barocca” è stata definita anche l’arte di Javier Marìn. Quel movimento nato nella Roma del Seicento, trapiantato in Spagna e, grazie alle conquiste spagnole, declinato successivamente in forme autoctone in alcuni paesi dell’America Latina. Lo scultore – noto per la sua capacità di contaminare il vecchio con il nuovo – “reinterpreta” lo stile barocco e lo plasma, modella e fonde con i suoi occhi. Considerato il più importante scultore messicano vivente, nel 2015 l’esposizione nella Capitale del suo paese ha accolto più di 600.000 visitatori. Le proposte culturali al di là delle Alpi nella vicina Svizzera valgono sempre una visita, per la scoperta di validissimi artisti contemporanei poco o niente noti al grande pubblico al di fuori delle logiche del mercato e delle diatribe fra astratto e concreto. La Pinacoteca Comunale Casa Rusca di Locarno, bella città in riva alla “punta” svizzera del Lago Maggiore, presenta, per la prima volta nella Confederazione, un’ampia mostra a lui dedicata, proseguendo così in un progetto comprendente una serie di rassegne incentrate su artisti di fama mondiale che la sede promuove da anni. Questa rassegna consente al grande pubblico di avvicinarsi all’opera di Marìn, artista prettamente figurativo, con una significativa panoramica del suo lavoro, una cinquantina di sculture di medie e grandi dimensioni, sullo sviluppo del percorso artistico dello scultore dalla metà degli anni Novanta ad oggi con un allestimento curato dal notissimo architetto Mario Botta che ha saputo adattare le dimensioni “monumentali” di alcune opere di Marín agli spazi raccolti di Casa Rusca. Come nei grandi artisti del passato il fulcro della sua poetica è il corpo umano, maschile e femminile, nudo, imponente, disadorno, lacerato. E’ evidente il dialogo con le testimonianze dei suoi predecessori, Michelangelo in testa, Rodin. Ma le sue sculture vivono nel presente pervase dall’inquietudine caratteristica del nostro tempo. L’uomo è sì centrale, ma non nella perfezione dell’antico: come afferma il curatore Rudy Chiappini “le sue figure ci appaiono come carcasse, simbolo della frantumazione della dimensione morale ancor prima che fisica di una società depauperata dei propri valori fondamentali che portano forte dentro di loro il senso dell’attualità. La forza che emana dalle sue creature trascina con sé emozioni profonde e partecipazione sentimentale perché non si impone come esemplare e perfetta, ma si rivela in tutta la sua dimensione umana rinunciando all’assoluto per resistere alla temperie esistenziale dell’oggi.” I materiali impiegati: bronzo, terracotta, resina poliestere, quest’ultima privilegiata perché brillante, mescolata a materiali organici come semi di amaranto, terra, tabacco, petali di fiori, creando colorazioni originali. L’utilizzo di elementi organici rispecchia la volontà dell’artista di comunicare la precarietà dell’esistenza, le numerose fenditure lasciate in evidenza rappresentano il ciclo evolutivo vita-morte, sviluppo e deperimento: il corpo come fardello della condizione umana. A mio avviso, tutto sommato, Javier Marìn è un testimone, e i testimoni non sono mai fuori moda; da meditare. L’evento espositivo è accompagnato da un importante catalogo prodotta da Pinacoteca Casa Rusca con le immagini a colori di tutte le opere esposte e testi critici del curatore, di Rossana Velasquez e Adriana Martinez.
Pinacoteca Comunale Casa Rusca – Piazza Sant’Antonio 1, Locarno (Svizzera, Canton Ticino); Fino all’8 Gennaio 2017; orari: da martedì a domenica 10-12 e 14-17; chiuso 25 Dicembre 2016, 1 Gennaio 2017 e quando non ci sono esposizioni; per informazioni: Tel. +41 (0)91 756 31 85; Sito Internet: www.museocasarusca.ch
Fabio Giuliani
Tags: arte, Javier Marin, Locarno, mostra, Svizzera
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