Lago su, lago giù

| 10 ottobre 2024
isola di san biagio

Si sono spese pagine e pagine d’allarme e d’illustri pareri, di recriminazioni e di vani mea culpa per dare incerta forma ed ancor più incerta sostanza alle notizie sulle fluttuazioni del Garda. Era l’aprile del 2023 quando il nostro lago, il più esteso d’Italia, si presentava al mondo nella sua veste più smilza, “mai così basso da 70 anni”, raggiungendo, a detta degli osservatori scientifici, il suo livello più basso dal 1953. Era il tempo dell’emergenza idrica, con un Benaco a 45,8 centimetri sopra lo zero idrometrico – la quota sul livello medio del mare stabilita come riferimento convenzionale per questo bacino – rispetto ad una media di 109 centimetri degli ultimi 70 anni. Qualche lettore ricorderà che non furono pochi gli esercizi che si bearono della secca all’Isola manerbese di San Biagio, raggiunta, su di un apocalittico sentiero emerso dai fluttui, da serpentoni di turisti incuriositi dal tam-tam mediatico, lo stesso che lasciava interdetti gli abitanti di quelle rive. E qualche altro rammenterà le lamentele delle associazioni varie che non deglutivano agevolmente la sovraesposizione del fenomeno, temendo ritorni infelici per le loro casse. Un anno dopo, siamo al maggio 2024, leggevamo, sull’onda degli affanni e delle piogge, che “il lago di Garda è pienissimo, livello anche troppo alto: +138 centimetri sulla soglia”. Se dal 16 maggio il livello delle acque era più alto della quota di guardia fissata a +135 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera, il 25 giugno misurava 145,7 centimetri sopra lo stesso parametro ed i titoli roboanti la facevano da padrone: “le acque non sono mai state così alte dal 1977”. La fenomenologia deve comunque passare attraverso le maglie mediatiche dell’evento fenomenale, quello che fa rimbombo e anche un po’ paura, quello che da un colpo all’ambientalismo e un altro alle fobie di questi tempi perversi. Semplicemente, io credo, il Garda prende quello che viene. Si allarga, si stringe, si riempie e si sfina perché non è padrone del suo destino, ma cerca, come noi mortali che ne viviamo la risacca, di barcamenarsi come può. Osservarlo e dileggiarlo come un mostro capace di assetarci o di inondarci non serve a nessuno. Rispettiamo il suo divenire e, se possiamo, aiutiamolo a definirsi con meno livore e maggiore empatia.

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