Lago di Garda: super cozza d’acqua dolce

| 3 luglio 2008
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Si chiama Anodonta ed è stata ritrovata in prossimità del Garda da un gruppo di appassionati locali. Eccezionali le misure, 22 centimetri, mai riscontrate in passato. Ma la scoperta è anche segnale della ricomparsa stanziale nel lago di questo mollusco e della specie più comune chiamata Unio.

Di così grosse non se n’erano mai viste. La grande conchiglia d’acqua dolce, trovata in un rio in prossimità del Garda, misura ben 22 centimetri. I sacri testi parlano di grandezza massima con il limite di 18. Scoperta interessante “Perché rivela il progressivo riequilibrio di questa specie nel Benaco”. Come spiega Roberto Zenoglio, appassionato subacqueo con interessi scientifici allargati a flora fauna gardesana e molto altro. Da ascrivere come titolari della scoperta di quella che termine tecnico si chiama Anodonta, insieme alla competenza tematica di Zenoglio, inseriamo Francesco Andreis, pure lui sub di provata esperienza, che concretamente ha portato alla luce la conchiglia e Pietro Barziza, pioniere e supporter relazionale di tutta un’attività a matrice benacense per il sostegno del lago e del suo ambiente. “Questo ritrovamento – spiega Roberto Zenoglio, che tempo fa ha proposto al pubblico una serie di tematiche riferite all’eco sistema lago in generale – oltre ad essere importante viste misure eccezionali della valva, lo è perché dimostra la rivitalizzazione concreta di un organismo in pericolo di estinzione. Infatti un tempo questa specie, L’Anodonta appunto e l’ancor più comune Unio, erano molto diffuse nel nostro lago. Con l’immissione casuale della Dreissena Polimorpha, sorta di cozza infestante arrivata dalle nostre parti perché attaccata alle chiglie delle barche provenienti dagli specchi d’acqua europei, questi molluschi erano praticamente scomparsi. In pratica la Dreissena aveva soffocato l’habitat di Anodonta e Unio”. Per chi se le ricorda queste tipiche conchiglie di lago erano presenti in abbondanza sulle spiagge del Benaco. Comunemente venivano chiamate ostriche. Forse per l’antica vocazione perlifera d’acqua dolce riconosciuta fin dall’era Romana. Precise e ben delineate le caratteristiche delle due varietà. Rispetto all’Unio l’Anodonta è più tozza, senza cerniere e con la conchiglia maggiormente sottile. La scoperta degli appassionati desenzanesi, aggiunge un interessante tassello biologico ad una realtà ambientale indigena forse poco conosciuta. Si tratta del respiro autorevole di un’area geografi ca, oggi un po’ appassita al cospetto del tegolame temerario costiero. Per le nostre rive, per le nostre acque, per quella vita d’ambiente che sbandieriamo ai quattro venti servono i mecenati della ricerca locale che riassumiamo oggi nel trio Andrei, Barziza e Zenoglio. Con il ritrovamento della grande Anodonta, dal nome curiosamente giurassico e la ricomparsa dell’Unio, ricordiamone le comuni caratteristiche di filtri ecologico naturali. Ed ergiamole a simbolo per questo mare senza sale, che sta per riprendere la sua gradevole armonia originaria. Per le perle possiamo attendere.

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