KANDINSKY – La collezione del Centre Pompidou
Milano
“La pittura è uno scontro fragoroso di mondi diversi che nella lotta fra loro sono destinati a creare quel nuovo mondo che è l’opera d’arte.La creazione di un opera d’arte è la creazione di un mondo”. (Wassili Kandinsky)
La città di Milano dedica a Wassili Kandinsky un’importante retrospettiva nella quale non solo si celebra il pittore e teorico dell’arte russa del secolo scorso, ma si intende fare luce sulla sua unicità e sulla chiave di lettura delle sue opere, concettualmente complesse ma intrise di un’enorme carica emotiva. Considerato il fondatore della pittura astratta, il maestro russo rappresenta una tappa fondamentale dell’evoluzione pittorica del Novecento. Promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, il Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE (che pubblica l’esaustivo catalogo) e Arthemisia Group, l’esposizione, a cura di Angela Lampe (storica dell’arte nonché curatrice e conservatrice del Centre Pompidou di Parigi) e in collaborazione per l’Italia con la storica e critica dell’arte Ada Masoero, questa grande monografica presenta oltre 80 opere fondamentali dell’arte di Kandinsky in ordine cronologico distribuite come a formare una sinfonia di punti, linee, superfici e colori, in cui ogni elemento ha – secondo la visione del grande artista – una precisa funzione comunicativa e simbolico-musicale, tanto che molte delle sue realizzazioni prendono nomi da espressioni musicali: le “Impressioni”, dove resta un’impressione del mondo esteriore, le “Improvvisazioni”, che sono le opere che nascono spontaneamente e inconsciamente dall’intimo dell’artista e le “Composizioni”, costruzioni coscienti ed analitiche dello studio artistico.
Possiamo quindi ripercorrere il percorso umano e artistico di Kandinsky: dalla Russia zarista alla Germania guglielmina, dall’approccio tradizionale alla tela al progressivo distaccamento dal formale attraverso l’opera del gruppo “Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere Azzurro), dalla Repubblica di Weimar fino al Bauhaus, un’esperienza unica raccontata attraverso le sue particolari stesure cromatiche. Il percorso espositivo si suddivide in quattro sezioni con le seguenti denominazioni: “A Monaco: 1896-1914”, “Di nuovo in Russia: 1914-1921”, “G li anni del Bauhaus: 1921-1933”, “Parigi: 1933-1944”. Nella prima parte troviamo piccoli “gioiellini”, quadretti di dimensioni ridotte raffiguranti paesaggi al tramonto, con altre testimonianze figurative, passando un po’ alla volta a capolavori come “Vecchia città” (1902), “Mulini a vento” (1904), “Nel grigio” (1919), “Giallo, rosso e blu” (1925), “Accento in rosa” (1926), “Insieme multicolore” (1938), “Blu di cielo” (1940). Nato nel 1866 a Mosca, studiò presso la facoltà di legge conseguendo la laurea. Successivamente si trasferì a Monaco di Baviera nel 1896 dove, in un primo momento, si limitò a ritrarre paesaggi di richiamo della letteratura tedesca e scene di vita quotidiane della Russia anche di epoche anteriori. Successivamente il suo stile tese, gradualmente, a rappresentare figure sempre meno delineate e via via più astratte, senza una forma o contorno ben precisi, con un altrettanto innovativo utilizzo dei colori. Riguardo a questo suo nuovo stile scrisse un saggio teorico, intitolato “Dello spirituale nell’arte”. Fra il 1911 e 1912 sempre a Monaco, con il suo amico Franz Marc, elaborò il progetto “Almanacco del cavaliere azzurro”, consistente in due mostre, che si prefiggeva lo scopo di promuovere l’arte moderna inserendola in un rapporto basato sulla musica, in cui le associazioni spirituali e simboliche del colore dovevano riuscire ad arrivare, come una musica, all’anima dell’osservatore. Dal 1914 al 1921 soggiornò in patria, dove ebbe modo di collaborare con le nuove istituzioni politiche e culturali che lo occuparono a tempo pieno limitandone, di conseguenza, la produzione artistica. Il suo stile astratto non venne mai apprezzato in patria, e tale situazione lo indusse a fare ritorno in Germania, per insegnare presso la rinomata accademia d’arte Bauhaus, forte anche di una grande amicizia con Paul Klee. L’avvento del nazionalsocialismo lo costrinse nel 1933, causa anche la fine dell’esperienza Bauhaus, ad emigrare nuovamente, stavolta verso Parigi, dove morì nel 1944. Proprio nella capitale francese portò il suo stile astratto fino all’estremo. “Per tutti Kandinsky è il creatore dell’astrattismo e molto popolari sono le immagini dei suoi quadri, ma non tutti conoscono la strada che questo artista ha percorso per creare una nuova poetica – ha commentato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Il suo cammino di artista giunge attraverso il tempo, i viaggi, la guerre a un’arte capace di vibrare grazie ai colori, alla loro forza, alle loro variazioni e relazioni. Un’articolazione armonica che richiama quella della musica, che Kandinsky conosceva bene e che apprezzava molto, soprattutto quella degli autori a lui contemporanei: i quadri della sua maturità sono infatti un rimando continuo di luce e di suoni, muti ma vivi, interrotti da segni grafici che sembrano pause e note sul pentagramma”. Una mostra da non perdere, questa, per volare come rondini nel vento di questa primavera.
Palazzo Reale – Piazza del Duomo 12, Milano; Tel. 02-54916; fino al 27 Aprile 2014; Orari: lunedì 14.30-19.30; mart, mercol, ven e dome 9.30-19.30; giov e e sab 9.30-22.30; Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura; Per prenotazioni ed informazioni: Tel. +39 02 54916; sito Internet: www.kandinskymilano.it
Fabio Giuliani
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