FONDAZIONE UGO DA COMO:
BIBLIOTECHE POPOLARI E BIBLIOTECHE DI CULTURA
LE BIBLIOTECHE
L’istituzione di biblioteche popolari è da collegare ad una più ampia politica di diffusione culturale attivata nei primi decenni postunitari. Ma è negli anni cinquanta del Novecento che l’iniziativa privata diviene fondamentale nella diffusione di questo particolare “servizio”. Le istituzioni statali non avvertirono la necessità di potenziare le biblioteche popolari, rimanendo indifferenti alla loro vocazione di ampliamento della prospettiva culturale dei cittadini. Ed è in questo scenario d’inizio secolo che la nota fiducia nella diffusione della cultura del Senatore Da Como acquisisce spessore intellettuale. Il Senatore si impegnò profondamente per realizzare due progetti di diffusione culturale paralleli: la Biblioteca Popolare e quella ben più specialistica presente in Fondazione «progetti entrambi preposti al progresso culturale e spirituale dei propri concittadini». Considerare la facies filantropica di Ugo Da Como, parte della sua personalità poliedrica, nel quadro dell’impegno politico-culturale dà luce a quella che potrebbe essere una ricerca dei mezzi più efficaci per diffondere la cultura ed ampliare il numero dei lettori. Infatti il Da Como, attivo nella vita politica di Lonato sin dal 1892, promosse una “selezione” culturale, convenendo una precisa gerarchia di valore fra i due fondi. La Biblioteca Popolare di Lonato, meno nota di quella presente in Fondazione, sorge all’estremità della compagine monumentale della Fondazione. L’atto di acquisto dello spazio dove verrà organizzato il fondo della Popolare, ancora collocato negli ambienti originari, è ben documentato: «il Da Como acquistò da Pietro Frera, al prezzo di Lire 490, i mappali 1891 e 1921 che comprendevano la Torre del Podestà con l’appezzamento di terreno attiguo, che corrisponde alla parte superiore del giardino dell’attuale dimora, ove sorgerà anche la Biblioteca, e la sottostante ortaglia confinante con la chiesa di Sant’Antonio» – atto stipulato il 6 gennaio del 1906. Dedicata alla memoria del padre Giuseppe, professore di scienze esatte, venne inaugurata nel 1949 e definitivamente chiusa negli anni sessanta. Nel tempo si è verificato essere uno strumento più efficace e duraturo della scuola per l’elevamento culturale della popolazione, favorendo una curiosità intellettuale che, anche oggi, non conosce titoli di studio né distinzione d’estrazione. Miria Dal Zovo, autrice del contributo relativo alla Biblioteca Popolare, colloca l’iniziativa del Senatore, «pur carica di valenze positive» in una visione paternalistica delle “classi superiori” verso il “popolo”. Dall’analisi delle notizie sul fondo della Popolare è comunque affiorato un panorama narrativo piuttosto vario, soprattutto se considerata la reale diffusione dell’istruzione all’epoca dei fatti. A distanza di anni possiamo affermare, con la ricercartrice, che l’iniziativa del Da Como, indubbiamente figlio del suo tempo , era caratterizzata da una «fortissima responsabilità politica» e da «un’indubbia fiducia positivistica nella funzione della cultura» e, diciamo noi, nel libro sempre più prodotto di consumo. Alcuni parlano della sua iniziativa in termini antidemocratici, ma il profilo del collezionista, letterato, politico e bibliofilo , la cui sensibilità lo porterà a riunire i volumi che costituiscono il fondo giuridico, non può che delineare i tratti di un ideale democratico di diffusione della cultura, considerando il fatto che il Senatore, sempre attivo nella vita politica lonatese, non si negò mai a quanti vi si rivolgevano. Ma è lo scarso clamore (sic!) suscitato dagli eventi che hanno riguardato la Biblioteca Civica del comune, ricordandone la chiusura durata inspiegabilmente per quasi un ventennio – ad approfondire il divario fra la lungimiranza dell’antica prospettiva culturale del Da Como e quella della amministrazioni comunali che si sono avvicendate all’ombra del Celesti, dimostrando tutte, indistintamente, un’ingiustificabile disattenzione. La Biblioteca Civica è stata “cancellata” verso la fine degli anni ottanta e, solo nel 2005 – a fronte di un decisivo intervento dell’amministrazione comunale del tempo – è stata riaperta in una sede prestigiosa come Palazzo Zambelli che aprirà spazi come la Sala degli Specchi alla lettura e all’arte, nelle future esposizioni temporanee. Attualmente è attiva la sola sezione dedicata all’infanzia che con un patrimonio documentario di circa 8000 volumi si pone nella prospettiva di un progetto biblioteconomico – curato dal Dott. Gianbattista Tirelli – di serena programmazione. Tuttavia l’alto indice di fidelizzazione, il più alto del circuito bibliotecario Brescia est, ancora non giustifica l’assenza della sezione adulti che, secondo le intenzioni dell’Ufficio Cultura del Comune, verrà inaugurata nella primavera del 2008. Evento emblematico di un’identità ritrovata.
I dati storici sono tratti da “I quaderni della Fondazione” Rivista semestrale, anno V, n. 8, giugno 2003
Di: Davide Marchi
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