FILIPPO FACCI NOTE DI NOTE
Tra i libri d’argomento musicale pubblicati negli ultimi anni, è semplicemente il libro dei superlativi: il più necessario e intelligente, provocatore, veritiero, divertente, leggibile, e altro ancora.
Raccoglie alcune “Note di Note”, frizzante rubrichina che l’autore firmava su Il Giornale, piccole sacche d’ossigeno nei miasmi del banale letterario-televisivo, sprazzi d’intelligenza, linfe vitali alle quali attingere per non morire, lampi di umanità che è ormai sempre più difficile leggere sulla carta stampata (anche quando si parla di musica). Le solite esagerazioni? Niente affatto. Facci non ha nulla da perdere a dire le cose come stanno, nessuna genuflessione da compiere, non deve leccare i piedi a nessun potente. Uno che ha scritto Di Pietro, biografia non autorizzata (Mondadori, 1997) e dormito per mesi nella sua automobilina parcheggiata dove gli capitava, che altro può temere? Il libro è una miniera di spunti, da approfondire e verificare personalmente. Alcune pagine sembrano rifarsi ai sapidi Barnum di Baricco, quando ancora si dilettava di musica, ma con più aggressività, con la lama che affonda nella carne, non sfiora solamente. Troverete di tutto: giudizi interessanti su Riccardo Muti, artista di cui – in Italia – è vietato parlar male (chiedetelo al critico Michelangelo Zurletti, che sull’argomento si è beccato una decina di querele); esilaranti diari musicali di viaggio (Parigi, Vienna, Bayreuth); giudizi sull’uso dei microfoni nella lirica, sulle mummie che ormai frequentano il mondo della classica, sui critici (!?) musicali, sui colpi di tosse in teatro e sul rito dell’applauso, sui nostalgici della musica di una volta e sul teatro alla Scala. Facci, giornalista e scrittore di razza, è grandissimo perché, in tutta tranquillità, dice semplicemente la verità. Alcuni brevi esempi, fra i molti degni di nota: “Mentre in Italia alla parola cultura viene a tutt’oggi da metter mano alla pistola, in America mettono mano al portafoglio”. “Poi arrivano gli italiani con l’Inno di Mameli. Perepepè. Marcetta mediocre, da strapaese. Perepepè”. “Hanno chiesto a Bruson con quali direttori si trovi bene: ha risposto citando solo gente morta”. “La musica di Nyman? L’ossessiva ripetitività di un sound per cerebrolesi”. “Toscanini sarebbe riuscito a far sembrare la morte di Sigfrido quella di una fiammiferaia”. “Gli spettatori di Bayreuth? Gente che i nostri Rotary club, in confronto, sono dei Leoncavallo”. “Cento Mc Donald’s sono meglio di trecento ristoranti cinesi?”, eccetera. Splendido. Attendiamo il volume due (ed una promessa biografia – non autorizzata – sul divin Riccardo).
FILIPPO FACCI,
Note di note Irradiazioni edizioni, Roma 2001, Euro 12.39.
Di: Enrico Raggi
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