EUROPA, MA QUALE?
Un’aula magna gremita in ogni ordine di posti e due altre sale collegate in videoconferenza hanno accolto alla Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia l’ex capo dello Stato Francesco Cossiga ed il presidente della Banca Popolare di Milano Roberto Mazzotta intervenuti nei giorni scorsi all’annuale Assemblea provinciale della Compagnia delle Opere di Brescia.
Il tema, introdotto dal presidente, l’Avv. Tarantini, si è sviluppato attorno all’identità dell’Europa, riprendendo il dibattito suscitato dalla probabile approvazione della carta costituzionale europea.
Il testo in discussione presenta, secondo Tarantini e la Cdo, lacune soprattutto “dal punto di vista della libertà di associazione, praticamente omessa insieme al principio di sussidiarietà orizzontale. Così come risulta trascurato il riferimento alla necessità di una solidarietà tra persone”. Infine, pesa sul testo non tanto la mancanza di un accenno alle radici cristiane del Continente, quanto la constatazione che, in senso più ampio, “i diritti delle confessioni religiose sono appena accennati, ed in particolare, contrariamente alle specifiche indicazioni emerse nella Conferenza di Vienna sulla cooperazione e sulla sicurezza, si pongono sullo stesso piano le Chiese e le organizzazioni filosofiche”. Sembra necessario a questo punto sollecitare un rinvio e auspicare una riflessione più approfondita. A sua volta l’ex presidente Cossiga non si è fatto certo pregare, attaccando quel “pasticciaccio brutto” concepito formalmente dai politici europei, ma partorito dai tecnocrati di Bruxelles, inchiodando il pubblico in sala per oltre un’ora. Cossiga non si riconosce in questa Europa dei mercati, che non è una sintesi ragionata dei trattati economici e politici sviluppatisi negli anni, a partire dalla Comunità del carbone e dell’acciaio fino ai giorni nostri. “Manca ogni lungimiranza politica – ha osservato Cossiga – e si ha l’ambizione di creare un’Europa concorrente per principio con gli Stati Uniti. Va bene l’Europa con le sue istituzioni e le sue strutture, ma serve un’anima e uno spirito, anima e spirito fatti di cultura e identità. Senza Greci, Romani e Barbari, l’Europa non sarebbe mai esistita e senza anima siamo tutti polvere. Potrei sopportare l’Europa di Barbarossa e Carlo Magno e di Carlo V; ritengo insopportabile, invece, l’Europa degli Chirac e degli Schoder”.
Cossiga mal tollera l’egemonia franco – tedesca che sembra trasparire dalla Carta “specchio di grandi interessi” e sui riferimenti alla tradizione cristiana non ha dubbi: anche negli Stati Uniti di Washington si diceva “In God we trust” (In Dio noi crediamo). “Essi erano ribelli – ha spiegato Cossiga – ma pur sempre figli della patria d’Inghilterra”.
Figli che non rinnegavano le proprie radici pur avendo con decisione voltato pagina. “Così – ha continuato l’ex presidente – non vogliamo la vecchia Europa della restaurazione, ma le nostre radici non si possono rinnegare. Altrimenti saremo polvere smarrita nel cosmo”. Un cosmo che secondo Roberto Mazzotta, sta sempre di più configurandosi in continenti, in porzioni di terra che vedono l’Occidente (nel quale Europa e Stati Uniti non potranno non essere alleati, anziché antagonisti) e il mondo islamico . “Sì perché – ha spiegato il banchiere – stiamo vivendo la crisi della globalizzazione. Il mondo, infatti, sta andando verso grandi aree continentali, legate da affinità culturali e storiche”.
Ma quella della globalizzazione non è la sola crisi alla quale si sta assistendo. “In Europa – ha continuato – assistiamo alla crisi della tecnocrazia che sta restituendo il bastone di comando ai popoli, ai governi. C’è anche una data che ha segnato questa svolta: è quando i rappresentanti economici dei governi europei l’altro giorno hanno detto no alle sanzioni per Francia e Germania ipotizzate dalla Commissione europea”.
E l’Europa dei popoli non può che camminare nel segno della propria tradizione, della propria storia, della propria identità. “La fase dell’Europa tecnocratica è finita -ha sottolineato Mazzotta- ora tocca all’Europa politica, alle persone che la animano, cercare qualcosa di nuovo. E un’Europa che non sia solo di interessi, ma luogo di cultura non può che nascere sotto un unico segno: quello della Croce. Come luogo di pace e di incontro con gli altri”.
Di: Giacomo Ferrari
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