EDA BENEDETTI, LA MOLLA DELL’IDEA

| 1 novembre 2001
96Dipende.p65

Coloriture culturali che svaniscono in un lampo.
Ricordi accavallati di esperienze stimolanti
che ora convivono con la tristezza del presente.

Cara Eda dal profilo autorevole e deciso, oggi le sensazioni di quegli attimi si fanno più forti. Regolano il loro impeto fluente nel pensiero tragico della tua partenza. Imprevedibile e perentoria, come argomentava da sempre il tuo carattere. Dolorosa e malinconica per la fulminante notizia che abbiamo raccolto impreparati qui dalle nostre-tue parti di lago. Ma così recita la sceneggiatura esistenziale. Non c’è verso di cambiarla. Non c’è regola d’attaccamento al sogno terreno che disponga di valvole di sicurezza per l’uscita di scena. E che scena la tua!
Quella di donna forte, sempre impegnata al limite dell’impossibile.
Argutamente attratta dalla progettualità vivace, nell’oscura sfera della cultura ad ampio raggio.
Un mondo strano, investito da sempre dalla polvere dello snobismo. Un mondo che ti apparteneva nel riflesso più nitido: quello del fare e crescere in sintonia con la sostanza.
Difficile trovare alternative al tuo modo di agire. Impossibile scorgere all’orizzonte pianeti alternativi a quell’unione di forza e conoscenza, per promuovere arte, letteratura e cultura in genere che ti caratterizzava. Tra pubbliche relazioni, scrittura, viaggi ideali e promozione, ti aggiravi con il connotato stilistico e nobile del romantico approccio sentimentale. Significando che senza sosta la poesia si delineava emotivamente in tutte le tue imprese. Rendendo vivi anche progetti arditamente utopici. Con la voglia e l’entusiasmo senza inflessioni di maniera, ripetuto e rinnovato ad ogni immagine o percorso degno di nota. Non è stato facile. Non lo sarà mai. Ma il tuo ardore ha dimostrato che tutto è possibile. Tutto s’interpreta e si riavvolge nella spirale del sentimento. Così ti ricordiamo adesso. Avvolta in quella molla d’emozioni catapultate nel futuro dell’idea. Sentimenti sempre e per sempre in transito. Sempre e per sempre tuoi.

Di: Giuseppe Rocca

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