Desenzano: il saluto a Francesco

| 31 gennaio 2015
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Francesco Branchi non aveva ancora 25 anni
L’INGIUSTO CARICO ESPLOSIVO DEL DOLORE
Talento, capacità, applicazione. Tra studio, lavoro, impegno civile e voglia di viaggiare. Già corposo tessuto di ricordi evocativi che aprivano a sogni e progetti immaturamente ed ingiustamente inibiti dalla maligna aggressività del destino. Per una voglia di giustizia e cambiamento, da lui tanto desiderati, che magari correranno sempre più forte nelle azioni attive di chi ne catalizzerà la memoria
Questa che più di tutte è una triste storia. Di quelle che non appartengono al comprensibile, ma all’irriducibile irrazionalità del caso che incespica nell’ignoto. Francesco Branchi, talento e capacità negli studi, nel lavoro, nella passione civile e nel colore di progetti e sentimenti già allertati in un internazionalismo culturale intelligente in quello spicchio non ancora venticinquenne dei suoi anni, non continuerà su questa terra a raccontarci il suo tutto così interessante, colto, appassionato e sincero di giovane opportunamente evoluto a ragioni e sensazioni di vita. Nelle coltri sorprendenti e drammatiche di chi gli è stato vicino, l’ha stimato e gli ha voluto bene, il risveglio amaro dentro una nebbia intrisa di ingiustizia. Ricordando, da brevi frammenti di memoria, che in quel senso di voglia giustizia, cambiamento e vigoria di prospettive ideali si radicavano i molteplici interessi di Francesco. Partendo da un curriculum di studio e impegno di altissimo livello. Studi al liceo classico Bagatta di Desenzano e poi a Cà Foscari  a Venezia, con laurea il lingue orientali e specializzazione in giapponese. Tutto ottenuto raggiunto con il massimo dei voti. Senza dimenticare di lavorare, collaborare con l’università, suonare la chitarra, impegnarsi in politica, tra collettivi universitari ed elezioni comunali ed altro. E poi  viaggiare. La sua grande passione. Da qui le esperienze in Australia e in giro per l’Europa con il progetto Erasmus. Ripercorrendo episodi e scorci di vita, l’invasiva aggressività dell’ingiustizia, insita ferocemente in questa perdita irrimediabile, si manifesta nello sconforto ineluttabile per coloro che ne raccolgono testimonianza e ricordo. Ed allora per tutti voi che correte forte nei sentimenti incrociati, oggi vissuti nel trasparente, improvviso, imprevisto addio di Francesco, l’obbligo, la volontà, il dovere e l’azione di accompagnarne la memoria con impegno e dedizione verso quegli ideali appassionati di giustizia e cambiamento a lui così cari. Per lenire e sopportare la profonda, violenta ingiustizia di questo doloroso carico esplosivo.

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