Desenzano del Garda: LA SCUOLA PERDE DUE SUOI INSEGNANTI MOLTO AMATI

| 30 ottobre 2006
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I l Professor Belotti, mitico professore di materie scientifiche, preside e insegnante per decenni alla Scuola Media Trebeschi. Giulio Manzolillo, insegnante di lingue all’Istituto “Marco Polo”. 

ADDIO PROFESSOR BELOTTI La trama che tesse i fili delle nostre vite ha fatto sì che io sia stata l’ultima preside della scuola media Trebeschi, scuola che il prof. Belotti aveva guidato al suo nascere, alla fine degli anni settanta, e che aveva, poi, accompagnato e fatto crescere per decenni fino alla decisione di andare in pensione. Era il 1999 e il professor Belotti, solitamente così parco di parole, mi disse: “Sono contento di andare via in questo momento, lascio una scuola che mi piace, di cui sono fiero, dove sono riuscito a realizzare tutto ciò che mi sembrava bello e giusto per educare i ragazzi. La ringrazio, vi ringrazio”. Non lo diceva solo a me, lo diceva ad un gruppo di persone, molte delle quali oggi sono qui, che insieme avevano condiviso un’idea di educazione, di fare scuola che, raccogliendo la storia e la tradizione di questa istituzione, aveva guidato il lavoro del prof. Belotti e di tutti noi, creando un senso di appartenenza forte, tra noi e gli allievi, tra noi e le nostre famiglie, tra noi e il nostro territorio. Già, il territorio. Il prof. Belotti era uomo di scienza, non di scienza che si nutre di manuali ma di scienza che i manuali li usa per dare ai ragazzi occhi per “vedere”, mani per fare, pensiero per riflettere e intervenire. Per questo, con silenziosa determinazione, prendeva i suoi ragazzi e li portava a vedere i canneti del lago, ad osservare le foglie degli alberi, a studiare le varietà botaniche di un ambiente alpino, a pulire le spiagge o i sentieri dei boschi, a visitare musei. Era la competente determinazione di chi voleva che quei ragazzi crescessero come donne e uomini che “vedono”, con la mente e con il cuore, l’ambiente che li circonda. E, quindi, lo sanno amare. Così, pazientemente, giorno dopo giorno, il professor Belotti ha accompagnato tanti ragazzi nel loro difficile crescere di preadolescenti, li ha messi al centro della sua attenzione di educatore, in tutta la loro interezza di persone, con quella rara e preziosa capacità di piegare equazioni e formule scientifiche al bisogno di “trovare senso”, così imperativo nella vita, sempre, ma ancor di più quando si hanno 12-13 anni. Attraverso la silenziosa e coerente testimonianza del professor Belotti, è accaduto, dunque, che io stessa, e con me molti amici e colleghi, abbia alimentato quell’idea di scuola e di educazione da cui ero partita e che ho coltivato anche negli anni in cui ho lavorato alla Trebeschi. Ecco, allora, ciò che mi spinge oggi a scrivere: l’affettuosa e consapevole gratitudine. Grazie, professor Belotti, per essere stato con noi in modo così prezioso, ma grazie anche perché, ne siamo certi, dalla Terra Promessa, tra alberi di ogni specie, continuerà a stare vicino a tutti noi, che qui, in luoghi e ruoli diversi, ogni giorno affrontiamo con fatica, ma con immutata passione, l’inesauribile complessità dell’educare.

di Giuliana Sandrone Boscarino

CIAO GIULIO, CI MANCHERAI. Quel che resta, come sempre, come al solito accidenti, è il ricordo. Ne faremmo volentieri a meno. Sentimenti ed emozioni classiche, votate al dispiacere che a volte travalica il confine della rabbia. Sensazioni forti. Percepite tra amici, colleghi e studenti del professor Giulio Manzolillo, sfuggito alla vita in un lampo surreale, troppo intenso per i suoi cinquant’anni appena superati. Succede, ma il rigirare della memoria, non convince alla rassegnazione. In tanti l’hanno ricordato, invadendo la Chiesa di San Zeno per un suffragio commemorativo, di questo paese che lo aveva accolto da più di vent’anni fra le sue schiere di abitanti. Lui che arrivava da quel Prato Perillo, villaggio del salernitano da dove era partito, laurea in tasca, per insegnar tedesco a quello che un tempo si chiamava IPC e oggi si è complicato la denominazione in IPSCT. Il “Marco Polo” per capirci. Istituto Professionale di Stato per il Commercio e il Turismo . Pensate un po’, un terrone di razza a spiegare ai padani l’idioma teutonico di così austero e bonariamente barbaro lignaggio. E come le divulgava bene quelle regole dal declinare dogmatico, ai giovani virgulti del turismo e del commercio locale. Un insegnante vero insomma. Di quelli che aiutano a costruire coscienze e competenze, con la passione giusta calibrata fra comprensione e oggettività di giudizio. Dalla sua parte un carattere aperto e disponibile al dialogo. Facile a intrattenersi con quelli che lui chiamava “i suoi delinquenti”, insinuando la dolce e veritiera malizia, insieme all’affetto, nei confronti di studenti più o meno in regola con l’impegno sui libri. Altri pensieri ad alta voce parlano del Professor Giulio come abile organizzatore di viaggi all’estero e di iniziative collaterali, utili agli sviluppi applicativi della nozione e della regola. Poi c’era la riservatezza personale. E qualche stanchezza dell’ultima ora, per una scuola con motilità d’intenti sempre più complesse ed allievi difficili da trattare e valutare. Stati d’animo articolati in quella mezza età, afflitta dal supermercanteggiare del tempo. Qualche nuvola. Senza presagi di temporali. Che arrivano d’improvviso senza avvertire. Arrivederci Professor Giulio. Nel vortice del ricordo, ingabbiamo la tua storia. Accidenti.

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