Dall’armenia al Garda: musica contro guerre e genocidi

| 2 dicembre 2015
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“Manifesto Anti War”, CD d’esordio di Rita Tekeyan musicista, architetto di origine armena con natali libanesi, oggi residente a Desenzano del Garda, fa parte del progetto che si focalizza su storie di guerra e dettagli, eventi sconosciuti ai più di cui nessuna radio o TV vorrebbe parlare. La centralità relazionale della storia di famiglia con la tragedia del Genocidio Armeno.

L’ assordante forza espressiva di sussurri e silenzi evocativi di urla e disperazione. Efficace riassuntiva annotazione, a cura di Rita Tekeyan, multilingue musicista, cantante, performer, architetto ed artista nella più ampia accezione del termine, di origine armena con natali libanesi oggi residente in riva al Garda, a definire lo sviluppo creativo emozionale del suo progetto artistico. Compendio intrigante di sentimenti forti questo “Manifesto Anti – War” mini album cd, prodotto da Rosa Selvaggia, in cui Rita affronta con efficace intensità questo interessante debutto musicale. Nella centralità oggettiva della storia di famiglia che attraversa dolorosamente la tragedia del Genocidio Armeno. “Come il titolo suggerisce – conferma in una nota l’artista libanese/armena (voce, piano, musiche e testi, coadiuvata nell’esecuzione da Nikita, Synth e Fabio Degiorgi, Basso ed Editing – “Manifesto Anti War” è un grido di disperazione e rabbia contro la guerra ed i genocidi. Una guerra vissuta personalmente sia da me che dalla mia famiglia. Questo mini album fa parte del progetto che si focalizza su storie di guerra e dettagli, eventi sconosciuti da tante persone, eventi di cui nessuna radio o TV vorrebbe parlare, apparentemente insignificanti ad un occhio normale ma giganteschi se vissuti attraverso gli occhi di una bambina. Un progetto di musica dove i sussurri e il silenzio sono essenziali quanto le grida e la disperazione. Pezzi di memoria messi insieme in un nuovo ordine, e in una nuova dimensione, la dimensione della musica, la dimensione delle parole”. Parole che articolano, in attraente opposizione sensibile, il linguaggio evocativo della sofferenza proveniente da alta e ferocissima magnitudo criminale. Per la regola interpretativa straniante, ma inconfondibile e pressante, dell’arte che si fa denuncia, opposizione in complementarietà efficiente al gesto coraggioso e nobile della ribellione. In questo contesto degli opposti che creano, evocano, liberano emerge e vibra la solennità vocale di Rita Tekeyan. Scatenando sonorità e toni che, accantonando risolutamente il contingente chimico della materia, rimbalzano armonicamente in una spiritualità, altrettanto tangibile di sensazioni, in grado di irradiare pensieri ricalcolati a misura e dimensione dell’ingiusta essenza del dolore provocato. Nelle cinque tracce dell’album, ricordi e destini rimescolano la materia sacra dell’essere umano, in una ritualità dimostrativa avvincente incastonata nel pertugio sublime di suoni e canto. “Ho dato voce e musica – sottolinea Rita Tekeyan, descrivendo parte del tragitto ispirante di questa “Manifesto Anti – War” – ad una poesia – Yes Kou Aperet – scritta da mio nonno Avedis Tekeyan. La lirica è tratta dal suo libro “La Tragedia Degli Armeni di Behesni 1914-1918” dedicato alle testimonianze del Genocidio Armeno, e pubblicato a Beirut nel 1956”. “Preziose parole dimenticate”, come ben le definisce ancora Rita, a cui si è ridata vita grazie alla canzone. Esempio trainante della rimembranza che si potenzia nella genesi reinterpretante del linguaggio artistico. Significativa e sostanziale è la scelta del pezzo introduttivo del CD affidata a “La Mort Des Amants” di un Baudelaire che, come si sottolinea in nota,“ci introduce nel mondo oscuro della decadenza”. Mentre “Green Line”, accoglie la narrazione di un giorno normale in tempo di guerra civile a Beirut. La romantica e vuota disperazione attraversa il deciso incedere di Deep Dark Well. A cui fanno eco furia, rabbia e desolazione di “Manifesto Anti – War” titolo denuncia “verso una guerra mai voluta dalle persone che la vivono”. Scatenando abbondanti riflessioni in quell’ossessivo ripetersi di “no way out”. Che, nel ridondante replicarsi di questa impossibilità di via di uscita, evolve in antitetica speranza di stop alla tragedia e di riconquista della Pace attraverso la musica. Ascoltando profondità, colori e dolorose silenziose intensità. Accarezzate da una voce in tachicardica, emotiva, pulsionale, ribelle interattività sentimentale.

www.rosaselvaggia.com/ritatekeyan

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