CONVEGNO A SIRMIONE SU EUTANASIA E ACCANIMENTO TERAPEUTICO

SIRCHIA, IMPEGNO E RICERCA PER ALLEVIARE IL DOLORE
Il Ministro della salute contrario alla regolamentazione della Dolce Morte
Eutanasia. Giravolte di emozioni fra un sì ed un no, senza pace. Pareri a confronto in un convegno a Sirmione nei Saloni del Grand Hotel Terme. Opinioni coordinate da Mario Arduino, quelle di Girolamo Sirchia, Ministro della Salute, Piermaria Corso, Ordinario di Procedura Penale all’Università di Parma e Monsignor Fabrizio Porcinai, Rettore del Seminario Arcivescovile di Firenze e precedute da interventi di saluto del Sindaco di Sirmione Maurizio Ferrari e dell’Amministratore Delegato delle Terme di Sirmione Filippo Fernè.
Sullo sfondo l’importante presenza-ricordo di Benedetta Bianchi Porro, grande personaggio sirmionese dichiarato Venerabile da Giovanni Paolo Secondo e raccontata da Mario Arduino nella scansione incalzante di un dolore tramutato nella gioia della santità. E proprio l’Associazione che porta il nome di Benedetta ha organizzato il convegno. Quasi a significare un riscontro tangibile tra le sofferenze di Benedetta e l’alveo misterioso di una decisione complessa come quella affidata all’eutanasia. Riassunta nelle dichiarazioni di tutti in un discorso che tende ad allontanarne l’idea generale di applicazione, magari insistendo maggiormente sulle proposte di ricerca relative agli studi sulla riduzione del dolore. In questa ottica precisa la presa di posizione del Ministro Sirchia “Qualcuno sostiene – ha spiegato – che la morte è migliore di un certo tipo di vita. Ma è stato fatto tutto per sollevare le persone dal dolore? In Italia questa strada è poco percorsa. Bisogna creare la giusta attenzione.” La valutazione personale di Sirchia, diventa incentivo diretto verso campi di applicazione più intensi, con un occhio particolarmente critico sul percorso italiano. Di cultura dell’ospitalità ha parlato Monsignor Fabrizio Porcinai. Ovvero quando “nel farsi ospite della stessa sofferenza con i suoi drammatici appelli, sul piano personale come su quello sociale, emerge il terreno più propizio per individuare corrette forme di regolazione e cura, in problematiche così emergenti e che si stanno dibattendo con sempre maggiore insistenza.” Sottolineando le necessità di riflessione “per consentire adeguate forme giuridiche che configurino la materia.” Il ragionamento corre così alle cose di legge. Piermaria Corso, attraversa con ragionamento giuridico l’evolversi della materia che ci fa assistere “ad una crescente divaricazione tra diritto e morale o religione e tra diritto e giustizia: la scienza medica – ha proseguito Corso – offre risultati che costituiscono la ragione e spesso l’alibi per un cambiamento di rotta del legislatore.” Curiosità e contraddizione poi che “il fatto (delitto di eutanasia- ndr -) rimane di rilievo penale, ma la sanzione irrogata è simbolica o poco più”. Auspicando alla fine, viste le scelte legislative adottate in altri Paesi dell’Unione Europea (Olanda) l’urgenza “di un chiarimento circa le necessità di difesa ad oltranza delle attuali scelte penali o di una loro mediata rivisitazione”. In una sostanziale affermazione di pensiero, che già nell’atto drammatico di dover decidere per la soppressione di un congiunto, prevede una pena evidente che non necessita di codifiche legislative. Fin qui le ragioni e le emozioni applicate al linguaggio da convegno. Nel dolce amaro contrappunto di pro e contro, l’affermazione realisticamente razionale del Professor Corso, attualizza una situazione di fatto che, pur nella sofferenza dello staccare la spina per conto terzi, riporta il problema a realtà terrene difficili ormai da contrastare. Ed sul dolore infinito, sopportato o soppresso, scelta di campo nostro/vostro/loro malgrado, nessun giudizio finale. Nessuna regola da riflettere nell’intangibile controverso mondo della competenza altrui. O della sofferenza santificabile e storica come quella di Benedetta. Entità prorompente, libera e simbolicamente rappresentabile nel generare e promuovere comprensione ed amore. In un raggio d’azione preciso senza codici dogmatici di giudizio e interpretazione.
Di: Giuseppe Rocca
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