Bergamo – IO SONO IL SARTO – MORONI A BERGAMO. Il capolavoro della National Gallery
La nobiltà delle forbici in pieno ‘500
“Tuttavia quel Moron, quel Bergamasco / per esser gran pittor bravo e valente, / El vogio nominar seguramente che de bona nomea l’ha pieno el tasco; / Ghè dei ritrat, ma in particolar / quel d’un sarto sì belo, e sì ben fato che ‘l parla più de qual si sa Avocato, / l’ha in man la forfe, e vu ‘l vede’ a tagiar / O in pitura Pitor, che carne impasta o Bergamasco pien d’alto giudizio più di così ti non puol far l’offitio: / Ti è Batista Moron, tanto me basta.” (Marco Boschini, “La carta del navegar pitoresco”, 1660, Venezia)
Ora, dopo più di 150 anni, “Il Sarto” di Giovan Battista Moroni, acquistato nel 1862 dalla NationEal Gallery di Londra, torna a Bergamo, ospite dell’Accademia Carrara, per incontrare alcuni dei più noti ritratti del pittore nella sala a lui dedicata in un allestimento ideato da Mauro Piantelli; attorno al “protagonista” sfilano i dipinti raffiguranti i “Coniugi Spini”, la “Bambina di Casa Redetti”, il “Giovane ventinovenne” il “Vecchio seduto”. E’ questa anche un’occasione ghiotta per visitare uno delle più importarti Istituzioni museali lombardi, riaperta al pubblico in grande stile nella primavera del 2015 dopo alcuni anni di grandi restauri e riallestimenti. L’Accademia Carrara fu istituita a Bergamo, nel 1796, per volontà di Giacomo Carrara, come complesso unico di Scuola di Pittura e Pinacoteca, in cui confluì la sua straordinaria raccolta di dipinti. Nel corso di oltre duecento anni si è arricchita grazie a lasciti di grandi conoscitori come Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e Federico Zeri. Memoria e simbolo del collezionismo italiano, Accademia Carrara custodisce capolavori assoluti della storia dell’arte, testimonianze di cinque secoli con Donatello, Pisanello, Foppa, Mantegna, Giovanni Bellini, Botticelli, Bergognone, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto e Piccio. Accademia Carrara vanta tra i più importanti corpus al mondo di opere di Lorenzo Lotto e, appunto, Moroni. L’esposizione attuale conferma il grande impegno della città nelle relazioni con musei nazionali e internazionali, a un anno di distanza dalla grande mostra monografica sull’artista alla Royal Academy di Londra. Ma usciamo dalla Carrara e, poco lontano iniziamo il percorso su cui è strutturata l’intera iniziativa.
Museo Adriano Bernareggi: Moroni e il sacro
In occasione dello straordinario ritorno de “Il Sarto” viene qui presentata al pubblico un’accurata selezione di capolavori moroniani, tra i quali spicca il ritratto stupefacente di Gian Girolamo Albani, e otto dipinti sacri, tutti restaurati di recente, grazie all’intervento di Fondazione Credito Bergamasco. Vediamo quindi un importante capitolo dell’arte di Moroni: pale d’altare, incantevoli polittici e l’ “Ultima Cena” di Romano di Lombardia. Il Museo è stato inaugurato nell’anno giubilare del 2000. Il nucleo originario della collezione era stato raccolto con grande lungimiranza a partire dagli anni Trenta del Novecento da Adriano Bernareggi, Vescovo di Bergamo dal 1935 al 1953. L’esposizione permanente rispecchia in modo prevalente la cultura locale dei secoli XVI-XIX, in un periodo compreso cioè tra il Concilio di Trento (1545) e il Concilio Vaticano II (1963). In questi quattro secoli nel territorio della Diocesi di Bergamo vengono costruite e rimodellate quasi tutte le chiese, sia nei centri sia in periferia, lasciando un segno indelebile nel patrimonio artistico e architettonico. Capolavori pittorici come la “Trinità” di Lorenzo Lotto e la “Madonna con il Bambino e Santi” di Daniele Crespi sono accostati ad umili manufatti che testimoniano la devozione popolare; alla sala del tesoro, arredata con pezzi unici di oreficeria e di ricamo scalati fra Quattro e Cinquecento, seguono gli spazi che esibiscono le collezioni di ex-voto dipinti e sbalzati. Il museo dispone di servizi a disposizione della comunità e della cultura.
Museo di Palazzo Moroni: Moroni a Palazzo
A completamento del percorso espositivo si aprono le porte di un’antica residenza nobiliare, uno dei più affascinanti edifici storici della città. In mostra una selezione di capolavori moroniani, quali “Cavaliere in rosa” (Gian Gerolamo Grumelli, esponente di una delle principali famiglie cittadine), il “Ritratto di Isotta Brembati” e l’austera “Dama in nero”. La Fondazione Museo di Palazzo Moroni nasce nel 2009 dalla volontà del Conte Antonio Moroni (nessuna parentela o discendenza con il grande artista) di fare della propria abitazione la sede di un ente promotore di iniziative di interesse collettivo destinate alla divulgazione, alla valorizzazione, allo studio delle arti nelle loro differenti forme espressive. Il Palazzo, edificato dalla famiglia Moroni tra il 1636 ed il 1666, è la più importante “fabbrica” privata in costruzione a Bergamo Alta in quegli anni. Le attività di studio, di ricerca e di documentazione sono finalizzate alla memoria delle vicende della famiglia Moroni con il fine di promuovere e diffondere della cultura e dell’arte di tutte le epoche con sostegno ad enti, istituzioni, associazioni o fondazioni, pubbliche e private, che perseguano scopi analoghi. La vocazione resta quella di diffondere la conoscenza della dimora e delle opere in essa contenute, dando la possibilità a un pubblico sempre più vasto di fruirne attraverso visite e convegni.
Alcune note biografiche sull’artista. Nasce ad Albino (Bergamo) tra il 1520 e 1524. Pochi anni dopo la famiglia si trasferisce nel bresciano, dove il padre Francesco, architetto, può seguire i lavori di Palazzo Lodron di Bondeno; in questo periodo, attorno al 1532, Moroni inizia la sua formazione presso Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. L’apprendistato si conclude intorno al 1543, nonostante i due collaborino fino al 1549. Nel 1545 si apre il Concilio di Trento. Alla corte del principe vescovo, nonché cardinale, Cristoforo Madruzzo troviamo in questi anni anche il giovane Moroni, che inizia a dare prova di sé firmando le sue prime opere autonome. Conclusasi questa fase del Concilio, nel 1552, egli approda a Bergamo e in patria diventa in breve tempo il pittore di spicco della città, la sua attività è fiorente, soprattutto come ritrattista dell’aristocrazia e della nobiltà bergamasca. A partire dal decennio successivo il pittore si radica nella vita della natìa Albino. I soggetti dei suoi ritratti sono ora i membri della piccola nobiltà locale, del ceto delle professioni, del clero, ai quali si accosta senza timori, in immagini di grande naturalezza. Anche i Santi nelle tante pale d’altare che dipinge in questi anni, hanno i volti della gente comune. Di questo momento sono due capolavori come “Il Sarto” e il “Gian Girolamo Albani”: ritratti dove lo sfondo è costituito da un sobrio tono grigio e l’attenzione è concentrata sull’aspetto fisico e psicologico dei personaggi. L’artista muore, ormai infermo, nella “sua” Albino nel 1579. Ai tempi suoi il Moroni ebbe poca considerazione fuori dal suo territorio, perché allora i grandi ritrattisti – Tiziano in testa – erano dediti ad immortalare Re, Principi col bastone di comando, o spada, letterati, mentre, nel bel mezzo del Cinquecento, compare un uomo normale, un artigiano con la sua qualifica precisa in primo piano: un paio di forbici, con la stessa cura dedicata ai personaggi famosi; e qui mi pare stia la sua grandezza, la sua profonda umanità, la vera nobiltà nel lavoro e nel saper fare, la sua religiosità: quelle forbici, come nei Santi delle sue pale, l’emblema del loro martirio. L’affermazione del pittore sul piano internazionale raggiunge il suo vertice complice Roberto Longhi che, nella mostra milanese “I pittori della realtà in Lombardia” nel 1953 a Palazzo Reale espone ben 35 suoi dipinti e, altamente positivo, trovo il giudizio del grande critico sui suoi ritratti: “Così veri, semplici, documentari da comunicarci addirittura la certezza di averne conosciuto i modelli.”
Fino al 28 Febbraio 2016
Accademia Carrara: Piazza Giacomo Carrara 82, Bergamo; martedì-domenica 10-19; www.iosonoilsarto.it ; Museo Adriano Bernareggi: Via Pignolo 76; martedì-domenica 10-19; www.fondazionebernareggi.it; Museo di Palazzo Moroni: Via Porta Dipinta 12; sabato e domenica: 10-19; da martedì a venerdì solo i gruppi su appuntamento; www.palazzomoroni.it ; Biglietti: Adulti € 12, Ridotti € 10; Gratuito bambini e under 18; Biglietto unico per le tre sedi museali valido per l’intero periodo della mostra: €16 + GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea); Informazioni: da martedì a venerdì: Tel. 035 234396; sabato, domenica e festivi: Tel. 035 4122097; Prenotazioni: Tel. 035 0960906
Fabio Giuliani
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