Desenzano del Garda: BELLEZZE DI ALTRE EPOCHE

| 15 luglio 2008
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Prima che ogni paese e città avesse le proprie sfilate estive di bellezze femminili, in vista delle selezioni provinciali e regionali per concorsi di diverso titolo, da Miss Italia a Miss Eleganza e via dicendo, ugualmente la grazia della gioventù veniva celebrata. Basti pensare alla mitologia, alla storia della letteratura, dell’arte, del teatro.

Pure, accanto a figure dallo splendore conclamato, oggi come ieri ci sono state persone che hanno vissuto la propria bellezza e giovinezza in modo sommesso, nascosto, note solo forse ai figli e destinate a venire dimenticate dai nipoti. Malgrado ciò le loro sono esistenze che non mancano di nessun elemento di certi miti, sono solo più umane, perché sono con la dolcezza e la sofferenza di ciascuno. Dentro un portone di via Murachette di Desenzano, all’inizio del ‘900 si era formata una nuova famiglia presso la corte del falegname Bignotti. Infatti si sposarono Natalia Grazioli e Stefano Bignotti. Crebbero una famiglia di undici figli; tutti, i viventi, diventati grandi con l’impegno di collaborare al mantenimento del nucleo famigliare, infatti ognuno vedeva gli sforzi della madre a conciliare il pranzo con la cena. Si era nel ventennio fascista e non sempre gli artigiani di Capolaterra avevano le simpatie del partito e quindi commissioni importanti. I figli non avevano perciò tanti grilli per la testa, ma sotto l’insegnamento di Natalia erano determinati a migliorare la propria condizione. Era tutta bella gente, ma lo erano soprattutto tre ragazze: Erica, Aden, Iones. Frequentarono le scuole elementari alla scuola pubblica e dimostrarono di essere portate per lo studio, tanto da arrivare fino alla sesta, come usava allora, ma poi, malgrado il parere diverso delle maestre, dovettero lasciar perdere libri e quaderni. Andarono a imparare a fare la sarte dalla zia Pierina Viero, che aveva un suo laboratorio in via Santa Maria. Imparavano a tagliare, a cucire, a ricamare e nello stesso tempo facevano servizio a giornata presso questa o quella famiglia di benestanti di Desenzano. Durante le lunghe sere invernali lavoravano sulle stoffe alla luce delle candele o del fuoco nella cucina di casa. La loro giovinezza fiorì alla fine degli anni venti. Erano molto belle. Lo era soprattutto Erica, la maggiore: alta, slanciata, dalla figura sottile, aveva una gran massa di capelli biondo-ramati, tenuti tagliati corti. Gli occhi erano azzurri con sfumature viola. Simile a lei era Aden, la sorella più vicina per interessi e per età; aveva però capelli ed occhi più scuri. Frequentando l’ambiente delle sarte, avevano il gusto per gli abiti e se ne facevano secondo la moda, ma non avendo troppi soldi, rifacevano i nuovi usando i pezzi dei vecchi. Il venditore di stoffe del paese perdeva la pazienza quando le vedeva entrare nel suo negozio, perché chiedevano di vedere i tessuti per poi comprarne 20 o 40 centimetri. Comunque fosse, sapevano indossare bene le vesti fatte da loro e le sorelle Bignotti erano considerate le belle di via Murachette in quegli anni. Qualche volta andavano ai Veglioni del Teatro Alberti a Capo d’anno, a Carnevale o in altre occasioni, alla Stagione delle operette in quel teatro, dove potevano confrontare le confezioni delle varie sarte del paese, ma pure loro avevano sempre un grazioso abbigliamento. Frequentavano anche l’opera nelle vicine città. Erica si sposò nel 1937 con un capitano di marina, Giuseppe, nativo di Desenzano e dai sedici anni nei vari porti d’Italia dove aveva fatto carriera e dove conosceva il mondo. In una delle licenze nel paese natale l’ufficiale aveva avvicinato Erica sul lungolago in un giorno di pioggia; sia lui, con un amico, sia lei, con la sorella, non avevano l’ombrello. I primi anni dopo il matrimonio li vissero a Pola in Istria, dove Giuseppe era di servizio. Aden sposò invece nel 1941 Luigi, un motorista del reparto dell’Alta Velocità nativo della Sardegna. Questi aveva fatto parte del reparto Alta Velocità nel periodo d’oro di questa scuola e aveva conosciuto tutti i grandi piloti che si allenavano a Desenzano per vincere la prestigiosa Coppa Schneider, assegnata a chi raggiungeva il record di velocità, su un preciso circuito, con un idrovolante. Aveva recuperato il velivolo di Tommaso Dal Molin , uno dei piloti che in una delle prove si erano inabissati nel lago, e aveva lavorato con Francesco Agello che aveva conquistato il primato mondiale, tuttora imbattuto. Luigi avrebbe dovuto sposare una ragazza della sua terra, come volevano le tradizioni famigliari, ma si intestardì e disse in casa che avrebbe sposato Aden o nessuna. Per questo il padre da Alghero era venuto a conoscere Aden e l’aveva chiesta in matrimonio. Aden si sposò per procura e andò a vivere in Sardegna per un primo tempo con i suoceri. Arrivò ad amare questa sua nuova terra più degli abitanti e se ne distaccava solo in rare occasioni. Iones, poco tempo dopo, sposò un giovane di Desenzano. Erica e Iones rimasero sempre belle, perché una morte precoce le colpì che erano ancora giovani. Aden morì anziana in Sardegna e, malgrado le rughe, aveva ancora il bel profilo regolare della giovinezza.

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