ALTEA
Conosciuta fin dai tempi più remoti l’Althaea officinalis, originaria delle steppe asiatiche, è giunta in Europa molto prima dell’era cristiana; dove si è facilmente acclimatata.
Per tutto il Medioevo ha rappresentato una delle erbe più sfruttate tra i “semplici”, coltivati negli orti di ville e monasteri. Il suo nome deriva infatti dal termine greco althein, che significa “curare”. Questa pianta vistosa e rustica che si ritrova lungo fossati e corsi d’acqua, è un erbacea perenne capace di raggiungere senza problemi il metro d’altezza, arrivando fino ai 170 cm. Ricoperta interamente da una fitta peluria biancastra; ha fusti ben eretti di color verde-rossastro, che portano foglie alterne, irregolarmente lobate, dal margine crenato-dentato. Le sue radici sono grosse, cilindriche, fibrose e carnose, di colore biancastro e odore acidulo. I suoi fiori di colore bianco o rosa-purpureo possono essere solitari o raccolti in racemi e sbocciano da giugno fino a settembre. La loro corolla è di diametro espanso (8-10 cm) e costituita da 5 petali, mentre il calice formato da 5 sepali è rinforzato da un calicetto di 6-8 brattee saldate tra loro. Il frutto è formato da più acheni, piccoli e reniformi, disposti a cerchio, aderenti l’uno all’altro. Al genere Althaea appartengono anche altre specie, quali l’Althaea cannabina, l’Althaea rosea, l’Althaea vitifolia; molto apprezzate e coltivate in parchi e giardini a scopo ornamentale e decorativo. Come moltissime altre piante officinali grazie al carattere “rustico” l’Altea è di facile coltivazione. Predilige i luoghi umidi, dove non si raggiungono temperature troppo elevate, e terreni profondi, leggeri e soleggiati. La sua propagazione può avvenire sia per seme che per divisione del ceppo. Le colture di Altea hanno durata biennale o triennale, al termine delle quali si effettua la raccolta delle radici, che avviene sempre nel periodo autunnale (settembre-novembre) quando la pianta è in stato di riposo vegetativo. Già a partire dal primo o dal secondo anno comunque, è possibile attuare la raccolta dei fiori e al termine della fioritura quella delle foglie. Pianta medicinale tra le più utili, svolge numerose funzioni sull’apparato respiratorio e digerente. Già Dioscoride (I sec d.C.) nella sua De medicinali materia consigliava la pianta per i disturbi delle vie respiratorie, dell’apparato urinario e in particolare su ferite e ascessi. Nell’antichità veniva utilizzata sotto forma di decotto unito al grasso di foca per farne unguenti contro gli ascessi; lo sciroppo di radici e miele per curare la tosse secca, come antinfiammatorio vaginale e per problemi ginecologici, nonché come pianta per rendere i capelli più forti e belli. Le azioni dell’Altea sono attribuibili principalmente alle mucillagini, contenute in particolar modo all’interno delle radici. Queste svolgono un’azione sedativa, emolliente e antirritativa delle mucose delle vie respiratorie, ma agiscono anche a livello delle mucose dell’apparato digerente. Le mucillagini infatti, se assunte per via interna, formano un film protettivo che va ad attutire le irritazioni sia di natura meccanica che chimica. La si consiglia sotto forma di decotto o in polvere, in caso di acidità di stomaco, gastriti, reflusso o infiammazioni del tratto intestinale. Le mucillagini svolgono anche un’importante azione lassativa, proprio perché possiedono la caratteristica di idratarsi e cioè di assorbire acqua, aumentando di volume e favorendo così il transito intestinale. L’Altea è una pianta che viene inoltre consigliata dovunque ci sia uno stato infiammatorio. Ottimi risultati si sono ottenuti nel trattamento di infiammazioni a livello del cavo orale, come ascessi o gengiviti. Viene poi utilizzata anche in caso di infiammazioni a livello del tratto genito-urinario e della pelle (foruncoli, arrossamenti, pruriti, ecc…), trovando largo impiego in preparazioni che proteggono le pelli delicate, secche e congestionate.
A cura di Laura Ederle www.inherba.it
Dal Dipende di Autunno 2016 https://www.giornaledelgarda.info/giornali/160928-1749-233AUTUNNO2016doppiapagina.pdf
Tags: Altea, inherba, Laura Ederle
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