Alberto Savinio. Nessuno scrive più così di musica.

| 22 gennaio 2018
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Una goduria, un catafalco barocco di metafore immaginose, di lampi  d’arguzia, di ironici fuochi d’artificio.

(al secolo Andrea De Chirico, fratello del pittore Giorgio)
pianista, compositore, scrittore, musicologo, pittore, artista onnivoro e inclassificabile – divaga (apparentemente), ma coglie sempre nel segno per vie traverse, di rimbalzo, voltato dall’altra parte, con uno strabismo infallibile nel fare centro.
Torna nelle librerie il suo “Scatola sonora” (Il Saggiatore, pp. 600, € 34), recensioni, cronache, ritratti, divagazioni musicali, gli scritti musicali che Savinio compose fra gli anni venti e il secondo dopoguerra, pennellate rapide e luminescenti che danno vita a un quadro lucido, profondo, sagace, dirompente, corrosivo, polemico, ispirato, libro arricchito da una quarantina di pagine inedite, volume prezioso e da tempo introvabile.
Savinio ascolta una “Nona” di Beethoven rintanato fra i contrabbassi e ne coglie colori, risonanze, strutture mai udite. Rossini è come il ciclista che per stare in piedi deve andare veloce e le sue Ouvertures sono città in miniatura appoggiate sul comodino. Un “forte” lo colpisce: “Venne giù con fracasso la batteria delle pentole da cucina”. E “il canto che sale a succhiello, luminoso nel nero infinito del cielo notturno” di Verdi. E l’enorme orecchio appoggiato per terra, del gocciolante e melmoso Debussy. E Brahms dall’”aspetto di medico specialista per le malattie dei bambini”. E gli “spettatori che tornano a casa come falene nella sera” dopo una “Traviata” particolarmente commovente.
Un’autentica miniera di fantastiche sorprese. Chi può permettersi oggi tale ricchezza fotografica, poetica, creativa e insieme esatta?
Analisi sempre originali e inaspettate. Infallibili e surreali. Talmente divertenti e leggiadre che le approvi anche se non le condividi (Haydn? Una mente sfornita di intelligenza. La musica di Mascagni non cammina, ha le ruote quadre, si suda di fatica a sentirla. Wagner, autore superato, di stanza nel deposito delle inutilità).     Non trovi mai un “bello”, un “carino”, un “interessante”, buttati lì un tanto al chilo, perché mancano le idee. E’ musica sulla musica, da leggere tutta d’un fiato, lontana anni luce da certa monotonia odierna.

ENRICO RAGGI

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