Trento – Viaggi e incontri di un artista dimenticato. Il Rinascimento di Francesco Verla

| 29 settembre 2017
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Tra Vicenza, Perugia, Roma, Trento

Ecco come una mostra valorizza un territorio e un museo

Presso il Museo Diocesano Tridentino è attualmente in corso una interessante mostra dedicata a Francesco Verla, la prima monografica mai dedicata a questo singolare pittore, noto per lo più agli studiosi, ma poco al grande pubblico; curata da Domizio Cattoi e Aldo Galli, conclude un complesso percorso di ricerca sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trento. L’indagine ha fatto emergere numerosi dati inediti, nuove attribuzioni e documenti finora sconosciuti che vanno a riempire significative lacune nella conoscenza di un artista di notevole importanza per la storia dell’arte locale. Nato presso Vicenza, Verla ebbe una carriera itinerante che lo portò nei primi anni del Cinquecento in Umbria, dove conobbe il grande Pietro Perugino, e a Roma, governata allora da Papa Alessandro VI Borgia. Qui si diede allo studio dell’arte antica e delle rovine del Palazzo di Nerone, la famosa “Domus Aurea”, dove scoprì quel genere di decorazioni – allora di gran moda – denominate “grottesche”. Queste esperienze rimarranno indelebili nella sua memoria, per cui egli sarà tra i primi a diffondere a nord del Po un repertorio fatto di dolcissime figure devote e di cornici estrose e bizzarre che lo distinguono nettamente dai contemporanei. Rientrato in patria, Verla si afferma presto come uno dei pittori più apprezzati di Vicenza, partecipando al cantiere simbolo del Rinascimento in città, quello della chiesa di San Bartolomeo, sciaguratamente distrutta nell’Ottocento. Una grande, bellissima pala d’altare dipinta per una cappella di quell’edificio è stata identificata in quest’occasione e possiamo ammirarla in mostra. Il precipitare della situazione politica, che vede Vicenza pesantemente coinvolta nella guerra che contrapponeva la Repubblica di Venezia e l’Impero Asburgico, spinge il pittore a trasferirsi prima a Schio, dove lascia uno dei suoi quadri più ispirati (anch’esso in mostra), e poi, nel 1513, in Trentino. Qui si fermerà per diversi anni, lavorando, oltre che nella città vescovile, a Terlago, a Seregnano, a Calliano, a Mori e a Rovereto, dove prese dimora e dove morì, ancora giovane, nel 1521. In una terra ancora profondamente legata a stilemi gotici, Francesco Verla fece da apripista al rinnovamento culturale e artistico che di lì a poco si sarebbe sviluppato mirabilmente grazie all’azione del principe vescovo Bernardo Cles. La perdita di molti dei suoi lavori, il successivo arrivo alla corte clesiana di artisti di prima grandezza come Romanino, Dosso Dossi e Marcello Fogolino, e anche un certo imbarazzo della critica davanti alla sua diversità rispetto ai pittori veneti contemporanei, ne hanno a lungo oscurato i meriti. Per il pubblico Verla è dunque oggi un artista ‘dimenticato’. Da qui è nata l’urgenza di riscoprirlo e di rivalutarne il ruolo di alfiere del Rinascimento tra l’Adige e le Alpi. La mostra riunisce per la prima volta la gran parte delle sue opere, alcune delle quali restaurate per l’occasione, radunate qui grazie a prestiti provenienti da numerose istituzioni nazionali e chiese del Vicentino e trentine. L’itinerario di visita, che unisce opere note ad altre pressoché inedite, svela al visitatore la singolare personalità artistica del Verla e permette di misurane i debiti con Pietro Perugino e Bartolomeo Cincani, detto il Montagna, maestro della civiltà figurativa vicentina tra XV e XVI secolo. Per ricostruire al meglio i contesti storici e stilistici dell’epoca, saranno poste a confronto con le opere del Verla una pala del Montagna proveniente da San Giovanni Ilarione, già a Vicenza, una scultura lignea di bottega veronese della fine del XV secolo e un dipinto legato al mondo figurativo di Pietro Perugino. Nel contesto dell’esposizione, a conferma del ruolo di raccordo con la realtà territoriale circostante che il museo deve svolgere, saranno infine valorizzate anche testimonianze pittoriche riferite all’artista vicentino dislocate sul territorio, come il ciclo figurativo della chiesa di San Pantaleone a Terlago. Parallelamente alla mostra dedicata a Francesco Verla, il Castello del Buonconsiglio propone un’esposizione incentrata sulla figura del pittore Marcello Fogolino dal titolo “Ordine e bizzarria. Il Rinascimento di Marcello Fogolino”. L’esposizione di Verla è corredata da un ricco catalogo edito dal Museo Diocesano Tridentino e dalla Tipografia Editrice Temi.                                                                                                                                           Alcune note sulla sede espositiva. Il Museo Diocesano Tridentino, proprio a fianco della Cattedrale cittadina, è realtà importante per quanto riguarda l’aspetto artistico-culturale di questa città, con riflessi che vanno anche oltre i confini regionali propri. Venne fondato nel 1903 allo scopo di salvaguardare il patrimonio artistico della diocesi e con l’intento di farne strumento didattico per la scuola d’arte e di archeologia cristiana del Seminario Teologico. La sua prima sede fu collocata presso il Seminario Minore, edificio requisito con la prima guerra mondiale per essere adibito a ospedale militare. Di conseguenza le raccolte furono smembrate e ricoverate presso la sagrestia della Cattedrale e altri depositi periferici. Solo nel 1963, in occasione del IV centenario del Concilio di Trento, il Museo poté avere una sede stabile accanto alla Cattedrale di San Vigilio, in Palazzo Pretorio, antica residenza dei principi vescovi. Si trattò di una sorta di rifondazione del museo, che ora acquisiva una sede definitiva e centrale. Non tutti gli ambienti del palazzo però erano stati restaurati, non tutte le raccolte avevano trovato adeguata illustrazione nel primo assetto espositivo. Nel 1991 fu promossa una nuova, radicale ristrutturazione del palazzo, alla quale corrispose la catalogazione delle raccolte ad opera di specialisti dei singoli ambiti di produzione artistica, il restauro di opere precedentemente conservate nei depositi, la ridefinizione del percorso espositivo e il nuovo progetto di allestimento. Al museo compete anche la custodia della Basilica paleocristiana di San Vigilio e dei reperti archeologici rinvenuti nel corso degli scavi effettuati nel sottosuolo della Cattedrale. Nel 2000 è stata aperta una sede succursale a Villa Lagarina, negli ambienti del settecentesco Palazzo Libera, messi a disposizione dall’amministrazione comunale. Nelle sale è esposto un nucleo di opere d’arte e suppellettili ecclesiastiche di notevole interesse, riferibili alla raffinata committenza della nobile famiglia Lodron, alla quale spettava il diritto di patronato sulla vicina chiesa di questo centro. Il museo conserva attualmente poco più di 12.500 opere. Di queste, 286 sono state esposte nel percorso permanente. Un patrimonio destinato a incrementarsi progressivamente, poiché ogni anno vengono effettuati nuovi depositi da parte delle chiese della diocesi. Le opere giungono in museo in concomitanza con i lavori di restauro degli edifici sacri: in tal caso il deposito è limitato nel tempo e gli oggetti tornano in chiesa al termine del periodo concordato. Più spesso le opere vengono depositate in modo permanente, perché ormai inutilizzate, in pericolo, oppure in attesa che la chiesa d’origine riesca a garantire una loro sicura e corretta conservazione. Quasi tutte le raccolte sono state catalogate ad opera di specialisti dei diversi ambiti produttivi. Il museo sta predisponendo la catalogazione informatica dei propri beni tramite l’utilizzo del programma fornito dall’Ufficio Nazionale Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Museo Diocesano Tridentino – Palazzo Pretorio, Piazza Duomo 18, Trento; fino al 6 Novembre 2017; Orari: 10-13 e 14-18; chiuso ogni martedì e 1° Novembre; Info: Tel. 0461 234419, Lorenza Liandru; www.museodiocesanotridentino.it

Fabio Giuliani

 

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Francesco Verla Madonna con il bambino in trono tra i santi Cristoforo Gerolamo Sebastiano e Rocco 1517 olio su tela 291x196 cm

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