ELEGANTE RESISTENZA DELLO SPIRITO

| 9 luglio 2015
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Addio a Vitaliano Gaidoni, imprenditore, ingegnere con il gusto senza compromessi per la pulizia delle forme ed il rispetto per bellezza e autenticità. Ed ancora viaggiatore in costante evolutivo movimento di sensazioni ed emozioni sempre interpretate in ragione di un originale, sensibile modo di essere.

Quel che cerchiamo. Tra quello che è stato e ciò che resta. Frammenti post esistenza. Sovente evanescenti. Talvolta eccellenti. E resistenti all’uso e consumo dell’immediato. Generativi di storia vera. Quella che cerchiamo ed apprezziamo appunto. Vicende d’impresa, lavoro, impegno, bellezza, coraggio, buon gusto, antichità e oggetti da rispettare e collezionare, viaggi e movimento da non subire, ma interpretare, ed elegante anticonformismo in fatti, relazioni sociali e progetti mai contraffatti dal compromesso. A ribadire, grazie all’amore sentimentale e concettuale per il restauro, un ideale di vita originale per la sua precisione rappresentativa. Raccordo di pensieri ed emozioni per ricordare l’ingegner Vitaliano Gaidoni, imprenditore edile bresciano dal respiro aperto autonomamente esclusivo, colpito in itinere viaggiante nell’amata Turchia, quasi come da copione, sull’ultima carrozza lanciata verso altri destini. In sua memoria l’eccellenza di quel che resta di cui si diceva. Partendo dalle radici subito sfruttate verso rincorse complicate, ma vincenti. Una laurea di ferro e una sensibilità dal lusso armonico. A compendiare subito, da giovane, la rivoluzione e il distacco dall’azienda edile di famiglia per collegare la sua inclinazione coraggiosa verso la complessità fascinosa del restauro. Da lì il trampolino professionale nel colorare l’evoluzione dell’eccellenza. Nella moltitudine del divenire lavorativo ricordiamo a Brescia Teatro Sociale, Santellone della Badia, Museo delle Armi – a Salò Palazzi Coen e del Podestà – a Venezia Ca’ Contarini. Pezzi pregiati rilanciati dal prezioso gusto che Gaidoni imponeva con determinazione nella scelta del percorso progettuale. A quell’attenersi con scrupolo al progetto. Sfidando le convenzioni materiali in ragione di rispetto per eleganza, pulizia della forma, funzionalità. Traducendo l’animata passione per lavoro, bellezza, antichità, arte, collezionismo e restauro come definitiva raccolta di intenzionalità espressive in una esclusione risoluta del compromesso. Dalla quale non sconfinare mai. L’oltre confine per Gaidoni era invece il viaggio. Elemento mai subito, ma interpretato come avvincente motore interattivo per la motilità di idee, pensieri, emozioni. Duttile e sofisticata dicotomia tra due consistenze. Quella incastonata tra fondamenta e strutture a specchio e riflesso dell’altra itinerante, magicamente attrattiva nella sensazionalità relazionale. Gioielli sfavillanti appartenenti ad una unica corona sentimentale. Perché di sentimento nitido si trattava sempre quando Vitaliano inseriva l’amicizia nei rapporti personali. Privilegio intenso dal quale poter ricavare sintonie lineari di nuove conoscenze e utili apprendimenti. Molteplicità eclettiche di personalità, che oggi rimarcano un’assenza, a riproporsi ancora una volta in quel che resta davvero nel profondo. Come in un viaggio intrigante del profumo dell’essere in cui Vitaliano Gaidoni ha liberato ora il suo sussistere post materiale. Pulito e originario nella volontà di esser vero e non verosimile. Un gusto ben rappresentato nel Sud del Marocco, altra porzione di spazio affettivo per lui molto importante. Lì la creazione di un luogo in cui le origini, nel dettame classico di campi coltivati e allevamento animali, trasferisce il connotato vincente della semplicità sul paradosso viavai del dare avere del mondo. In un rapporto di genuina, elegante, sincerità. Che le turbolente, intense leggerezze dei venti di Riff e Sahara incroceranno a sensazione e memoria di uno spirito eccellente e sensibilmente resistente.

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