Venezia OMAGGIO A MARIO NIGRO
La collezione Peggy Guggenheim rende omaggio a un grande maestro dell’arte italiana
Mario Nigro è uno dei maestri dell’arte italiana che ha sempre mantenuto una prospettiva e un riferimento ad una dimensione internazionale del proprio linguaggio: la sua identità espressiva, in continua e costante evoluzione, si può definire una personalissima declinazione di astrattismo dinamico, che combina riferimenti scientifici, matematici, musicali e tonali, secondo una prospettiva razionale tesa alla coniugazione di struttura ed emozione. La mostra illustra un significativo percorso nell’articolata e multiforme opera di Mario Nigro, attraverso alcune opere di fondamentale importanza che dimostrano la sua posizione di assoluto rilievo e la dimensione anticipatrice della sua ricerca nell’ambito del panorama dell’astrattismo italiano e internazionale, come testimoniano anche le sue numerose presenze alla Biennale di Venezia e ad altre importanti rassegne.
Il percorso della mostra, essenziale e al contempo ricco di spunti, permette di cogliere la complessità e novità dell’opera di Nigro, il cui linguaggio manifesta la sua tensione espressiva, legata a una dimensione esistenziale tragica, risolvendola non nell’immediatezza di una poetica informale e di una pittura d’azione, ma nel segno di una riduzione e di un’essenzialità che anticipano le correnti minimaliste degli anni sessanta.
Approfondimento:
Nella prima delle due sale in cui si articola l’esposizione, vengono presentate due opere del 1950, appartenenti al ciclo dei pannelli a scacchi, nelle quali le scansioni ortogonali bianche e nere, la cui genesi è direttamente riferita alle griglie neoplastiche di Piet Mondrian, vengono da Nigro attivate in senso dinamico, con un richiamo diretto alla poetica del Futurismo, attraverso la moltiplicazione dei piani di lettura delle superfici e le scelte di variazione cromatica. In questo stesso spazio, è inoltre possibile leggere il processo creativo che porta Nigro a questa originale elaborazione del linguaggio astratto costruttivo. La sua complicazione percettiva, fortemente anticipatrice rispetto ai suoi contemporanei si esprime, infatti, in una sequenza di alcune importanti opere su carta degli stessi anni, due delle quali costituiscono la donazione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim. Questi lavori si pongono in dialogo con l’opera esposta all’ingresso della mostra, Scacchi (1952), che segna il momento di transizione dalla dinamica ortogonale a quella diagonale, passaggio decisivo che porta Nigro alle realizzazioni seguenti, presentate nella seconda sala.
Nella seconda sala è documentata l’ulteriore complessità e ricchezza che viene ad assumere l’opera di Nigro tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta: nucleo ideale della sequenza di opere qui esposte è infatti la riflessione sviluppata in questi anni dall’artista nell’elaborazione progressiva del suo ciclo dello spazio totale, dagli studi su carta, alle opere su tela e ai suoi sviluppi tridimensionali e su scala ambientale. Lo spazio totale di Nigro, visualizza il compenetrarsi di diversi gradi di realtà e di dimensioni, riferendosi al contempo alla scienza relativistica e alla tragicità del divenire dell’esistenza, rese presenti in immagine nelle fughe prospettiche irriducibili di reticoli ottico-percettivi che l’artista movimenta sia in termini strutturali che cromatici. Tale ambito di espressione viene esplorato da Nigro in un complesso procedimento costruttivo strutturale, come evidenziato nella serie di studi su carta qui presentati, e trova multiforme espressione nelle opere su tela: dalle più composte intersezioni ottiche di piani dimensionali evidenti nelle opere Spazio totale: strutture, del 1953-56, alla frattura drammatica di Spazio totale: interruzione (1954); dalle progressioni ritmiche di Spazio totale: progressioni ritmiche simultanee in variazione vibratile, del 1955, a quelle lineari di Spazio totale: divergenze simultanee drammatiche, del 1954-59, e di Spazio totale: contrasti opposti, del 1954-59-61. Chiudono la sala altre due opere che sviluppano la riflessione di Nigro sullo spazio totale, ma questa volta secondo una logica tridimensionale. Una di queste è l’opera di 7 metri di lunghezza in 12 elementi Dallo spazio totale 1954: serie di 12 rombi continui a progressioni ritmiche simultanee alternate opposte, del 1965, che venne presentata da Nigro nella sala a lui dedicata alla Biennale di Venezia del 1968, nella quale l’artista realizzò una sequenza percorribile attraverso la combinazione di lavori tridimensionali a parete e a pavimento. L’altra, Dallo spazio totale: progressioni ritmiche simultanee opposte, del 1966, è una trasposizione delle griglie ottiche virtuali delle opere su tela in due reticoli prospettici opposti in legno dipinto in rosso.
In occasione della mostra verrà pubblicata una monografia bilingue, in italiano e in inglese, che presenta il percorso storico-artistico di Mario Nigro, tra la fine degli anni quaranta e gli anni sessanta.
Orario d’apertura: 10.00-18.00; chiuso il martedì, ingresso: euro 10; euro 8 senior oltre i 65 anni; euro 5 studenti; gratuito 0-12 anni, ulteriori informazioni: Alexia Boro tel. 041. 2405 404 – press@guggenheim-venice.it
Di: Comunicato Stampa
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