Verona MASI: UN NOME, UNA TRADIZIONE

| 1 dicembre 2006

Parlare di Masi a Verona è parlare di viti e di vino.

Quello che mi colpisce è che la famiglia Boscaini, proprietaria fin dalla fine del’ottocento dell’Azienda, è meno conosciuta del proprio marchio e questo, a mio parere, sta a significare la “modestia” dei membri della famiglia. Tanta modestia accompagnata, però, da tanta professionalità e da tanta passione (basta scambiare due chiacchere con il “patron” Sandro Boscaini per rendersene conto) ha portato l’Azienda a livelli d’eccellenza, sia nella quantità e, soprattutto nella qualità. L’Azienda prende nome dal Vaio dei Masi, una piccola valle che fa parte dei terreni dei Boscaini, appunto, dalla fine del XVIII secolo e si è sviluppata fino ai nostri giorni acquisendo anche vigneti in Toscana, in Argentina (dove produce il magnifico “paso doble”), gestendo i terreni dei discendenti dei Dante e creando, di conseguenza uno dei Marchi di qualità e di tradizione come quello dei Serego-Alighieri che sono diventati anche partners della Masi. Masi non è solo tradizione, ma anche innovazione e tecnologia. Col Gruppo Tecnico Masi sperimenta nuovi vini da vitigni autoctoni come ad esempio, l’Oseleta e la Dindarella e migliora quelli tradizionali come il “supervenetian” Campofiorin ripasso e il Valpolicella dell’Anniversario Serego Alighieri, è coinvolta in progetti di studio anche con Università, organizza seminari e produce materiali inerenti al mondo della vitivinicoltura. Un’altra caratteristica dell’Azienda è la sua internazionalità con l’85% della sua produzione esportato in 60 Paesi. Ma Masi è anche Fondazione che, con i Premi Masi per la Civiltà Veneta che quest’anno hanno raggiunto l’invidiabile traguardo del XXV anno, il Premio Internazionale Masi per la Civiltà del Vino e il “Grosso d’oro veneziano”, intende sottolineare l’operato di Persone e Istituzioni, venete di nascita o di adozione, che hanno dato lustro alla cultura e alle tradizioni venete, che hanno operato per l’amicizia e la solidarietà tra i Popoli e che hanno promosso la “teoria e la pratica” del bere bene. Premio per la Civiltà Veneta 2006 allo scultore Pino Castagna, alla Fondazione Cariverona e alla Marsilio Editori. Premio Internazionale per la Civiltà del Vino ad Antonio Carluccio, uno dei massimi esperti nel mondo di lingua inglese della cucina regionale italiana. Premio Grosso d’oro veneziano al Alvise Zorzi (già premiato nel 1981 col Premio Internazionale) considerato il massimo rappresentante culturale di Venezia.
Ricordiamo alcuni premiati negli anni scorsi: Pierre Cardin, Mario Rigoni Stern, Luigi Meneghello, Tullio Kezic, Susanna Tamaro, Andrea Zanzotto, Fulvio Roiter, Ilvo Diamanti, Ettore Sottsass, Gillo Dorfles, Fulvio Tomizza, Biagio Marin, Hugo Pratt, Demetrio Volcic (anche Presidente della Fondazione), Casa Benetton, Ottavio Missoni, Isabella Bossi Fedrigotti…
L’elenco (largamente incompleto!) dà il significato di come la Masi ritenga importante l’operato dei singoli e delle Istituzioni nel Mondo, in senso generale e non solo in quello della vite e del vino. Forse perché ritiene che il mondo della vite e del vino e, di conseguenza, della cultura “contadina” sia coincidente col Mondo.

Di: Carlo Gheller

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