MOLTO SOLE: OCCHIO AI NEI!

| 1 settembre 2001
festa musica

Recensioni al volo di qualche concerto,
fra i molti delle afose serate estive.

Gavardo, Chiesa di San Rocco, Rassegna Il canto delle Pietre: funambolica e raffinatissima esibizione de La Reverdie, il miglior gruppo italiano di musica medievale (sarebbero i primi al mondo, se non ci fosse l’Ensemble Unicorn di Vienna). In programma brani dal loro ultimo cd Nox-Lux, ispirato ai duelli fra la vita e la morte, fra magia bianca e magia nera, bene e male, chiaro e scuro, giorno e notte, estate-inverno, Dio e Satana: tutta la cultura del Medioevo fu impregnata di simili antinomie, che il gruppo trevigiano (modenese-veneziano) impagina con somma abilità, pari alla stupefacente cultura (tutte le traduzioni, dei vari idiomi europei d’epoca, sono di loro autonoma fattura). Ciò che più impressiona sono i brani creati ex-novo (o arrangiati) in puro stile medievale. Una capacità di mimesi perfetta, dove non distingui più l’originale ed il rifacimento, dove termini l’antico e cominci la finzione. Unico neo, gli orribili capelli arancioni di Ella, in stile punk futuribile. Perché ha cambiato il suo look, così tenero e seducente ad un tempo? Pubblicità del concerto nulla, scandalosa, fogliettini A4 appiccicati con lo scotch al bar degli ubriaconi, tanto paga Pantalone (Regione Lombardia).

Manerba, Armonie sotto la Rocca. Concerto inaugurale dell’Orchestra sinfonica rumena, con Mikail Rudy al pianoforte; in programma il Secondo e Terzo Concerto di Rachmaninov. Rudy strepitoso, come al solito, generoso, donazione totale di sé e delle proprie scoperte (o domande sulla vita). Pochi pianisti al mondo, oggi, possono permettersi il suo scatto vitale, il suo abbandono, la sua dolce furia, la sua resistenza. Il direttore Ovidiu Balan lo asseconda, come può, come riesce, con timore, quasi. Nei bis Rudy riceve ovazioni. Anche qui il neo: un’acustica (Palazzotto dello Sport in Solarolo) indecente, da Dolomiti del Brenta. Per un concerto così il Grande dovrebbe stendere tappeti di porpora.

Gardone Riviera, Teatro del Vittoriale. Il Balletto del Sud nello Schiaccianoci. Splendide ed essenziali scenografie (alla Lele Luzzati), natalizie, calde e avvolgenti pur nella loro semplicità; coreografie sobrie, chiare, logiche e coinvolgenti geometrie, di Fredy Franzutti, efficaci costumi quasi neoclassici che giocano su tenui variazioni cromatiche; compagnia di ballo giovane ma matura sotto ogni punto di vista, con momenti di grande intensità soprattutto nei pas de deux. Orchestra solo volonterosa, un poco scombinata, governata alla bell’e meglio da un Francesco Libetta che faticava le sue sette camicie. La presenza fisica, amichevole, spigliata e confidenziale del direttore artistico Paolo Bosisio, mescolato tra il pubblico, sorridente e sornione, col luccichio proveniente dalla pelata sudata, rende intimo, profondo, quasi dialogico, l’intero spettacolo, lo rende possibilità di comunione d’intenti, inizio d’aristotelica coscienza. Ed il neo? Un tempo birichino, che gocciola, scroscia, soffia, sbuffa, fa i capricci, e non ti lascia tranquillo.

Salò, Duomo di Salò, concerto conclusivo per il restauro dell’organo. Gerardo Chimini impressiona e commuove. Ma non era un pianista? L’organo è davvero il re degli strumenti: tutto può, per chi sa chiedere. Alla fine Chimini, come i veri artisti, inventa su richiesta del pubblico. Improvvisazione sul Magnificat (visto che siamo al 14 agosto, vigilia dell’Annunciazione): ricchezza d’idee esorbitante, fuoco e poesia. Trovata spettacolare semplice e geniale: riprese video con schermo gigante, per chi è in fondo alla chiesa, d’alta risoluzione; vedi tutto: mani, piedi, angioletti e paramenti, ambone e l’omino dei registri, le finte fiammelle delle finte candele, il neo di Chimini. Una vera gioia per gli occhi e per le orecchie (la lezione di Baricco, in L’anima di Hegel, sta dando i suoi frutti). Bello anche il concerto di Giancarlo Parodi, specialista del genere, ma Chimini aveva dentro più libertà, un gusto conversativo amabilissimo, più coraggio, più slancio, una ricchezza timbrica altissima. Qui il neo era dato dal caldo: la pressione della vecchietta che sedeva vicino a me è scesa a 40: prontamente sdraiata sulla panca, con arti inferiori sollevati. Per metà concerto ho avuto davanti agli occhi un paio di scarpe attaccate ad antichi piedi alzati verso il cielo. Potere della musica sacra: prima dell’anima salgono le gambe in Paradiso!
Mi fermo qui, per ora. La seconda tranche il prossimo mese.

Di: Enrico Raggi

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