Lago di Garda LA STAGIONE DELLA TROTA PROMETTE BENE
Numerosi esemplari, di cui uno di oltre sette chili catturato al largo di Sirmione con la tirlindana, fanno ben sperare per il futuro.
Non esiste una pesca in acque dolci che possa dare emozioni forti quali l’aggancio della regina del Garda. D’un tratto la canna si piega violentemente, un guizzo argenteo fuori dalla superficie, il cuore comincia a battere all’impazzata, le mani tremano. Esperienza e sangue freddo contro la grande energia e lo spirito di sopravvivenza del salmonide. Nessun pesce ha una tale vitalità prima di essere guadinato. Mi raccontava un vecchio pescatore la fatica con un esemplare agganciato di 15 kg.
Ore di tira e molla, con improvvisi guizzi fuori dall’acqua e repentine velocissime immersioni fino sul fondo. Una svista, un piccolo ritardo e la partita è persa. Fino alla fine di Aprile quando la temperatura degli strati superficiali non supera i 14 gradi la troviamo vicino agli argini delle colline subacquee, a caccia di avanotti di coregone, aole, sardine, famelica ed insaziabile. Vanno bene ondulanti di medie dimensioni o rapala che in, questa stagione, lavorino in superficie, fino a dieci metri. L’aggancio non è frequente per cui sono necessarie parecchie uscite per una cattura ,che ci ripaga però ampiamente di tutta la fatica. Fino agli anni cinquanta si immettevano nel nostro lago 2 milioni di avanotti di trota all’anno con una produzione di 200 quintali, oggi le tre province insieme ne seminano circa 50.000 con un conseguente riduzione del pescato. Pensate quale patrimonio ittico, di grande importanza anche per il turismo, potremmo avere con un piccolo contributo di tutti e mi chiedo perché la Comunità del Garda non prenda iniziative in tal senso. È indispensabile ricreare un unico organismo che si occupi, come un tempo il Consorzio tutela pesca, del ripopolamento, del monitoraggio della fauna ittica del bacino.
Di: Giorgio Fezzardi
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