SOTTO L’ALBERO LE CANZONI DI TENCO
Cediamo anche noi, volentieri, alla pur sempre piacevole consuetudine di un consiglio per gli acquisti natalizi. In realtà, di consigli non c’è davvero molto bisogno, considerato l’attuale, torrenziale affollamento di novità in cd e Dvd.
Per questo, invece di proporvi la lista della spesa, preferiamo concentrare l’attenzione su una sola pubblicazione, che è anche un capitolo nascosto nella storia della musica popolare italiana. Nei giorni scorsi è infatti arrivato nei negozi un cofanetto di due cd che ripropone l’opera integrale realizzata da Luigi Tenco per l’etichetta Jolly tra il 1964 e il 1966, dopo gli esordi alla Ricordi e prima dell’approdo alla Rca. Rivede quindi la luce l’album «Luigi Tenco» del 1965, il terzo della discografia del cantautore, oltre ad un disco postumo del 1972 nel quale Tenco canta anche Dylan e De Andrè. E’ questa la prima di una serie di operazioni di archeologia discografica con le quali la Gmg intende riportare ordine nelle registrazioni custodite dagli archivi della Jolly, marchio storico della musica italiana e pionieristica scuderia che, a partire dagli anni ’50, investì sugli acerbi talenti di Adriano Celentano, Tony Dallara, Fausto Leali, Enzo Jannacci, Gabriella Ferri e molti altri artisti. All’etichetta di Walter Gürtler, Tenco approdò nel 1964 dopo un periodo alla corte della Ricordi, per la quale aveva cominciato incidendo dischi con pseudonimi del tipo Gordon Cliff, Dick Ventuno, Gigi Mai. In realtà, il primo contatto fra i due si era realizzato nel ’59, quando Gürtler si vide recapitare alcuni acerbi provini che tuttavia non prese immediatamente in considerazione. Dopo alcuni anni e numerose incisioni alla Ricordi, Tenco firmò per la Saar/Jolly, per la quale debuttò il 22 aprile del 1964 con il 45 giri «Ragazzo Mio». Nel 1965, arrivò l’unico album inciso dal grande artista genovese per l’etichetta ed intitolato semplicemente «Luigi Tenco»: è lo stesso album riprodotto, completo di copertina, in questo doppio cofanetto, un disco rimasto a lungo inedito, ricco di perle come «Vedrai vedrai», «Se potessi amore mio», «Ho capito che ti amo», e che ora viene riproposto nel suo formato originale insieme agli altri pezzi realizzati da Tenco per l’etichetta (28 in totale), alcuni dei quali proposti anche con tanto di versioni alternative.
Il menù è completato dai brani che nel 1972 andarono a formare il disco postumo «Luigi Tenco canta Tenco, De Andrè, Jannacci e Bob Dylan», che documenta in pratica la partecipazione di Tenco al programma televisivo «La comare», per il quale aveva scritto numerose ballate ed interpretato alcuni brani famosi di altri autori (tra cui anche «Blowin’ in the wind» di Dylan, tradotta come «La risposta è caduta nel vento», e la «Ballata dell’eroe» di De Andrè).
A conclusione, un eccezionale documento sonoro: Tenco che discute animatamente per più di 20 minuti con il maestro Ezio Leoni mentre lavorano all’arrangiamento di «Com’è difficile». Il rapporto fra Tenco e la Jolly non era destinato a durare a lungo. Nelle note del ricco libretto che accompagna il cd, compilate sulla base di libri come «Vita e breve morte di un genio musicale» di Aldo Fegatelli e «Io sono uno-Canzoni e Racconti» di Enrico De Angelis, è lo stesso Gürtler a ricordare come, nel 1966, Tenco avesse espresso il desiderio di partecipare al festival di Sanremo, e di come lui avesse cercato di dissuaderlo ritenendo la manifestazione non adatta alla sua musica ed alla sua sensibilità. Tenco tuttavia era deciso a provarci, e chiese al discografico la rescissione anticipata del contratto per passare alla Rca che gli aveva promesso maggiore sostegno promozionale e più apparizioni televisive. Fu l’inizio della fine.
«Quando lo vidi in tv, a Sanremo, capii subito che non era più lui – ricorda Jannacci -. Il pezzo era bellissimo, ma se fossi stato lì gli avrei tirato due ceffoni. Forse non si ammazzava. E ci avrei riprovato. I suoi colleghi? Finsero di essere addolorati, al punto di sospendere la loro apparizione, ma il giorno dopo continuarono a cantare. Che schifo».
Di: Claudio Andrizzi
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