Gardone IL ROCK ENTRA NELLA CASA DEL ‘VATE’

| 1 giugno 2000
anfiteatro_festival vittoriale

I KING CRIMSON
ANTICIPANO UN’ESTATE DA BRIVIDO
E’ in assoluto la prima volta che succede: al teatro del Vittoriale infatti fino ad oggi è andato in scena un po’ di tutto, dal jazz al cabaret, dal teatro classico alla lirica. Ma nella casa del Vate il rock non aveva mai avuto accesso. Succederà il prossimo 21 giugno, quando i King Crimson, formazione storica ma ancora seminale, ancora influente nelle dinamiche espressive contemporanee, si esibiranno nell’anfiteatro della casa-museo di Gardone Riviera. Un evento doppiamente eccezionale quindi: perché si compie in una cornice culturalmente prestigiosa, e perché porta ad esibirsi su un palcoscenico del Garda una realtà musicale di grande rilievo internazionale. L’appuntamento con i King Crimson non è del resto che uno dei cardini di un ampio cartellone estivo che nei prossimi mesi porterà nella provincia di Brescia un’ondata assolutamente inedita di stelle della musica nazionale ed internazionale: un cartellone che comincerà idealmente proprio ai primi di giugno con BresciaMusicArt, il festival della contaminazione fra la musica e le arti organizzato da Omar Pedrini dei Timoria, che schiererà personaggi di diverso calibro ed estrazione per una tre giorni ricca di spunti stimolanti (per richiedere il lunghissimo programma mandate una mail ad ellisse@ellisse.it). A giugno ci sarà anche un evento forse discutibile ma di sicuro richiamo come il concerto di Elton John, che si tiene allo stadio Rigamonti il 20: il primo appuntamento di una lunga serie che prevede la sera successiva i King Crimson, ed in seguito nomi di alterno spessore, sparsi tra la città e il Garda, come Irene Grandi, Angelo Branduardi, Joe Cocker, Avion Travel, Franco Battiato, i Cranberries, Al Jarreau, Hevia, Goran Bregovic, Luna Pop, Ligabue: come dire, la carne al fuoco nell’estate gardesana e bresciana davvero non mancherà. Per giugno comunque la scelta degli appassionati più esigenti va sicuramente a concentrarsi sui King Crimson, tornati recentemente sul mercato con il dodicesimo capitolo in studio della loro discografia: “The construktion of light”, questo il titolo del nuovo album della band, ha di fatto rotto un silenzio che durava dal 1995, anno di pubblicazione del precedente “Thrak”, prolungando la saga di un gruppo rimasto sempre attivo fin dall’esordio avvenuto verso la fine degli anni ’60. “I King Crimson sono soprattutto un modo di agire – ha detto il leader della formazione, Robert Fripp, in occasione dell’uscita del nuovo disco – Quando non c’è nulla da fare non si fa nulla, e i Crimson scompaiono. Quando c’è musica da suonare, i Crimson riappaiono. Se tutta la vita fosse altrettanto semplice…” Il gruppo oggi è costituito, oltre che da Fripp, da Adrian Belew, Trey Gunn e Pat Mastellotto: “un doppio duo, o un quartetto che racchiude quattro solisti, quattro trii e sei duetti”, secondo una definizione del leader che lascia presagire come il perno ideale della musica dei King Crimson giostri oggi in maniera particolare sulla flessibilità tecnica spesso mostruosa dei protagonisti della band. Ed anche, diciamolo subito per sgombrare il campo da equivoci, su uno sperimentalismo forse un po’ troppo “onanista” e contemplativo, tipico di chi tende a sostituire i virtuosismi un po’ vuoti alle emozioni più concrete. Da questo punto di vista gli 11 episodi del disco nuovo sono una conferma: “The construktion of light” è una specie di mosaico oscuro e monolitico, di ascolto certo non facile, solo occasionalmente venato di qualche felice spunto puramente melodico. Un disco che può essere anche stimolante, a patto di riuscire a farsi largo tra i tanti autocompiacimenti che spesso rischiano di sconfinare nel soporifero: anche se questo nulla toglie all’indipendenza artistica di un gruppo che anche in questa occasione nulla ha concesso alle facili aspettative, e che per questo rimane, a trent’anni dalla sua prima comparsa sulla scena, un’esperienza sonora unica e sempre fuori dalle righe.

Di: Claudio Andrizzi

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