Milano, 2005: MAESTRI DELLA SCULTURA IN LEGNO NEL DUCATO DEGLI SFORZA

| 29 dicembre 2005
G.A._Del_Maino_Nicodemus_Milan

Una mostra da non perdere, allestita nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano, raccoglie per la prima volta una selezione di 80 opere fra le più importanti della scultura lignea, realizzate tra Quattrocento e Cinquecento nella Lombardia in senso lato (comprendente anche parte del Piemonte e dell’Emilia), grazie a prestiti dai maggiori Musei internazionali, da prestigiose collezioni pubbliche e private e da edifici di culto. Milano, sede della corte ducale sforzesca, era centro propulsore di fenomeni artistici, non dunque di scultura minore si trattava, essendo gli Sforza i maggiori committenti. Le sculture lignee erano apprezzate soprattutto per il forte naturalismo in grado di coinvolgere i fedeli comunicando con immediatezza il messaggio devozionale. Il legno, che si presta più facilmente del marmo e della pietra ad essere dorato e dipinto, splendeva d’oro e di colori, spesso realizzati dai più famosi pittori dell’epoca, fra cui Foppa, Luini, Gaudenzio Ferrari e persino Leonardo. La doratura rendeva prezioso il contenitore poiché sacro era il contenuto. Tutto questo avveniva prima del Concilio di Trento, allorché non c’era chiesa in Lombardia che non possedesse almeno un’importante scultura lignea; oltre ai crocifissi si trovavano monumentali gruppi raffiguranti il Compianto sul Cristo Morto (vedi la bellissima mostra organizzata nel mantovano, un paio d’anni fa a Castelgoffredo e a Medole) e grandi polittici a più scomparti (Ancone).
Con l’applicazione dei decreti del Concilio gran parte di queste opere venne sostituita con altari e sculture in marmo e bronzo, più duraturi e più consoni al gusto classicista cinquecentesco.
Il progetto della mostra si deve a Giovanni Romano, presidente del Comitato Scientifico, e a Claudio Salsi, direttore delle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzasco.
Rilevante è anche il raffronto fra la scultura lignea e le altre tecniche artistiche del periodo considerato, quali la pittura su tavola, il disegno, l’incisione, l’oreficeria e la scultura in pietra che contribuiscono alla conoscenza di una stagione artistica unica e straordinaria.
La mostra è divisa in tre settori scalati cronologicamente in un affascinante allestimento che porta alla riflessione; “I tre settori corrispondono a tre gruppi significativi che ruotano intorno al lungo tramonto del Gotico in Lombardia, al radicale rinnovamento stilistico nell’ultimo quarto del Quattrocento e al trionfo della maniera moderna sulla soglia del Cinquecento.” (Giovanni Romano)
Per la prima parte si è posta l’attenzione al cantiere internazionale del Duomo e alla famiglia di scultori pavesi Da Surso; nella seconda l’attenzione è sulla famiglia degli scultori De Donati in contato con il Bramante; la terza, sulla famiglia di scultori Del Majno, capeggiata per qualità da Giovanni Angelo. Si è usata questa occasione irripetibile per la conoscenza della cultura figurativa scegliendo di affiancare alle sculture lignee altre tecniche artistiche per cui Milano e la Lombardia furono famose in Europa: la terracotta dipinta, l’oreficieria, i bronzetti, arti di cui, per nostra fortuna, le collezioni dei musei del Castello sono ricche, integrate da prestiti mirati intorno al tema del colore nella scultura; i visitatori vedranno per la prima volta, ad esempio, il Busto di Sant’Antigio, grande scultura di metallo prezioso, cortesemente prestato dal Victorian and Albert Museum di Londra. Viene ricostruita in mostra una delle opere più significative dell’arte del Rinascimento lombardo: l’ancona policroma prodotta dalla bottega dei De Donati e proveniente dalla scomparsa chiesa di San Giovanni in Pedemonte a Como. I quattro pannelli che compongono l’ancona sono oggi conservati fra il Bode Museum di Berlino, il Museo della Slesia di Opava e il John and Mable Ringling Museum of Art di Sarasota (USA).Claudio Salsi ci narra, invece, la storia delle sculture lignee del Castello Sforzesco (172 pezzi, oltre agli intagli, dal 12mo al 18mo secolo) e la fondazione, nel 1878, del Museo Artistico Municipale.
A Francesco Malaguzzi Valeri si riconosce il merito di avere avviato, nel terzo volume della serie ‘La corte di Ludovico il Moro – una trattazione con intento sistematico della scultura in legno lombarda’ (1917) con il torto di non vederne il valore artistico, considerandola esclusivamente artigianato.
Fortunatamente il giovane Roberto Longhi, recensendo questo volume, confutava la valutazione dicendo che è un non senso il giudizio ‘legno sta a marmo come arte minore sta ad arte maggiore, come artigiano sta ad artista’, criticando anche le scelte espositive fatte dal museo.
Intorno alla mostra è nato un ampio programma di iniziative culturali e didattiche: itinerari guidati abbinati alle raccolte del Castello, tra cui la Pinacoteca, recentemente riaperta al pubblico con un nuovo percorso di visita e nuove opere.
Tra queste attività: ‘Ma che bel Castello’, per le scuole elementari e medie; una valigetta piena di attrezzi sarà messa a disposizione di ogni giovane visitatore per riportare alla luce la storia dimenticata dei capolavori in legno tutti colorati. ‘L’arte alla corte degli Sforza’; visita guidata per gruppi e scuole nelle sale ducali del Castello, compresa l’inaccessibile Camera del Tesoro dove Argo (affrescato da Bramante e Bramantino) sorvegliava i tesori del duca.
‘Colori e materia nella Pinacoteca del Castello’; percorso parallelo alla mostra che evidenzia il cambiamento di gusto dal Tardo Gotico al Rinascimento attraverso i capolavori di Bonifacio e Benedetto Bembo, Foppa, Mantenga, Bramantino, Luini.
‘I legni del Rinascimento’(mobili e arredi); ‘Dal Castello verso Santa Maria presso San Satiro’, sede di una straordinaria terracotta policroma.

Informazioni e prenotazioni: Civita, Tel. 02/43353522 ; www.civita.it

Milano – Castello Sforzesco, Sale Viscontee
Fino al 29 Gennaio 2006
Orari: 9,30-17,30 da martedì a domenica, ultimo ingresso ore 17
Uffici Stampa: Comune di Milano e CLP Relazioni Pubbliche
Catalogo: Silvana Editoriale

Di: Fabio Giuliani

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