D.H. LAWRENCE: LETTERE E RACCONTI

L’autore de L’amante di Lady Chatterley è stato il protagonista di un’interessante conferenza che, organizzata nell’ambito della rassegna Brescia tra storia, arte e letteratura, ha rievocato le atmosfere di un antico Lago di Garda. Nick Ceramella, ordinario di Lingua e Letteratura Inglese presso l’Università per Stranieri di Perugia, ha tenuto una relazione sui luoghi e la gente gardesani dei primi anni del Novecento visti da David Herbert Lawrence, il profeta del Midlands, uno dei più apprezzati romanzieri inglesi. Come i numerosi scrittori ed artisti che prima e dopo di lui hanno in-
trapreso la via del Mediterraneo, Lawrence nutrì una profonda ammirazione per le bellezze naturali del territorio italiano. Impressioni cui diede corpo in tre raccolte di saggi di cui Crepuscolo in Italia è lo scritto che più di tutti rivela la gioiosa scoperta dell’Italia. Questi «bozzetti italiani», come di defi nì Lawrence, scritti durante il soggiorno a Gargnano e a San Gaudenzio, ma rielaborati nell’autunno del 1915, sottolineano l’importanza che l’Italia ebbe nella sua arte. Lawrence, con la moglie Frieda, soggiornò sulle rive del Lago di Garda dal settembre 1912 all’aprile 1913. Un «Garda bello come il principio della creazione» diviene lo scenario di uno dei momenti più signifi cativi nella vita dello scrittore. Tutta la corrispondenza di questo periodo è intrisa di rimandi alla quotidianità, da cui traspare la serenità di quello che è e sarà uno dei momenti più intensi della sua vita sentimentale. La solarità che Lawrence infonde nella descrizione di questo straordinario soggiorno sul Garda è espressa dalle particolari coloriture di cui riveste l’ambiente circostante, lui che originario di una piccola cittadina del Nottinghamshire, iniziò il suo viaggio verso il di Davide Marchi sud alla ricerca di una mediterraneità che segnerà l’inizio di un’evoluzione che sarà anche e soprattutto fi losofi ca. Il 26 agosto 1912 Lawrence e la moglie giunsero sulle Alpi da dove partirono il 1 settembre alla volta di Riva. «Riva è proprio italiana, la gente è italiana» dirà al suo arrivo. Nelle sue prime annotazioni descrive, come sua abitudine, le caratteristiche dei luoghi: le montagne, il lago, gli uliveti, i campi, i fi ori, i giardini di limoni. «Il blu scuro dell’acqua, il suo verde smeraldo dove bagna le rocce bianche, il viola dell’ombra» divengono il segno di una percezione diretta e personale di una natura creaturale per lui inedita. Di li a poco ripresero il viaggio verso la parte italiana del lago, per giungere dopo qualche giorno a Gargnano. Con la lettera del 3 ottobre, la prima che scrive da Gargnano, prende forma la sua forza immaginativa: «fuori è tutto italiano, strano e in disordine e sembra appartenere al passato. Gli uomini cantano. Il posto odora di vino…siamo sistemati in un appartamento con vista sul lago». Le lettere di questo periodo danno della vita italiana sul Lago di Garda un quadro che documenta in maniera diretta le prime impressioni che il poeta ha di un’umanità vera, immersa nel contrasto tra la luce intensa e abbagliante del sole e la penombra delle chiese e delle abitazioni. «Sono poveri, dirà in un’altra lettera, ma sono sani e se la spassano…gli uomini adorano i bambini, sono contenti dei loro figli, anche se sono poveri». A Gargnano conosce dunque un popolo radicalmente diverso dal suo, luoghi ove l’incantevole bellezza del paesaggio non ancora compromesso dall’avanzare del “progresso” rispecchia nelle costruzioni, nei campi e negli oliveti atmosfere che, di lì a poco, anche in Italia sarebbero scomparse. «Gargnano è straordinariamente carino» dirà riassumendo ciò che le memorabili pagine dedicate al Garda esprimono. Lawrence partì dall’Inghilterra alla ricerca del sole. Di fronte al lago pensava con avversione ai luoghi anneriti dalla polvere del carbone, fondali della sua infanzia e adolescenza. Dopo sette mesi sul lago di Garda, Frieda e Lawrence si spostarono con riluttanza verso la Germania per fare rientro in Inghilterra, nutrendo la convinzione di aver incontrato il paradiso, ove peraltro ritornerà altre due volte per portare a compimento la sua ricerca di una società più libera e persino più primitiva
David Herbert Lawrence nasce a Eastwood, Nottinghamshire, l’11 settembre 1885, quarto di cinque figli. Scrittore britannico, noto per la sua vena vigorosa e originale, nelle prime opere vede e illumina dall’interno la natia Eastwood e la campagna circostante. Intraprende innumerevoli viaggi intorno al mondo. Nel 1922 inizia a tradurre le opere di Verga. Nello stesso anno, 26 febbraio, partìe da Napoli per l’India. Soggiorna a Ceylon per recarsi poi in Australia, dove scrive il suo ottavo romanzo, Canguro. Prosegue il suo viaggio nel Pacifico: Nuova Zelanda, Isole Cook e Tahiti, approdando il 4 settembre a San Francisco. Il 23 marzo 1923 si trasferisce in Messico, dove il 22 novembre si imbarca a Vera Cruz per fare rientro in Inghilterra. La narrativa, la poesia, la critica e la filosofia consistono fondamentalmente in una faticosa esplorazione delle leggi della vita. Le sue poesie hanno infatti quasi sempre un riferimento autobiografico. D.H. Lawrence muore a Vence, in Francia, il 2 marzo 1930. Tra le sue opere più celebri da ricordare La ragazza perduta (1920), Mare e Sardegna (1921) e L’amante di Lady Chatterley (1928).
Commenti