2003, Milano: Modigliani a Palazzo Reale

Stupendamente moderno e antico è italiano, per nascita e per cultura il più grande ritrattista del ‘900.
Trascurato dalla critica e dal mercato in vita, la sua rivalutazione inizia con la mostra di Lionello Venturi nel 1930, dopo che Giovanni Scheiwiller si era recato a Parigi in cerca di notizie, avendone intuita la grandezza.Gli unici che la compresero da subito furono gli artisti: Boccioni per primo nel 1914, poi Carrà che vide in lui il recupero dei grandi senesi del ‘300, Oreste Marini che nel 1928 gli dedicò degli omaggi con ritratti che ne colsero la sinterizzazione, con l’aggiunta di un testo in cui descrisse come le deformazioni nulla tolgono alla persona ritrattata, rivelandone, anzi, l’intima essenza, una per tutte l’interpretazione degli occhi: quello con pupilla che guarda il mondo esterno, l’altro,vuoto, a guardare dentro di sé. Ora, reduce da Parigi con l’aggiunta di altre opere, in totale 144, dai maggiori musei e collezioni private del mondo, approda a Milano la sua retrospettiva in cui il curatore Marc Restellini intende togliere Modigliani dal luogo comune di pittore maledetto vissuto per sé, per sesso, alcool e droga, onde restituirgli il posto che gli spetta nella comunità artistica del primo Novecento, alla pari con Picasso, Matisse, Braque,e noi vorremmo aggiungere anche più in alto. Le opere, tranne qualche paesaggio, sono tutti ritratti e stupende cariatidi in cui si sente la seria preparazione classica del pittore. La mostra, oltre ai dipinti di Modigliani, presenta per la prima volta settanta opere di Jeanne Hébuterne, ultima compagna dell’artista; essa si uccise a ventidue anni all’indomani della morte di lui, trentaseienne, non reggendone la scomparsa, nonostante fosse incinta del suo secondo figlio col pittore. Questo ci dimostra, oltre al loro amore, anche un importante sodalizio artistico, e i ritratti più sentiti e puri sono il volto di lei. Dalla mostra si esce con la convinzione che Modì non sia, come finora si è pensato, l’autore prevalentemente di nudi dalla sinuosità perfetta, ma soprattutto, un descrittore di anime, un’artista alla continua ricerca del sublime; la sua miglior definizione resta la sua frase: ”la felicità è un angelo dal volto severo”, che è pure il sottotitolo della mostra.
Di: Fabio Giuliani
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