Verona – Musica: DEBORAH KOOPERMAN

| 1 marzo 2005
Fronte_Kooperman

Ascoltarla è un’esperienza che coinvolge sensi e sentimento, quando canta, quando si racconta. L’artista Americana vive a Verona.

Deborah ha iniziato prestissimo la sua carriera. A 17 anni suonava con leggende come Bob Dylan, John Sebastian, Josè Feliciano. Negli intensi ’68 era a Bologna, cantava con Guccini, con cui ha stretto una decennale e proficua collaborazione, e Lucio Dalla, alla famosa Osteria delle Dame, di cui fu socia fondatrice. Fingerpicking, la sua tecnica di chitarra, voce calda, carica di suggestioni, di ricordi, di vita.
Il suo nuovo cd: Yesterday Tomorrow, con alcune cover e brani inediti.
Un’intervista che mescola ricordi, progetti, speranze:

Si ritorna da leoni, Deborah, con un nuovo cd e tanta energia…
Il mio desiderio, dopo una lunga pausa di sincera riflessione, è di rientrare a tempo pieno sulle scene, anche se non sono bei momenti per il mercato discografico. Il cd è stata la mia spinta vitale. Ho voglia di parlare alle persone, di comunicare la mia vitalità ed il mio entusiasmo cantando e suonando.

Il cd parla molto di te. Due parole sul tuo stile e sulla canzone che ti rappresenta di più.
E’ uno stile che non si ingabbia in una definizione. Non è country, vicino al blues e al folk, ma rielaborato Kooperman. A volte sconfina nel Jazz e altre nel rock. Scelgo di parlarvi di Tomorrow, perché è una canzone piena di speranza. Dopo tanto dolore, anzi, dal dolore stesso nascono spesso ottimi frutti. Mai lasciarsi abbattere.

Che artista ti ha maggiormente influenzata?
A casa ascoltavamo i 78 giri (quelli che si rompevano facilmente) con molto blues. Il mio orecchio è stato educato con Pete Seeger, Woody Guthrie, Cisco Houston. Poi c’è stata la rivelazione, a 16 anni: Joan Baez.

Che canzone avresti desiderato scrivere?
Ho amato e amo molte canzoni, ma non ho dubbi e scelgo Suzanne, che interpreto anche nel mio cd, composta dal grande Leonard Cohen. Ho inserito una strofa in italiano che fu composta da Guccini, anche se fu scartata e di fatto gli appassionati conoscono solo la versione tradotta da Fabrizio De Andrè.

Il ricordo più bello di Deborah Kooperman.
Quando ho partorito mia figlia.

Progetti futuri?
Dopo aver rivissuto l’adrenalina ed il calore del pubblico con una serie di concerti in Veneto, riprendere a cantare e suonare sui palchi di tutta Italia.

Quanto conta realizzarsi nella vita e che messaggio vuoi dare alle donne?
Realizzarsi è fondamentale, innanzitutto come persona. Ho raggiunto un buon equilibrio dentro di me, ho seguito, per quanto mi è stato possibile, le mie aspirazioni, sento di cantare meglio di prima, sono più creativa e non smetto mai di imparare nuove cose, di evolvermi. Mai farsi condizionare dagli altri, mai farsi tarpare le ali. La vita va vissuta intensamente e con la consapevolezza di noi stessi, senza smettere mai di voler migliorare. Prima di tutto per noi stessi.

 

Nell’edicola al link www.giornaledelgarda.info/giornali/132.pdf

 

Di: Elena Pellegrini

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